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Sei anni senza Vujadin Boškov

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contra-ataque

«Zio Vuja si divertiva a far largo uso di ironia, merce rara nel calcio di oggi, ma era un maestro di sport e si trasformava in battutista per smorzare le tensioni.»

Ricorre oggi l’anniversario della morte di uno degli allenatori più iconici della storia del calcio, Vujadin Boškov. Proprio il 27 aprile di sei anni fa venne a mancare all’affetto dei suoi cari, all’età di 82 anni. 

Il nome di Boskov è indissolubilmente legato alla figura di Sinisa Mihajlovic, che ha avuto sempre parole emozionanti per il suo mentore. Nati nell’ex Jugoslavia, i due crebbero tra le file del Vojvodina. Giocarono poi nella Samp ed entrambi, successivamente, divennero allenatori dei blucerchiati. Il loro rapporto nacque sin dalla giovinezza di Sinisa, fino a fortificarsi definitivamente nel 1992: il giovane calciatore serbo, dopo aver militato nella Stella Rossa, decide di seguire il suo maestro nell’esperienza a Roma, sponda giallorossa. I due furono decisivi anche per l’esordio in Serie A di Francesco Totti: “Lo portammo con noi a Brescia perché in allenamento aveva mostrato tante buone cose e quando andammo sul 2-0 mi avvicinai alla panchina chiedendo a Boškov di farlo entrare. E da lì….”

Un rapporto puro, un qualcosa di speciale tra due persone che non hanno mai avuto paura di dire ciò che pensavano. E forse proprio per questo Sinisa si è sempre rispecchiato in lui; in una figura che, a distanza di diverso tempo, resta apprezzata e stimata in tutto il mondo.

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