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Che succede, Mister Maran?

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casanapoli.net

 

 

Per noi per cui il mondo è Bfc-centrico, abbiamo chiesto alla nostra inviata Roberta Lai di spiegarci cosa si nascondesse dietro al licenziamento di Rolando Maran, tecnico del Cagliari “delle meraviglie”, definizione corretta almeno fino a poco prima di Natale. Perchè non sempre “l’erba del vicino è sempre più verde” e, spesso, le problematiche, nella vita come nel calcio, sono le stesse per tutti. Basta solo accorgersene  Buona lettura.

 

Sembrava un sogno, forse lo era davvero.

Di quel Cagliari che, rinato dalle ceneri, portava tutto l’orgoglio della sua terra nei posti più alti della classifica di Serie A, facendo sognare tutta Italia non rimane più nulla se non un dolce ma al contempo amaro ricordo.

Dopo un girone di andata finito male e quello di ritorno momentaneamente caratterizzato da tre pareggi e altrettante sconfitte, è arrivato il momento di fare il punto di una situazione talmente critica da portare all’esonero di colui che sembrava un tassello irremovibile del mosaico cagliaritano, l’allenatore trentino Rolando Maran.

La squadra del presidente Giulini ha mostrato, nelle ultime partite, tutte le sue fragilità: pochissima lucidità, una difesa che non riesce a contrastare in maniera efficace l’avversario e che, a volte, finisce addirittura per giocare a suo favore, l’incapacità di mantenere risultato e di chiudere il match in anticipo. Sembrano ormai lontane le partite trionfali contro Parma, Genoa, Fiorentina e Sampdoria dove la squadra di Rolando Maran, forte come non mai, faceva sperare in un futuro in Europa e addirittura in Champions League.

Effettivamente da quei momenti gloriosi è passato un bel po’ di tempo: il Cagliari non incassa tre punti dal 2 dicembre 2019.

Cosa è cambiato da allora?

C’è stato indubbiamente un calo fisico e mentale generale, risalente più o meno alla partita Lecce- Cagliari dove l’espulsione di Cacciatore prima e soprattutto di Robin Olsen hanno destabilizzato la squadra. I rossoblù si sono trovati improvvisamente senza il portiere che dall’inizio del campionato aveva garantito una certa sicurezza e da lì è iniziata la parabola discendente che ha toccato il culmine in partite contro Lazio, Juventus, Milan, Napoli e Roma. Sembra quasi che il Cagliari sia dotato di un potere sovrannaturale: capace di resuscitare “i morti” e di farsi scavalcare, in virtù di questo, dalle altre squadre che si trovavano fino a poco prima dall’altra parte della classifica. I più deboli sono quindi diventati i più temibili e i risultati lo hanno confermato.

La fortuna avuta nei primi mesi sta venendo meno e sta compiendo un giro contrario, andando a svantaggiare proprio i sardi che da un momento all’altro si sono persi nel loro cammino, smarrendo la personalità e l’identità che li avevano contraddistinti fino a dicembre.

Poco importa il grande carisma di Nainggolan, i tiri incisivi in porta del numero 10 Joao Pedro, le corse forsennate di Rog e Nandez: la squadra nel senso vero e proprio del termine non c’è. Se la questione della stanchezza psicofisica è un fattore fondamentale quello delle voci secondo cui lo spogliatoio sarebbe in subbuglio non è da meno.

Nel girone di andata abbiamo visto un Cagliari tecnicamente molto forte, compatto e con un forte spirito di squadra. Nelle ultime settimane questa positività è andata mano a mano scemando, complice anche il caos mediatico creatosi con il secondo crack al ginocchio di Leonardo Pavoletti, proprio a un mese di distanza dal suo annunciato ritorno in rosa.

In due giorni sono stati tanti gli audio che sono circolati su ciò che sarebbe successo: quella che doveva essere una semplice cena di squadra si sarebbe trasformata, secondo alcuni, in una vera rissa tra compagni. Il Cagliari Calcio, da parte sua ha prontamente smentito l’accaduto con una conferenza stampa avente come protagonisti il bomber livornese e Luca Cigarini e le loro rassicurazioni sul “non è successo niente”.

Una cosa è certa: la situazione in casa Cagliari non è sicuramente delle migliori. La squadra scivola in classifica e a pagarne è anche Rolando Maran, accusato dai tifosi di poca o nulla verticalizzazione, assenza di strategia di gioco, un aggrapparsi continuo a quell’albero di Natale, inaugurato nella partita contro la Juventus, che non è mai stato smontato e che ha portato gli 11 in campo a essere troppo prevedibili agli occhi degli avversari.

Il Presidente Giulini , dal canto suo, sembrava avere tutto sotto controllo, sembrava essere pienamente soddisfatto del campionato e, verso il tecnico trentino, anche nei momenti peggiori, continuava a nutrire una profonda fiducia.

Il vaso però si rompe “improvvisamente” il 3 marzo, il giorno successivo alla sconfitta in casa (3-4) contro la Roma. Maran viene esonerato e al suo posto arriva Walter Zenga, portiere storico dell’Inter che nel 2014 aveva rifiutato l’offerta di guidare la squadra.

Sono davvero tanti, come si può ben vedere, i fattori che possono portare a un momento di crisi quasi irreversibile quella squadra dal centrocampo “fantastico” che sembrava poter arrivare inalto.

Per ogni problema esiste una soluzione, non resta che aspettare ulteriori sviluppi.

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