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Football Knowledge #3: Sprazzi rossoblu in Champions League

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Tutto troppo in fretta. Poco più di tre anni fa, Davide Zappacosta difendeva, pur con ottima propensione al gioco offensivo, la corsia difensiva di destra dell’Avellino neopromosso in Serie B, essendo peraltro stato uno dei grandi protagonisti della cavalcata trionfale dalla Lega Pro. Poi, il ritorno alla casa madre dell’Atalanta, che nel 2011 lo aveva prelevato dai ciociari dell’Isola Liri, a pochi passi dalla sua Sora, e dopo appena una stagione l’approdo a Torino, sponda granata, dove si è affermato come uno dei migliori cursori di destra della Serie A, guadagnandosi l’approdo in pianta stabile in azzurro.

Azzurro, come il colore del suo nuovo club: il Chelsea di Antonio Conte, che lo ha prelevato ad un passo dal gong finale dell’ultimo mercato per la modica cifra di 25 milioni (più 2 di bonus legati al rendimento) di euro. E il 12 Settembre, il primo gol con i Blues, nella magica cornice di Stamford Bridge e, soprattutto, della Champions League, battendo con un beffardo tiro cross il tutt’altro che impeccabile Sehic, portiere bosniaco del Qarabag. Una rete che assume una valenza storica: è la centesima realizzazione siglata da un calciatore italiano nella massima competizione europea sin dalla sua fondazione, datata 1992, in sostituzione della precedente, pur con soluzione di continuità (e contiguità), Coppa dei Campioni.

In testa alla classifica dei cento, c’è Filippo Inzaghi con le sue 50 reti in Champions, quattro delle quali ai preliminari e, soprattutto, la doppietta nella vittoriosa finale di Atene 2007, decisiva nel successo per 2-1 sul Liverpool. Anche il suo più immediato inseguitore, Alex Del Piero (44 gol, due ai preliminari), fu capace di battere il portiere avversario nell’atto conclusivo del 1997, ma la sua Juventus cedette per 3-1 ai tedeschi del Borussia Dortmund dell’allora Pallone d’Oro in carica, Matthias Sammer. Gradino più basso del podio, un po’ a sorpresa, per un attaccante che ebbe decisamente più gloria in Europa che nel massimo campionato italiano prima e francese poi: trattasi di Marco Simone, che nonostante il suo ruolo da comprimario segnò 15 gol europei col Milan, che sommati ai 4 con la maglia del Paris Saint-Germain e ai 6 con quella del Monaco può vantare un bottino totale di 25 marcature.

Più in basso, Francesco Totti (17), Simone Inzaghi (15, con il celeberrimo poker rifilato al Marsiglia nel 2000) e il primo tra i calciatori formalmente ancora in attività, quell’Alberto Gilardino che tra il 2006 e il 2010, con Milan e Fiorentina, formò un bottino di 13 realizzazioni in Champions, per poi approdare, tra le altre squadre, a Bologna.

A proposito di Bologna: sono 12 i calciatori transitati al Dall’Ara a fare capolino nella suddetta graduatoria: da Christian Amoroso, che si tolse lo sfizio, con la maglia della Fiorentina, di segnare addirittura al Camp Nou (nel 4-2 finale a favore del Barcellona, fu sua la rete che accorciò provvisoriamente le distanze sul 2-1 per i blaugrana), a Nicola Ventola e le sue due reti (più una al preliminare) nella Champions 98/99, tra le quali quella, inutile ai fini del passaggio del turno, ai quarti di finale contro i futuri vincitori del Manchester United; in mezzo, oltre al già citato Gila, leggende rossoblu, e non solo, come Roberto Baggio e Marco Di Vaio, ma anche talenti parzialmente inespressi come Tomas Locatelli e l’attuale tecnico del Perugia Federico Giunti, nonché i romagnoli Matteo Brighi e Giancarlo Marocchi, Enzo Maresca e Paolo Negro. L’unico ancora in attività e che può, potenzialmente, arricchire il suo bottino di reti europee è Manolo Gabbiadini: un solo gol, su rigore contro il Besiktas, nella scorsa (e prima a livello personale) edizione della Coppa dalle grandi orecchie, prima di passare dal Napoli agli inglesi del Southampton nella finestra invernale di mercato.

 

Bisogna premettere, ad onor del vero, che la statistica più volte conclamata non comprende i turni preliminari della Champions, nella quale si sono messi in luce ulteriori calciatori del Belpaese: sono 18 gli italiani che rientrano nel limbo di chi ha segnato nella massima competizione europea, ma nelle fasi antecedenti quella principale. I nomi più noti sono quelli dell’oriundo Jorginho, a segno contro il Nizza nello scorso Agosto, e quello di Mauro Tassotti, calciatore prima e vice allenatore poi (per ben 14 anni) del Milan, ma anche in questo caso è numerosa la sfilza di giocatori ex Bologna: Marco Negri, nei Rangers allora colonia italiana (insieme a lui militavano tra gli scozzesi anche Porrini, Lorenzo Amoruso e un giovanissimo Gennaro Gattuso) segnò tre gol nel preliminare del 97/98, tutti ai faroesi del GI Gøta, ma la sua squadra fu eliminata dal IFK Goteborg al turno successivo e non riuscì ad accedere al tabellone principale. Più fortunati sono stati Cesare Natali nel 2005, Massimo Mutarelli nel 2007, Nicola Legrottaglie nel 2008 e Andrea Raggi nel 2015: giocatori per ruolo scarsamente propensi alla rete, ma che grazie ai loro sigilli hanno permesso alle loro squadre (rispettivamente Udinese, Lazio, Juventus e Monaco) di abbattere lo scoglio del turno immediatamente antecedente la fase a gironi. Menzione d’onore per un ex calciatore che non ha mai militato nel Bologna, ma che oggi fa parte della famiglia rossoblu in qualità di tecnico del settore giovanile: trattasi di Fabio Vannoni, che nel 2010, nella gara di ritorno tra i sammarinesi del Tre Fiori, squadra in cui militava all’epoca, segnò la rete del parziale 1-1 contro i montenegrini del Rudar Pljevlja, già vincitori per 3-0 all’andata. E se San Marino ha spesso usufruito di gol italiani (il primo fu Cristian Protti, cugino del più celebre Igor, seguito da Canarezza, il già citato Vannoni, Traini e Fraternali), sono da segnalare le due reti, nella stagione corrente, di Davide Lanzafame con la maglia degli ungheresi dell’Honved e, soprattutto, le tre di Damiano Quintieri con gli estoni del Kalju Nomme nel 2013: significative in quanto il ragazzo calabrese, classe 1990, decise di lasciare l’Italia e il calcio dilettantistico per tentare l’esperienza sulle rive del Mar Baltico. Ed è stato decisamente ripagato, oseremmo dire.

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