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Calcio

Monday Night – I ricordi in bianco e nero di George Best

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Funambolo in campo, discolo fuori, icona della cultura di massa. Di un’epoca in cui stava tutto cambiando, seppur, invece una cometa, brillantissima e imponente, ma che poi si dissolve, avrebbe potuto essere un pianeta imponente sempre nell’occhio di ogni telescopio. Il calcio non se lo è dimenticato George Best, ma non tutti sanno ciò che accadeva ben prima che divenisse George Best. Il ragazzo maledetto d’Irlanda, ucciso da una dipendenza dall’alcol cronica nel 2005, che da piccolo si era innamorato di una squadra che stava aprendo un ciclo e aveva nelle sue maglie qualcosa di completamente nuovo. Real Madrid? Liverpool? Milan? No, il Wolverhampton che aveva fatto suoi tre titoli di Prima Divisione e nella storia del football si è scavata una nicchia non indifferente, seppur menzionata meno di quanto dovrebbe.

Negli anni Cinquanta, guidati dal manager Stanley “Stan” Cullis, gli arancioni conquistarono tre titoli (1954, 1958 e 1959) e disputarono la Coppa dei Campioni, competizione nata da poco su iniziativa del giornale francese “L’Equipe” che radunava le squadre vincitrici dei propri campionati, essendo tutti un po’ stanchi di organizzare amichevoli su e giù per il continente senza alcuna valenza.

Ebbene, in una casa di Belfast, c’era un ragazzino patito per il pallone che scapperà dal suo primo viaggio verso Manchester perché sentiva nostalgia di casa, salvo poi divenire un simbolo della città. Best, seguiva il Wolverhampton… alla tv. Già, la BBC trasmetteva  le amichevoli che la squadra organizzava con le grandi d’Europa in notturna: da quelle parti era già attivo l’impianto di illuminazione per le partite in notturna. Real Madrid, Maccabi, Celtic, Spartak Mosca e Racing Avellaneda, i nomi delle squadre che scesero al “Molineux” sin da quando, il 30 settembre 1953, furono inaugurati i riflettori in un 3-1 con la nazionale del Sudafrica.

“Fu grazie alla magia della televisione che mi innamorai di un’altra squadra di calcio: i Wolverhampton Wanderers. Anche se le partite in notturna si giocavano già dal 1878, la loro versione moderna è nata nella stagione 1951-52 ed era una rarità quando iniziai a seguire i Wolves , la prima squadra non nordirlandese che vidi in diretta alla tv. Fu amore a prima vista”. Così Best, nella sua autobiografia ricorda quelle serate trascorse a vivere l’eccitazione di un dopoguerra con il football sullo sfondo. Non interrompiamolo:  “Prendevo a pallonate il muro della casa del vicino dieci minuti prima del fischio d’inizio. Si chiamava Harrison, sapeva che ero un patito del calcio. Mi lasciava col fiato sospeso sino a poco prima dell’inizio della partita e poi mi chiedeva: ‘Ti andrebbe di venire dentro a vedere la partita?’”. Quelle squadre russe che affrontavano gli inglesi, erano come extra terrestri all’epoca. “Giocavano in modo incredibile, c’erano sempre 55.000 persone dentro il Molineux. Sognavo di portare le loro maglie color oro. Anche se sulla televisione in bianco e nero del signor Harrison, l’aspetto reale di quelle maglie potevamo solo immaginarlo”. 

Il piatto forte viene servito il 13 dicembre 1954: il Wolverhampton affronta l’Honved. Il calcio ungherese, all’epoca, è in auge e la nazionale riconosciuta come la più forte, nonostante la sconfitta in finale al Mondiale svizzero di sei mesi prima. La partita finisce 3-2: dopo essere stati sotto nell’intervallo, gli inglesi ribaltano il risultato. “Il Wolverhampton è campione del mondo”, titola addirittura il Daily Mail, seppur Hanot, giornalista de “L’Equipe” la pensi in modo diverso: “Questa è stata solo una partita, ma deve essere presa in considerazione l’idea di una competizioni per squadre nazionali”. A quel un bambino di Belfast, nella casa del signor Harrison, importava poco: i suoi eroi, fossero coppe o amichevoli, erano quelli in maglia oro.

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