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Calcio

Quarto potere: intervista a Matteo Marani

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In questa terza puntata della rubrica “Quarto potere”  ho il privilegio e soprattutto l’onore di poter ospitare nel mio “salotto” un grandissimo del giornalismo sportivo come Matteo Marani. Direttore del “Guerin Sportivo” per 8 anni, autore del libro “Dallo scudetto ad Auschwitz: vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo” e dal 2016 vice direttore di Sky Sport.

Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro, per cui …

Benvenuto Matteo.

«Ciao Andrea, grazie per l’invito».

Allora, sia con Tura che con Zazzaroni sono partito dal Bologna per poi divagare tra Premier League, romanzi  e mondiali a seconda del personaggio. Con te, invece, vorrei concentrarmi esclusivamente sull’attualità rossoblù . Direi di cominciare dal manico: Inzaghi, scelta giusta?

«Beh, difficile dirlo adesso. Probabilmente non sarebbe stata la mia prima opzione ma certamente non mi dispiace. Ha sicuramente grande entusiasmo e poi si è capito sin da subito che è molto ambizioso. Basta riguardare la conferenza stampa di presentazione dove lui stesso ha fatto capire di voler puntare in alto. Di sicuro porta quella ventata di freschezza che serviva.

E poi è stato coraggioso dai; ripartire da Venezia – seppur con una garanzia per i giovani allenatori come Perinetti  alla guida della dirigenza – non era certo scontato. Insomma, una stagione negativa in serie C avrebbe certamente allontanato il suo nome dai radar che contano. Voglio dire, uno con la sua popolarità poteva anche aspettare una chiamata da un club di una categoria superiore, invece si è rimesso in gioco. Bisogna sicuramente riconoscerglielo».

Un “Super Pippo” che anche a Bologna pare intenzionato ad affidarsi a quel 3-5-2 che utilizzava spesso in laguna. Chiaro che la differenza la faranno poi gli interpreti, ma è un modulo che sulla carta ti convince?

«Sai  il modulo conta il giusto, bisognerà vedere la squadra che avrà a disposizione e, successivamente, riuscire a capire se continuare su questa strada oppure modificare la strategia. Guarda Allegri per esempio, in questo campo è sicuramente il più bravo di tutti. Di certo Inzaghi mi pare uno capace di cambiare in corso d’opera e questo è un vantaggio. E  un tecnico figlio della nuova generazione e poi permettimi di aggiungere una cosa …

Prego …

«Si porta dietro uno staff davvero preparato. Non che Donadoni non l’avesse, ci mancherebbe, ma il suo è senza dubbio di primo livello».

Veniamo al dunque. 30 milioni intascati dalle cessioni di Verdi, Masina e Ferrari. 11 quelli spesi tra Santander e Skorupski. A memoria, non ricordo un mercato del Bologna così scoppiettante nel mese di giugno. È partita la rivoluzione dalle parti di Casteldebole?

«Direi proprio di sì. Quasi inevitabile dopo la chiusura del ciclo precedente. Chiaro che dal punto di vista emotivo dispiace perdere Verdi, ma bisogna anche capire che da quel gruzzoletto il Bologna getterà le basi per il futuro comprando nuovi giocatori».

Andiamo a puntare la lente d’ingrandimento direttamente sui nuovi arrivi: i primi a sbarcare sotto le Due Torri sono stati l’argentino Paz e l’olandese Dijks.

«Francamente li conosco poco. Paz ha qualche discreta referenza; era già del Bologna dalla passata stagione ma è stato lasciato in Argentina per maturare ulteriormente. Dijks è una sorta di scommessa. Ovviamente mi fido di Bigon e della sua rete di osservatori».

Poi è stato il turno di Santander, ariete paraguayano in arrivo dalla Danimarca, con la tifoseria che sui social si è già divisa sul reale valore del centravanti …

«Di sicuro proviene da un campionato non esattamente competitivo. Non so dirti al momento se sarà pronto per  fare il titolare sin da subito oppure no».

Onestamente non pare certo un bomber di razza, ma è fuor di dubbio che sia la punta con le caratteristiche richieste dal mister. Ad ogni modo, 6 milioni al Copenaghen ed uno netto al giocatore per 4 anni è parso un costo leggermente eccessivo: che ne pensi?

«Come ti dicevo, è complicato stabilire il valore  reale basandosi solo su qualche video trovato in internet. Tuttavia, se non sbaglio, c’era anche l’Atalanta su di lui e questo mi fa ben sperare».

Infine, questione degli ultimi giorni, l’arrivo di Skorupski in cambio di un assegno da 5 milioni +  Mirante in direzione della capitale. Un gran colpo secondo me.

«Assolutamente d’accordo. Il polacco era probabilmente la miglior soluzione possibile per il Bologna. Ad Empoli mi ricordo che fece benissimo e dopo le tante panchine romane vorrà sicuramente tornare protagonista. Acquisto azzeccatissimo. Niente da dire.

