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Monday night – Vinnie Jones, il calciat(t)ore molto duro e poco puro

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Mentre alcuni footballers mostrano compilation di opere d’arte meritandosi l’appellativo di artisti della pedata come piaceva scrivere a Gianni Brera, altri si mostrano geni e ribelli, anticonformisti e… diversi. Ma agli occhi dei supporters sono quasi sempre i più amati: vince la follia, o l’estro? Entrambi. Chi scrive, preferisce gli umili e i professionisti, merce rara oggi. Ma quando ci sono storie da raccontare, tutto va bene.

Perché del protagonista della nostra storia, un suo ex collega, David Ginola, talentuso sciupafemmine e centrocampista di Psg e Newcastle, diceva che non meritava di essere considerato un calciatore. Eppure Vinnie Jones, calciatore lo era. Sin da quando faceva il manovale, e intanto tirava calci al pallone, lui figlio di un guardacaccia. Anno 1984, gioca nel Wealdstone, club di Ruislip, Greater London, lui che era venuto al mondo a Watford, molto lontano dalla city. Soltanto nel 1986, dopo un anno di esperienza anche in Svezia, diventa calciatore a tutti gli effetti al Wimbledon, sempre nell’orbita della capitale.

Che squadra, quella. Arrivata in First Division da terzo in classifica proprio in quell’86, e capace di sgomitare subito coi grandi. Vinnie, alla seconda partita da titolare, troneggia su azione di calcio d’angolo contro il Manchester United a Plough Lane, il compianto, vecchio stadio dei “Dons”, e di testa segna il gol vittoria. A fine stagione il Wimbledon sarà sorprendentemente sesto, ma il meglio deve ancora venire. Nella stagione 1987-88, la crazy gang si esalta. Fermi un momento: come? I ragazzi matti, i ragazzi pazzi. Era quello il soprannome di quel Wimbledon, che aveva negli esponenti più rudi, oltre a Vinnie, il futuro Chelsea Dennis Wise (di lui Ferguson disse: “Potrebbe scatenare una rissa anche in una stanza vuota”), il portiere Beasant, John Fashanu, fratello del compianto Justin suicidatosi nel 1998, ed Eric Young, difensore soprannominato “Ninja”, non solo per via di una fascia che portava sempre in testa.

Vinnie Jones è altamente intimidatorio: entrate assassine e gratuite ovunque, da qualsiasi angolazione. Una volta, strizzò addirittura le parti nobili di un altro maverick come Paul Gascoigne. Gary Andrew Stevens, difensore del Tottenham, dovette appendere gli scarpini al chiodo dopo un contrasto con Vinnie. Una compilation messa insieme sul serio in una videocassetta dal titolo “Soccer’s Hard Man”, uscita nel ’92, con tanto di didascalia esplicativa di ogni intervento e un bel trucco per strappare i peli delle ascelle agli avversari: fingere di aiutarli a rialzarsi. L’unico grande successo, il filmato lo ebbe al cospetto della federazione: ventimila sterline di multa e squalifica di sei mesi, con tanto di chairman della FA che definisce la sua intelligenza “pari a quella di un insetto”.

Dicevamo del 1987-88: confermatosi a metà classifica in campionato, il Wimbledon scrive una delle più importanti pagine della storia delle FA Cup. Vinnie Jones e i suoi, allenati da Gould dopo che David Basset aveva plasmato la gang, fanno fuori West Bromwich, Mansfield, Newcastle e Watford. In semifinale piegano 2-1 il Luton, e così arrivano alla finalissima di Wembley con cinque vittorie consecutive, senza nemmeno aver bisogno dei “replay”. Davanti, il grande Liverpool campione d’Inghilterra di Dalglish, allenatore-giocatore, di Aldridge e Grobbelaar. E’ il classico scontro tra i favoritissimi e la underdog, quella che parte sicura perdente. Non sarà così: Beasant para un rigore a Aldridge e poi è Sanchez a bucare Grobbelaar di testa infilando un calcio di punizione di Wise. I ragazzi matti hanno vinto la coppa d’Inghilterra.

Vinnie Jones lascia il club nel 1989 e va al Leeds. Pare esserci un raggio di sole: sotto la guida di Wilkinson e con un capitano carismatico come Strachan, saranno solo tre le ammonizioni durante l’anno per il nostro. Ecco, a tal proposito un altro duro e puro come Roy Keane, simbolo del Manchester United, gli soffia per un pelo il record di espulsioni: 13-12. Ma nel 1992, Jones, nel frattempo militante tra le file del Chelsea, si fa espellere dopo tre secondi stabilendo un primato, contro lo Sheffield United in FA Cup, abbattendo Dane Whitehouse. La versione inglese del fallo di Tardelli su Rivera al calcio d’inizio di Juventus-Milan del 1978.

Dopo il ritorno al Wimbledon per altri sei anni e la chiusura da allenatore-giocatore nel QPR nel 1999, la carriera di Jones prende tutt’altra piega. D’altronde, un action-man di questo tipo, sopra le righe fino a raggiungere una eccessività tracimante, non poteva che reinventarsi attore duro e oltre i limiti. E così, eccolo sul grande schermo: “Mean Machine”, “Lock-stock, pazzi scatenati” e “Fuori in 60 secondi”. E in “Eurotrip”, nel 2004, impersona il capo tifoso di una gang del Manchester United riunita in un pub, dove i due malcapitati protagonisti finiscono per smarrirsi. Ma almeno in quell’occasione, non è finita in rissa.

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