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Quarto potere: due chiacchiere con Ivan Zazzaroni

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Bentornati a “Quarto potere”  la rubrica che, puntata dopo puntata, vi porterà a conoscere l’opinione delle più influenti firme del giornalismo bolognese e non solo.

Dopo lo straordinario successo della settimana scorsa ottenuto grazie alla disponibilità di Stefano Tura, è la volta di ospitare nel “mio salotto” un altro grande opinionista di livello nazionale. Lo avrete già dedotto dal titolo e lui, certamente, non ha bisogno di tante presentazioni per cui andiamo dritti al sodo.

Ciao Ivan, benvenuto.

«Ciao Andrea».

Caro “Zazza”, esattamente come ho fatto qualche giorno fa in compagnia di Stefano Tura, intendo partire subito dal Bologna che altro non è che il filo conduttore che accomuna le nostre passioni. Secondo il club, l’obbiettivo triennale del consolidamento è stato centrato. La tua opinione sui primi tre anni di massima serie targati Joey Saputo?

«Allora, il primo anno dopo il ritorno in serie A è andato abbastanza bene. Indubbiamente il club spese molto per rifondare tutta la squadra ed era chiaro che prima o poi dovesse anche un po’ rientrare. Tuttavia, le ultime due stagioni sono state molto noiose e decisamente deludenti dal punto di vista sportivo. Lontane anni luce dal “mio” Bologna».

Concordo. Soprattutto questo finale di campionato è risultato talmente disarmante da far rotolare la “testa” di Donadoni nella cesta degli esoneri con un anno di anticipo. Probabilmente la mediocrità degli ultimi mesi ha cancellato anche ciò che di buono era affiorato, come per esempio la crescita di Verdi e quella di Pulgar. Colpa del tecnico o rosa effettivamente da 39, miseri, punticini?

«Mah, adesso non voglio stare qua a distribuire le colpe. Di sicuro Bigon ha dovuto fare con poco e, sinceramente, se guardi il reparto arretrato con cui abbiamo affrontato il campionato ti metti a piangere. Indubbiamente la salvezza non è mai stata in discussione e va bene, ma è mancato l’entusiasmo. Qualcosa da trasmettere ai tifosi. Insomma, ti passava persino la voglia di andare allo stadio perché ormai ti eri abituato a metabolizzare la sconfitta».

Come sempre in questi casi però, bisogna saper voltare pagina e guardare avanti. È ufficialmente cominciata la nuova avventura con Pippo Inzaghi al timone: sensazioni?

«Se vuoi te lo riassumo con una singola parola: concreto. Poi certo, è anche un nome importante e molto spendibile. È sicuramente ambizioso e lo conosco da una vita. Vedrai che farà bene».

Facciamo un giochino tentando di dare un consiglio alla dirigenza (ovviamente non ne ha bisogno, intendiamoci). Incassi 20 milioni dalla cessione di  Verdi, 5 da Masina  che pare sia destinato a varcare La Manica in direzione Watford e 8 da Di Francesco: chi vai ad acquistare?

«Sinceramente farei una sorta di rivoluzione. O comunque una mezza rifondazione. Questa non è una squadra a cui la gente si è affezionata e, Verdi a parte, tutti gli altri possono partire senza che nessun tifoso si strappi i capelli. Ammetto che mi piacerebbe poter riabbracciare un nome di richiamo. Tornando magari un po’ ai fasti del passato, ai tempi dei vari Di Vaio, Signori o Baggio. Oh, con le dovute proporzioni, capiamoci. Ecco, un Balotelli per farla breve».

Molto dura …

«Praticamente impossibile, ma riaccenderebbe senza dubbio l’entusiasmo che sembra essersi un pochino affievolito».

Capitolo Destro: che si fa con Mattia?

«Bah, intanto sono circa 150 anni che dico che non è una prima punta, infatti i suoi migliori anni li ha partoriti giocando in maniera diversa, come per esempio a Siena. Lo terrei, ma davanti avrebbe bisogno di un partner più adeguato alle sue caratteristiche e forse dovrebbe riuscire a gestire meglio qualche sua debolezza caratteriale».

Nel frattempo, però, sono già sbarcati sotto le Due Torri l’olandese Djink e l’argentino Paz. Puoi dirci qualcosa di più?

«Sinceramente non li conosco molto, ma nutro grande fiducia nei confronti di Bigon e della sua rete di osservatori».

Mentre dei 4 “bolognesi” convocati per Russia 2018 (credo sia un record!) chi confermeresti?

«E chi sarebbero?».

Direi Dzemaili, Krafth, Helander e “Pippo” Gonzalez.

«Ah, giusto. Beh, solo Dzemaili dai. Due stagioni fa fece un gran campionato e probabilmente fu il migliore tra i rossoblù. Lui ci può ancora stare, gli altri possono salutare».

Ah, a proposito: Mondiali che dopo oltre mezzo secolo inizieranno senza la selezione azzurra ai nastri di partenza. La delusione per l’esclusione è stata cocente e la federazione è corsa ai ripari puntando sul “Mancio” per la rinascita. Scelta che ti convince?