Ovviamente un grazie a Mirante per questi tre anni, ma era tempo di cambiare. Credo siano contenti tutti».

A proposito, con l’addio del portiere campano torna vacante la fascia da capitano: a chi la consegneresti?

«Dovrei pensarci».

… suggerirei Poli …

«Sì, giusto. Stavo scorrendo i nomi cercando chi potesse avere una  leadership sufficiente: in effetti potrebbe esser la soluzione ideale. In realtà mi verrebbe in mente anche Palacio come “capitano morale”, ma sicuramente avrà un minutaggio limitato. Sì dai, Poli può andare.

Anche perché mi sembra che dei calciatori portati qua da Corvino non ci sia rimasto molto».

Quasi nessuno.

«Ecco, appunto».

Siccome stiamo parlando di rosa, facciamo un piccolo giochino: una sorta di panoramica settore per settore. Detto del portiere, partiamo dalla difesa. Chi confermeresti e chi lasceresti partire?

«Li cambierei tutti e tre, ma probabilmente non si può. Direi benino Helander, mentre da De Maio mi aspetto molto di più perché ha già dimostrato di esser un buon centrale. Comprerei di corsa un grande mestierante, magari non di primissimo piano ma con grande carisma. Un “Maietta”oppure un “Portanova” tanto per capirci.»

Ti dirò, sinceramente non vedrei male persino Mbaye come terzo di destra nel pacchetto arretrato …

«Beh, Mbaye ha sicuramente doti fisiche importanti, il problema è che alterna grandi partite a prestazioni non troppo convincenti. È ancora troppo discontinuo, ma ciò non toglie che possa tranquillamente essere importante per la prossima stagione».

Passiamo al centrocampo, settore nel quale sembrano esserci meno incertezze. Poli e Pulgar (salvo sorprese) direi inamovibili. Dzemaili ancora sotto contratto. Nagy resta un mistero e probabilmente verrà girato in prestito. Cosa servirebbe per rinforzarlo ulteriormente?.

«Onestamente già lo stesso Pulgar mi pare sia un bel giocatore per la nostra dimensione. Certo, è scolastico e spesso utilizza solo un piede, ma è il classico sudamericano davanti alla difesa. Ha temperamento e buona visione di gioco. Nel tempo  si è meritato il posto fisso in cabina di regia. Ecco forse servirebbe un po’ più di qualità nel reparto, ma capisco anche che sia difficile trovare qualcuno in grado di spostare significativamente l’asticella».

Qualità che potrebbero portare due cosiddetti  “talenti inesplosi”,  come Donsah e Di Francesco. Il ghanese è andato ad intermittenza, mentre il figlio di Eusebio sembra addirittura diretto a Sassuolo per motivi legati al modulo. Che faresti coi due ragazzi?

«Allora, per quanto riguarda Donsah punterei certamente sul rilancio. Era considerato quasi un predestinato qualche anno fa ed il Bologna ci puntò  molto pagandolo parecchio. Nel mercato scorso si era parlato di una cessione al Toro ma poi tutto saltò all’ultimo. È un capitale del club e secondo me va riproposto. Ah, ti faccio una domanda …».

Addirittura …

«Sì. Tu lo vedi esclusivamente nei 3 di centrocampo oppure pensi che possa fare uno dei due mediani magari in un 4-2- 3- 1?»

Francamente lo schiererei solo nei tre. È sbarazzino, si spinge in avanti e non ha certo paura di andare al tiro. Passami un termine super abusato: è il tipico “incursore”. Se dovessi giocare a due invece, sceglierei la coppia Poli – Pulgar.

«Ci sta. Mentre per tornare alla tua domanda su Di Francesco, ti dico che non lo darei mai via. È un bel prospetto e poi senza dubbio un bravo ragazzo, serio e determinato. Al di là del fatto che conosca personalmente suo padre, penso che il Bologna non possa privarsi di un giocatore così solo perché al momento non ha una collocazione tattica ben definita».

Sembra ormai cosa fatta lo scambio alla pari con Falcinelli …

«Sinceramente mi terrei “DiFra” ».

In tutto questo mi stavo dimenticando di Krejci: gli dai una chance come laterale sinistro a tutto campo oppure meglio cercare qualcosa sul mercato?

«Indubbiamente cominciò benissimo la sua avventura  con la maglia del Bologna salvo poi perdersi inspiegabilmente nell’anonimato. Potrebbe aver bisogno di cambiare aria.  Se arrivasse una discreta proposta lo lascerei partire».

Terminiamo il giro planando sul reparto offensivo. Stabilendo a tavolino che Santander sarà la “boa” titolare, schiereresti Destro al suo fianco?

«Ah, bella domanda. Questo dovresti chiederlo a lui».

Non mi risponderebbe.

