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IL GRILLO PENSANTE – Il Rinascimento del calcio italiano

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La posizione dominante della Juventus nell’attuale Champions League è l’eco di un segnale che preannuncia il Rinascimento del calcio italiano. La profonda crisi che ha investito l’Italia nell’ultimo decennio non ha certo risparmiato il pianeta calcio, il quale ha dovuto soccombere per svariati anni al potere economico, alla pianificazione e alla lungimiranza dei club inglesi, spagnoli e tedeschi. Il club juventino, in questo periodo funesto, si è equipaggiato di metodo, coscienza e professionisti capaci, ha utilizzato le proprie risorse con criterio (al contrario di altre realtà) ed è stato precursore nel dotarsi di un prezioso e moderno stadio di proprietà (aspetto imprescindibile per acquisire rilevante competitività in ambito nazionale e continentale).

Fortunatamente la storia insegna che ad ogni periodo tempestato di problematiche fanno seguito molteplici opportunità, e nella fattispecie assumono le sembianze di squadre più o meno blasonate che diventano appetibili oggetti del desiderio di facoltosi personaggi bramosi di speculazione. In particolare le squadre di Milano, che svanendo entrambe in voragini profondissime hanno palesato la necessità per il calcio italiano di non poter rinunciare alla grandezza dei due club meneghini, si fregiano di proprietà nuove di zecca piombate in Italia con forzieri colme di milioni e nidi di rondine. La nuova potenza economica di Inter e Milan, che inducono a percepire già il profumo di un mercato estivo faraonico, dovrebbe poter dare nuovo lustro ad una Serie A monopolizzata nell’ultimo lustro dalla proiezione di una serie a puntate in bianco e nero, all’interno del quale soltanto Roma e Napoli hanno tentato di pepare (senza troppo successo) un menu decisamente monotono e insipido. Anche questi club hanno coerentemente inserito in agenda la costruzione di un nuovo stadio, seppur senza fare eccezione nell’impantanarsi a più riprese tra le grottesche sabbie mobili della burocrazia italiana.

In realtà anche altre piazze ricche di storia e con un blasone prestigioso, come ad esempio Fiorentina e Torino, sono work in progress con i nuovi impianti sportivi. Il Sassuolo, sprovvisto di un background scintillante ma dotato di una proprietà estremamente solida, ha invece già acquisito uno stadio di proprietà in pronta consegna. Addirittura il Venezia neo promosso in serie B, per bocca del suo indimenticabile (per i tifosi bolognesi) presidente Joe Tacopina, preannuncia un ambizioso progetto architettonico (stadio con copertura in vetro di Murano!) e velleità europee. E il Bologna? Il patron Saputo, numeri alla mano, è il più facoltoso dell’intera serie A, ma ha ribadito a più riprese di voler procedere per gradi e che la crescita sportiva dovrà e potrà progredire parallelamente all’irrobustimento del valore economico della società; la strada è tracciata, il centro tecnico di Casteldebole è stato profondamente rinnovato ed ampliato, i lavori per la ristrutturazione dello stadio dall’Ara partiranno a Giugno 2019 e il fatturato della società sta aumentando per step (anche se lo “strappo” decisivo per competere col gotha sarà inopinatamente lo stadio di proprietà comprensivo di tutti gli accessori ormai noti).

 

In generale molti club si stanno attrezzando per recuperare il tempo (colpevolmente) perduto e cavalcare l’imminente rilancio del calcio italiano, confidenti di poter colmare il consistente gap nei confronti di una Juventus apparsa una vera e propria mosca bianca nel corso degli ultimi anni. il Bologna sta semplicemente prendendo la rincorsa per tornare protagonista a tempo indeterminanto negli anni in cui le squadre di casa nostra, ancora una volta, potrebbero finalmente tornare a fare in blocco la voce grossa nel Vecchio Continente.

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