«Ci mancherebbe, è stata la miglior scelta in assoluto. Roberto è un tecnico preparatissimo e poi è molto motivato. Purtroppo ci vorrebbero 11 Mancini in campo, non solo uno in panchina. Ahimè, la realtà ci sbatte in faccia una nazionale con qualche buon giocatore e nulla più».

Torniamo ai mondiali. Risposta secca: la favorita e la possibile sorpresa.

«Su due piedi direi Argentina come favorita. Mentre per quanto riguarda l’outsider, punto sui padroni di casa che vorranno certamente fare bene sotto lo sguardo attento di Putin …».

Quando si parla di Putin si potrebbero aprire capitoli di politica internazionale, ma è meglio restare incollati al pallone. Nel nuovo millennio, questa competizione  pare essersi allargata sino a toccare la profonda periferia calcistica, abbandonando cioè il canonico ping-pong  tra nuovo e vecchio continente. Per intenderci: nel 2002 Corea e Giappone, nel 2010 Sud Africa, ora la sconfinata Russia e nel 2022 addirittura il Qatar. Semplicemente business oppure il calcio, in quanto sport più popolare del pianeta, doveva necessariamente diffondere il verbo anche in paesi originariamente “disinteressati ”?

«Business, che altro? Fu politico quello Sudafricano, dal momento che a qualcuno servivano i voti dell’Africa per mantenere la poltrona. Sarà più finanziario quello del Qatar».

Ok, meglio sorvolare …

«Attenzione, non è una mia interpretazione è andata proprio così».

Organizzazione russa che sarà chiamata -fra le altre cose- anche ad una grande prova dal punto di vista dell’ordine pubblico. Allerta terrorismo altissima, ma anche il classico pericolo hooligans sempre in agguato. Insomma, inglesi e russi non si amano, inoltre ci saranno diverse tifoserie “calde” come quella polacca, tedesca e serba pronte ad invadere in massa le città sovietiche.

«Bah, questo sarà un aspetto da valutare volta per volta. Da quello che filtra sembra che le misure di sicurezza siano imponenti e decisamente meticolose poi non so, staremo a vedere. In Brasile tutto sommato andò bene».

Di sicuro, da Mosca a San Pietroburgo passando per le rive del Volga, le varie squadre troveranno stadi all’avanguardia.

«Perché, avevi dei dubbi? Di solito è l’effetto positivo di quando ti assegnano l’organizzazione della manifestazione».

Sì, ricordo bene che fu così anche quando gli europei vennero affidati alla coppia Polonia – Ucraina,  coi due stati chiamati in causa che riqualificarono totalmente gli stadi.

«Esatto».

Se penso a quello che abbiamo ereditato dopo “Italia 90” …

«Lascia perdere…»

Un argomento che, per vari motivi, sembra sempre un tabù nel nostro paese e lo vediamo anche qui a Bologna. Senti, dalla via che ci siamo, hai novità sul processo che riguarda il nuovo impianto rossoblù?

«Sugli sviluppi della situazione bolognese non ho notizie particolarmente recenti. Immagino che Joey Saputo stia certamente cercando di muoversi in questa direzione, ma ovviamente non sarà facile».

E allora noi passiamo all’altro “Stadio”. Quello cartaceo. Si respira aria d’estate (afa più che altro), di mondiali e di calcio mercato: tutte cose che mi ricordano quando finiva la scuola e coi pochi spicci che avevo in tasca andavo in edicola a comprare il “Corriere dello Sport – Stadio” per leggere soprattutto di acquisti e trattative. Ora che sei il direttore, puoi dirci come sta il quotidiano sportivo più popolare a Bologna?

«Beh tieni conto che sono un bolognese alla guida di “Stadio” e non potevo che rinforzarlo, modificarlo e migliorarlo secondo la mia visione. Ho aggiunto firme, cambiato il formato e dal mese di agosto sarà ancora più accattivante».

Personalmente posso dirti che il nuovo formato è molto più elegante e che, finalmente,  si parla un po’ di più di altri sport come Baseball e Rugby. Devo infine farti i complimenti per quanto riguarda gli inserti: quello del venerdì sulle scommesse è veramente completo, mentre il “Guerin Sportivo” merita sempre. Proprio  sabato ho acquistato lo speciale dedicato al mondiale,  davvero piacevole da leggere.

«Lo so bene. Allora, lo speciale sulle scommesse è molto specifico e decisamente apprezzato. Invece sul “Guerino” non scherziamo dai; è come se fosse una parte della mia vita. Ci punto forte e poi aspetta perché il bello deve ancora venire …»

Cioè?

«È in cantiere una nuova veste. Tra poco uscirà con argomenti sempre più intriganti e contenuti extra. Dovrai semplicemente aspettare qualche settimana».

E allora, in attesa di buttarmi fra le pagine del nuovo “Guerin Sportivo”, non mi resta che salutarti e ringraziarti per esser stato mio ospite in questa seconda puntata di “Quarto potere”.

«Grazie a te e un saluto a tutti i lettori dal cuore rossoblù!»

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