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Calcio

100 Storie Rossoblù: 46 Alberti II°, 45 Pavinato, 44 Gradi

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Un viaggio lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui, ogni lunedì, mercoledì e venerdì.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)
– 88 (Chiorri), 87 (Bellucci), 86 (Sarosi)
– 85 (Colomba), 84 (Bellugi), 83 (Turkylmaz)
– 82 (Antonioli), 81 (Binotto), 80 (Liguori)
– 79 (Jensen), 78 (Pilmark), 77 (Zagorakis)
– 76 (Kolyvanov), 75 (Gilardino), 74 (Demarco)
– 73 (Seghini), 72 (Marronaro), 71 (Rauch)
– 70 (Marazzina), 69 (Arnstein), 68 (Detari)
– 67 (Cusin), 66 (Eneas), 65 (De Ponti)
– 64 (Paris), 63 (Giordani), 62 (Fontolan)
– 61 (Cruz), 60 (Muzzioli), 59 (Pagotto)
– 58 (Maschio), 57 (Mayer), 56 (Perin) 
– 55 (Chiodi), 54 (Negri), 53 (Kone)
– 52 (Cappello IV), 51 (Maini), 50 (Capra)
– 49 (Bernabeu), 48 (Mancini), 47 (De Marchi)

46 – Cesare Alberti
Autentico campione, probabilmente tra i primi veri fenomeni a vestire il rossoblù, Cesare Alberti nasce a San Giorgio di Piano e si segnala giovanissimo al Bologna, arrivando a vestirne la maglia appena sedicenne: in due stagioni segna la bellezza di 32 reti in 45 partite, esaltando la folla dei tifosi che sempre più numerosa si accalca a vedere la compagine sorta da appena un decennio. Nel 1922 però, alle soglie della Nazionale (ha giocato una gara con una rappresentativa azzurra segnando sei reti!) e da poco compiuta la maggiore età, si rompe il menisco: ai tempi significa carriera finita, tuttavia Alberti non si arrende, si rivolge ad un professore di Genova che – primo caso in Italia – lo guarisce. Il Bologna lo ha sostituito con il giovanissimo Angelo Schiavio, Alberti si accasa allora al Genoa, con la cui maglia sfida proprio gli ex-compagni nelle sfide note come “Lo Scudetto delle Pistole”, segnando due reti e dimostrando di essere tornato il campione di sempre, tanto che il pubblico felsineo lo fischia e lo chiama “traditore” solo perché ne rimpiange la cessione e giustamente lo teme. Leader assoluto del Genoa che insegue un decimo Scudetto che non arriverà mai, dopo 31 gare e 18 reti con la maglia del Grifone muore prematuramente la notte prima di una gara contro il Livorno, probabilmente intossicato da frutti di mare avariati mangiati in precedenza. Ha soltanto 22 anni, e il suo tragico destino evoca quello del fratello maggiore Guido, promettente talento del Bologna morto di malattia in guerra alla stessa età qualche anno prima. A Cesare Alberti è stato dedicato un bel libro, “Il bimbo prodigio del Bologna”, scritto da Piero Stabellini.

45 – Mirko Pavinato
Una delle più grandi bandiere rossoblù di sempre si afferma nel Lanerossi Vicenza prima di passare, nella stagione 1956-57, al Bologna. Sarà il capitano per tutta la sua permanenza sotto le Due Torri, compreso l’anno dell’ultimo Scudetto, concluso l’importante spareggio contro la Grande Inter di Herrera. Un infortunio ne segna l’ultima stagione – di dieci – in Emilia, e si accasa al Mantova nel 1966, a 32 anni, dopo 264 partite in maglia rossoblù. Terzino sinistro abile in entrambe le fasi, capitano vero in campo e fuori, attento in marcatura e abile in fase d’impostazione. Con la Nazionale non ha avuto fortuna – incredibile che non abbia giocato nemmeno una gara con la maglia azzurra – perché chiuso nel ruolo dal grande Giacinto Facchetti, sul quale ebbe comunque la meglio in una delle partite più importanti della storia del Bologna. Completo e di carattere, uno dei migliori di sempre nel suo ruolo.

44 – Arrigo Gradi
Primo capitano di sempre del Bologna, tra i soci fondatori e fautore della scelta dei colori sociali: il neonato sodalizio calcistico vestì fin dai primi tempi il rossoblù su indicazione di Gradi, bolognese andato a studiare in Svizzera e tornato in città con la conoscenza del football appresa nel collegio Schönberg di Rossbach, le cui divise erano appunto rosse e blu. Mezzala e ala dal talento più che discreto, la sua carriera fu segnata da un brutto infortunio che gli impedì di continuare a giocare ma non di restare in società. Rimasto nei quadri dirigenziali, fu lui a portare sotto le Due Torri il grande allenatore austriaco Hermann Felsner.

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