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Christmas Tale – Edi Finger ed il Miracolo di Cordoba

Edi Finger ed il Miracolo di Cordoba – Una racconto natalizio della rubrica “Christmas Tale”

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Christmas Tale - Edi Finger ed il Miracolo di Cordoba
Christmas Tale - Edi Finger ed il Miracolo di Cordoba

Chissà quante volte l’avrà sognato Edi Finger, quel pomeriggio. E chissà quante volte avrebbe voluto ripeterlo, se solo un maledetto infarto non lo avesse costretto, l’anno successivo, a ritirarsi dalle scene. Stando ai racconti di quanti erano presenti allo Chateau Carreras di Cordoba, Edi terminò la partita stremato, grondante di sudore. Come se in campo, quel pomeriggio, fosse sceso in campo anche lui.

Ma facciamo un passo indietro. È l’estate del 1978, e l’Austria torna a disputare la fase finale della Coppa del Mondo vent’anni dopo l’ultima volta. A garantire la qualificazione ai Mondiali di Argentina è la rete siglata da Herbert Prohaska – poi protagonista in Italia con le maglie di Inter e Roma, con la quale conquisterà lo scudetto nel 1983 – contro la Turchia a Smirne, utile per respingere l’assalto dell’emergente, bella e sfortunata Germania Est.

L’urna di Buenos Aires riserva alla nazionale biancorossa un posto nel gruppo 3, insieme a Spagna, Brasile e Svezia. Le incertezza sulla solidità dell’organico a disposizione del commissario tecnico Senekowitsch vengono abbattute dal tandem offensivo formato da Walter Schachner – anche lui futuro italiano tra Cesena, Torino e Avellino – e Hans Krankl, autori delle reti decisive nel 2-1 sulla Spagna e nel successivo 1-0, firmato da un rigore di quest’ultimo contro la Svezia. Le due vittorie garantiscono all’Austria la qualificazione alla seconda fase a gironi con tanto di primo posto matematico già con un turno d’anticipo, rendendo ininfluente ai fini della classifica la sconfitta ottenuta per mano del Brasile nella gara successiva.

La prima posizione ottenuta nella prima fase serve a rendere – almeno sulla carta – più agevoli gli accoppiamenti della seconda, con l’Austria affiancata dalla prima classificata del gruppo 1, l’Italia di Bearzot, e dalle due seconde dei gruppi 2 e 4. E quando si impegna, il destino è beffardo e crudele: le due finaliste del Mondiale precedente, Germania Ovest ed Olanda, vengono sorprese rispettivamente da Polonia e Perù, che strappano lo scettro da capolista alle due blasonate compagini, relegandole al ruolo di comprimarie.

La seconda fase è un disastro. L’Olanda travolge l’Austria per 5-1 nel primo incontro, mentre nel secondo Paolo Rossi prenota a Robert Sara e compagni un biglietto di ritorno anticipato verso casa. Come nella prima fase, ma con esiti contrapposti, l’ultima partita del girone è utile solo per gli annali, l’Austria è eliminata.

Edi Finger, professione giornalista radiofonico, è – come tutti i connazionali – affranto per il termine della cavalcata austriaca in terra argentina. In qualità di inviato per l’emittente ORF, è al seguito della propria nazionale e il volo per Vienna vorrebbe prenderlo con qualche giorno di anticipo. Il rischio, infatti, è quello di subire l’ennesimo smacco dei tedeschi, imbattuti da 40 anni nello scontro diretto.

L’ultima vittoria austriaca, infatti, è datata 1938, nell’ultima gara – peraltro non ufficiale – giocata tra le due nazionali prima dell’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania di Hitler. Il 2-0 del Prater di Vienna, firmato Sindelar e Sesta, chiude la storia calcistica del Wunderteam già terzo ai Mondiali del 1934, la nazione diviene Ostmark, provincia orientale del Reich e verrà ricostituita soltanto al termine del secondo conflitto mondiale. Il campo da calcio, dal 1945, diverrà teatro dei desideri di vendetta, almeno calcistica, dei tifosi austriaci, che però nelle undici gare successive escono – in senso figurato – con le ossa frantumate: tre pareggi e otto ko, sette reti siglate e ben venticinque subite.

Alla vigilia del match, la Germania Ovest – reduce dal doppio pareggio contro Olanda e Italia – è ancora in corsa per il secondo posto nel girone, che significherebbe finale per il terzo e quarto posto, e sogna ancora una remota possibilità di arrivare prima: sarà necessario vincere, per la certezza matematica, con 5 gol di scarto e sperare nel pari tra le altre due contendenti. Il tracotante Hermann Neuberger, allora presidente della Federcalcio tedesca, dichiara alla stampa che la Germania potrebbe non avere problemi nel realizzare 5 reti, senza subirne, nel derby contro l’Austria.

