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Calcio

100 Storie Rossoblù: 19 Fedullo, 18 Di Vaio, 17 Savoldi

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Un viaggio lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui, ogni lunedì, mercoledì e venerdì.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)
– 88 (Chiorri), 87 (Bellucci), 86 (Sarosi)
– 85 (Colomba), 84 (Bellugi), 83 (Turkylmaz)
– 82 (Antonioli), 81 (Binotto), 80 (Liguori)
– 79 (Jensen), 78 (Pilmark), 77 (Zagorakis)
– 76 (Kolyvanov), 75 (Gilardino), 74 (Demarco)
– 73 (Seghini), 72 (Marronaro), 71 (Rauch)
– 70 (Marazzina), 69 (Arnstein), 68 (Detari)
– 67 (Cusin), 66 (Eneas), 65 (De Ponti)
– 64 (Paris), 63 (Giordani), 62 (Fontolan)
– 61 (Cruz), 60 (Muzzioli), 59 (Pagotto)
– 58 (Maschio), 57 (Mayer), 56 (Perin) 
– 55 (Chiodi), 54 (Negri), 53 (Kone)
– 52 (Cappello IV), 51 (Maini), 50 (Capra)
– 49 (Bernabeu), 48 (Mancini), 47 (De Marchi)
– 46 (Alberti II), 45 (Pavinato), 44 (Gradi)
– 43 (Fogli), 42 (Badini II), 41 (Cresci)
– 40 (Diamanti), 39 (Genovesi), 38 (Tumburus)
– 37 (Cervellati), 36 (Ingesson), 35 (Janich)
– 34 (Ceresoli), 33 (Villa), 32 (Baldi)
– 31 (Della Valle), 30 (Roversi), 29 (Gasperi)
– 28 (Pagliuca), 27 (Nervo), 26 (Paramatti)
– 25 ((Torrisi), 24 (Fiorini), 23 (Marocchi)
– 22 (Montesanto), 21 (Pecci), 20 (Puricelli)

19 – Francisco Fedullo
Una vita che è stata un film, quella di Francisco Fedullo, uno dei più grandi giocatori ad aver mai vestito la maglia del Bologna. I rossoblù si accorgono di lui durante una tournée in Sud America, quando fanno tappa in Uruguay. Lo vorrebbero, lui tentenna ma poi qualche tempo dopo perde le staffe e colpisce un arbitro: lo squalificano a vita, poi lo perdonano ma solo se lascerà il Paese e lui non se lo fa dire due volte. Torna come oriundo, è un interno sinistro di enormi capacità tecniche eppure un ragazzo con la testa sulle spalle, che gioca per la squadra e mai per se stesso. Insieme al connazionale – e pure lui oriundo – Raffaele Sansone forma una coppia d’interni devastante. I tifosi lo rinominano “Piteta”, lo adorano e lui li ripaga con 9 stagioni, 277 partite, 56 reti e assist come se piovesse. 3 Scudetti, 2 Coppe Europa e il Torneo dell’Esposizione di Parigi. A fine carriera torna dove aveva cominciato, nel Sud América a Montevideo, dove muore ad appena sessant’anni.

18 – Marco Di Vaio
Attaccante rapido e completo, viene scoperto da Zeman giovanissimo nella Lazio, ma con l’allontanamento del tecnico boemo finisce per dover ripartire dall’ambiziosa Salernitana, dove si mette talmente in luce da meritarsi la chiamata dell’ambizioso Parma. Veloce, tecnicamente dotato, bravo con entrambi i piedi e polivalente a livello tattico, in giallo-blù si conferma attaccante di spessore. La Juventus, per averlo, investe oltre 30 milioni di euro, ma poi gli da fiducia solo a sprazzi prima di cederlo al Valencia: una buona stagione non gli vale ancora una volta la stima del club che lo ha acquistato, che prima lo presta al Monaco e poi lo molla al Genoa, dove dopo una buona partenza finisce spesso fuori dai titolari. Sembra il tramonto, ma l’arrivo a Bologna lo rigenera: a 32 anni Di Vaio scopre di essere un campione, sfiora la vittoria della classifica cannonieri e diventa capitano dei rossoblù, compiendo imprese memorabili che valgono importanti salvezze. Chiude la carriera in Canada nei Montreal Impact di Joey Saputo, che poi convince ad accorrere in aiuto di quello che ormai è a tutti gli effetti “il suo club”, il Bologna sprofondato in B. L’imprenditore canadese lo nomina club manager, ed ecco che la storia d’amore tra Bologna e Di Vaio ricomincia.

17 – Giuseppe Savoldi
Bergamasco, cresce dividendosi tra calcio e basket fino al termine della prima stagione all’Atalanta, quando si concentra esclusivamente nel football. Dove dopo un esordio da ala e mezzala senza particolari squilli si scopre centravanti dal gol facile. A 21 anni passa al Bologna, che cerca di tornare grande e in parte ci riesce grazie alla sua implacabile costanza sotto porta: fortissimo nel gioco aereo grazie all’elevazione acquisita nel basket in gioventù, ambidestro, in area è un ciclone capace di segnare 140 reti in 317 gare in rossoblù. Otto stagioni, due Coppe Italia che sono gli ultimi trofei sotto le Due Torri e che arrivano con Savoldi capocannoniere. È anche il miglior marcatore della Serie A 1972-1973. Nell’estate del 1975 passa al Napoli per la cifra record di un miliardo e mezzo più due giocatori, e per tutta Italia diventa “Mister due miliardi”: in Campania è un idolo assoluto, segna con costanza e si da persino alla musica, incidendo un disco. Prima di chiudere la carriera fa in tempo a tornare una stagione a Bologna a 32 anni, segnando 11 reti in 29 partite. Quarto miglior marcatore di sempre in maglia rossoblù, uno dei migliori centravanti italiani di sempre pur se in Nazionale non trova mai l’occasione giusta per imporsi.

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