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Calcio

Monday Night – West Ham-Castilla 1980, la partita nel silenzio

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La finale di Coppa di Spagna edizione 1980, fu qualcosa di molto curioso. In campo, in pratica, c’era una sola squadra. Il grande Real Madrid contro… il Real Madrid. Il “Castilla”, infatti, è il nome della seconda squadra del grande club spagnolo, che in quell’anno compì una piccola grande impresa, approdando alla finalissima della coppa nazionale. Sfortuna volle che di fronte ci fosse la loro “mamma”, che stravinse per 6-1 (in gol anche Vicente Del Bosque, allenatore della Spagna mondiale del 2010) portandosi a casa il trofeo. 

Ma il cannibale Real di quell’anno, primeggiò anche in Prima Divisione, vincendo il campionato e liberando un posto in Europa in coppa delle Coppe, dovendo disputare l’anno venturo la più blasonata Coppa dei Campioni. E chi prese quel posto? Naturalmente il piccolo Castilla, che si ritrovò ai nastri di partenza della competizione abolita nel 1999 (ultima vincitrice la Lazio) con grande soddisfazione ed emozione. 

Perché siamo partiti dalla Spagna? Tranquilli, dato che, a causa della nota emergenza sanitaria non si può ancora viaggiare e non lo si potrà fare per un bel po’, facciamo finta di prendere un aereo e di volare a Londra, nella capitale tumultuosa di quel 1980 dove crisi, razzismo e rivolte volteggiavano sopra un po’ a tutto il Regno Unito. La zona est della capitale poi, saliva spesso alla ribalta delle cronache soprattutto per i suoi hooligans. E’ l’area del West Ham, dei martelli incrociati, della “Intercity Firm”, che in quegli anni getta lo scompiglio in parecchi stadi. Le sue gesta sono raccontate in un libro, “Congratulazioni, hai appena incontrato la ICF”, che nonostante la solita dose di auto celebrazione, è comunque un documento importante per capire il momento dell’epoca. 

Ebbene, il West Ham, così come il Castilla, milita in seconda divisione, lontano dal calcio dei grandissimi. Ma un pomeriggio a Wembley, in quel 1980, compie un altro mezzo miracolo così come aveva fatto il Castilla. Nella finale di FA Cup, contro il più blasonato Arsenal, vince per 1-0 con una rete di Sir Trevor Brooking, centrocampista che per diciotto anni ha vestito il “claret&blue” e che ha avuto ad Upton Park anche una tribuna dedicata. Il frutto di questi due exploit, portano Castilla e West Ham, come detto, in coppa delle Coppe.

E la favola si compie subito, ai sedicesimi di finale. West Ham e Castilla sono sorteggiati una contro l’altra ai sedicesimi di finale, il primo turno, con andata in Spagna. E la seconda squadra del Real, che gioca solitamente in maglia viola, ha la meglio: 3-1, nonostante gli ospiti fossero passati in vantaggio con Cross. La rimonta degli spagnoli avvenne in dodici minuti con Paco, Balin e Cidon. E scatenò la rabbia dei supporters inglesi al seguito, che in quella prima ora non avevano dato il minimo segno di vulnerabilità. Una cinquantina di tifosi furono fermati, mentre uno di loro morì all’esterno dello stadio in un’altra rissa, investito da un autobus quando si trovava steso a terra. La Uefa si pronuncia cinque giorni dopo: 7.000 sterline circa di multa, e due turni a porte chiuse da disputarsi ad almeno 187 miglia da Upton Park.

Il Sunderland si offre per ospitare la gara di ritorno al vecchio Roker Park, ma dopo una contestazione del club, il West Ham può giocare in casa sua, ma senza tifosi. Il primo ottobre 1980 il Boleyn Ground diventa teatro del “match fantasma”, un provvedimento ancora rarissimo all’epoca. Nella partita di ritorno tra West Ham e Castilla, allo stadio ci sono 262 persone tra raccattapalle, giornalisti, fotografi, forze dell’ordine, squadre e personale del club. La Uefa rigetta anche la trasmissione della partita nei pub e nei locali nelle zone adiacenti l’Est di Londra, come Plaistow e Manor Park, tenendo fede in toto alle “porte chiuse”. Steve Bacon, ex fotografo del club, ha raccontato: “Potevamo girare liberi dove volevamo, io andai nel North Bank e scattai foto da lì. Potevamo sentire i giocatori che parlavano, ma fuori c’erano comunque molti tifosi”. Anche il commento del cronista della BBC Bryan Butler era perfettamente udibile.

Il West Ham, con in campo anche Frank Lampard senior, nonostante l’assenza del ruggito di Upton Park, in 39 minuti va già sul 3-0 con Pike, Cross e Goddard. Sembra fatta, ma nella ripresa, un calcio imparabile da almeno 35 metri di Bernal, che si insacca all’incrocio, porta le squadre ai supplementari. Dove su un altro suggerimento di Brooking, è ancora Cross a inventarsi una palombella di testa che si insacca per il 4-1. Basterebbe così, ma a un minuto dalla fine il nostro segna di rapina anche il 5-1 e fissa la tripletta personale. Il sogno del Castilla finisce qui, il West Ham andrà avanti sino ai quarti di finale dove verrà eliminato dalla Dinamo Tbilisi. Ma mentre il Castilla si attesterà a metà classifica della seconda divisione, il West Ham stravincerà il suo campionato con 13 punti di vantaggio sulla seconda e soltanto 29 reti subite, tornando in First Division. Il calcio però, quella sera di ottobre, nel silenzio di Upton Park, aveva già consegnato le due compagini di serie B a una piccola grande storia di calcio: il match fantasma.

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