«Sai, ho come l’impressione che sia arrivato troppo presto. Poi bisogna  sempre stabilire dove sia arrivato.  Cioè, una buona stagione a Siena e qualcosa alla Roma. La domanda è: ha ancora voglia di esser un protagonista? Non lo so … sembra, come posso dire, sazio. È un gran peccato. Voglio dire, adesso scomodiamo gli Dei del calcio ma Cristiano Ronaldo è  lì per un motivo. Arriva per primo e va via per ultimo agli allenamenti. Fa dei sacrifici enormi per restare il numero uno al mondo.

Insomma, direi che si vede. La testa fa la differenza».

Quindi, ricapitolando: Santander, Destro, Palacio (in odore di rinnovo), Orsolini e probabilmente Falcinelli a chiudere il conto. Non ti sembra che manchi qualcosa a livello di fantasia? Ti lancio una mezza provocazione: Berardi, al giusto prezzo, è un profilo su cui investiresti?

«Impossibile per costi e dinamiche. L’unica cosa che potrebbe portare Berardi in piazze come Bologna o Firenze è il suo carattere, dal momento che è un personaggio molto schivo e non ama particolarmente la luce dei riflettori. È  poco incline alla classica vita mondana dei calciatori. Probabilmente si troverebbe meglio qui che a Milano o Roma».

Dai, ci sarà pur un nome di richiamo da tirar fuori dal cilindro. Qualcuno con l’appeal giusto per incendiare un po’ la piazza …

«Ho una mezza idea. Anzi, forse più di una. Intanto lasciami dire che  un giocatore “da Bologna” potrebbe esse tranquillamente Brignola. Probabilmente tende un pochino a sforare il peso-forma, ma è giovane, frizzante e fantasioso. A mio avviso sarebbe un buonissimo innesto, ma penso che ci siano già diversi club su di lui. Poi sai, con quell’andatura “Miccoliniana” mi ricorda proprio il “Romario del Salento”.

Miccoliniana” mi piace molto , ma non accenderebbe la folla dell’entusiasmo …

Infatti, sto per farti altri due nomi. Ora, non so se si stia ancora allenando come si deve o come stia continuando la sua carriera, ma il primo che mi viene in mente è Giovinco.

Firmerei immediatamente, anche se temo che in Canada abbia trovato le condizioni di vita ideali.

L’altro?

«L’altro che vedrei bene è il colombiano Quintero, ma forse è più un rimpianto che un’occasione di mercato».

Ex Pescara giusto?

«Sì, ultimamente è stato sballottato un po’ in prestito in giro per il Sudamerica, ma il cartellino appartiene al Porto: sta disputando un gran mondiale con la Colombia e penso che non sia passato inosservato. Andava preso giovanissimo qualche anno fa appena terminata la su parentesi abruzzese, ma purtroppo non c’erano i fondi. Adesso, venticinquenne, sarebbe perfetto».

Lo ricordo bene. Pericolosissimo sulle palle inattive, fece gol anche al Bologna se non sbaglio. Ha un piede molto educato e non mi dispiacerebbe per nulla ma, dopo aver segnato contro il Giappone all’esordio, credo che i costi siano ulteriormente lievitati. Se non ricordo male, in quella squadra giocava anche un certo Weiss. Non mi sembrava malaccio …

«Sì. Slovacco. Esterno d’attacco ma volendo anche mezza punta».

Wikipedia mi suggerisce che attualmente gioca in Arabia, ma  torniamo a noi. Prima di chiudere l’intervista Matteo, dimmi le tue sensazioni: è l’anno zero per provare ad infilarsi stabilmente nel salottino medio-borghese della Seria A, oppure è ancora presto?

«Beh, i tempi sarebbero maturi ma il calcio non è – per fortuna aggiungerei – una scienza esatta. Guarda il Torino di Cairo per esempio: quante difficoltà ha dovuto superare prima di cominciare a frequentare stabilmente la parte sinistra? Oppure la stessa Fiorentina, che ha cambiato 45 allenatori per poi riprendere quel Corvino nel ruolo di Direttore Sportivo che qua da noi non voleva più nessuno. Infine, non dimenticarti che ci sono anche tante realtà in situazioni societarie ben peggiori. Insomma è un lavoro costante e progressivo. Meglio evitare gli exploit e ragionare passo dopo passo».

Hai ragione, ma l’ambizione dei tifosi è sempre altissima.

«Ci credo, ma quasi mai le due cose viaggiano sullo stesso binario. Comunque il gruppo è indubbiamente solido e Joey Saputo si è affidato a grandi professionisti. La crescita ci sarà».

Personalmente, mi fido al 100%.

A questo punto non mi resta che ringraziarti per la disponibilità e per esser stato mio ospite in questa terza puntata di “Quarto Potere” .

«Figurati, è stato un piacere. Un saluto a te Andrea  e a tutti i lettori di 1000 cuori rossoblù».

 

 

 

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