È combattuto, Edi. Da una parte, la possibilità di commentare la gara davanti alla TV, seduto nell’albergo sede del quartier generale austriaco, dall’altra il rischio di dover raccontare la potenziale umiliazione della sua Austria direttamente dallo stadio di Cordoba. Fino al giorno prima della gara, la prima ipotesi è quella più contemplata.

Edi, infatti, oltre al dolore per la sconfitta conserva ancora ricordi e rancori a titolo personale verso la Germania, dopo aver vissuto sulla propria pelle i segni della dittatura nazionalsocialista. Il padre Gottfried fu confesso oppositore di Dollfuss, fondatore nel 1932 del Fronte Patriottico, partito politico di stampo fascista, e se ne alienò le simpatie fintanto da essere soggetto ad un licenziamento dal suo lavoro come muratore per diretto ordine del regime. Inizialmente impiegato nell’imponente costruzione della strada alpina del Grossglockner, Finger senior rimase privo di occupazione e il sostentamento familiare passò nelle mani della moglie Josefine, costretta a trasportare sulla testa pesanti sacchi di malta per il misero stipendio settimanale di 15 scellini. La famiglia Finger visse di stenti anche negli anni successivi, garantendo comunque al giovane Edi la possibilità di completare gli studi obbligatori. La situazione familiare, già appesantita dallo stato di semipovertà, si aggravò nel 1942, quando Gottfried Finger, colpito da un’infezione renale, morì in un ospedale di Graz a soli 39 anni. In seguito all’evento, fu impossibile per Edi continuare gli studi ingegneristici intrapresi a Vienna, ripiegando sul giornalismo presso alcune testate della sua Klagenfurt, passando solo successivamente alla radio.

Edi non sopporta l’idea che la sua voce venga associata all’ennesimo sopruso tedesco sull’Austria. Le sue cronache, infatti, sono seguitissime in tutto lo stato, al punto che numerosi connazionali preferiscono seguire le dirette della ORF piuttosto che quelle televisive. Il solo pensiero che il rumore delle esultanze dei tifosi tedeschi possa essere trasmesso insieme alle sue parole lo affligge. Eppure sull’aereo per Cordoba, insieme alla squadra, sale anche lui, spinto da un moto di professionalità.

La gara tra Germania Ovest e Austria è avvincente. A passare in vantaggio sono i primi grazie a Rumenigge, ma nella ripresa gli austriaci rimontano grazie ad un autorete di Berti Vogts e alla girata di Krankl al 66’, seguita, un minuto dopo, dalla testata di Holzenbein e dal pareggio. Il parziale del Monumental di Buenos Aires, sede dell’incontro tra Olanda e Italia, giunge a Cordoba: gli orange sono in vantaggio per 2-1, alla Germania basta il pari per arrivare seconda.

A due minuti dalla fine, Sara intercetta un pallone sulla mediana e rilancia per Oberacher, che a sua volta serve in profondità Krankl. Il centrale teutonico Russmann manca l’impatto col pallone e Krankl si lancia verso la rete e salta Kaltz…

Edi Finger racconta la partita con enfasi, drammaticamente coinvolto nella cronaca. Quando Krankl lascia partire il destro che supera Maier, è l’apoteosi. “TOR, TOR, TOR, TOR, TOR, TOR, I WERD’ NARRISCH!”

“Gol, gol, gol, gol, gol, gol, divento matto!”. Con queste parole, seguite da due minuti di commento incalzante e di suppliche affinché il risultato non muti. Quando il tedesco Abramczik perde l’ultimo pallone della gara, e con esso l’ultima possibilità affinché la Germania pervenga al pari, Edi Finger esplode. Anche in lacrime, a microfoni spenti.

In Austria, ancora oggi, si dice che quel “I werd’ narrisch”, divento matto, sia un monumento nazionale, al pari della Sachertorte e delle Palle di Mozart. E chissà quante volte ancora Edi Finger avrà sognato di ripetere quel pomeriggio, anche dopo l’infarto del 1979 e il secondo, fatale, arresto cardiocircolatorio del 1989. Per la nobile causa dell’Austria, certo, ma forse ancor di più per sé stesso.

Austria – Germania Ovest termina sul punteggio di 3-2, con l’eliminazione di questi ultimi. L’Italia, pur perdendo contro l’Olanda, mantiene il secondo posto e giocherà, perdendola, la finale per il terzo e quarto posto contro il Brasile, mentre l’Argentina padrona di casa riuscirà a prevalere per 3-1, dopo i tempi supplementari, sui Paesi Bassi. La gara di Cordoba sarà ricordata, nei due paesi rappresentati nell’incontro, con due nomi diversi opposti. “Wunder von Cordoba”, il miracolo di Cordoba, per i tifosi austriaci; “Schmach von Cordoba”, la vergogna di Cordoba, in casa tedesca.

 

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