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Calcio

100 Storie Rossoblù: 88 Chiorri, 87 Bellucci, 86 Sarosi

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Un viaggio giornaliero lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)

88 – Alviero Chiorri

Trequartista dalla tecnica sopraffina e dall’inventiva infinita, Chiorri emerge nella Sampdoria e a Bologna si vede solo in una stagione disgraziata, quel 1981-82 che coincide con la prima retrocessione della storia dei rossoblù. 13 presenze e 3 reti, un bottino limitato anche da un infortunio che lo tiene fuori causa per buona parte della stagione. Talento mancato, quando è in giornata è capace di tutto: finte, controfinte, dribbling ubriacanti, passaggi impossibili. Gioca esclusivamente per il pubblico, e non basta per rimanere nel grande calcio nonostante mezzi tecnici indiscutibili. Dopo aver dato spettacolo a intermittenza per quasi un decennio nella Cremonese si ritira a Cuba, dove vive tuttora con le figlie, oziando e organizzando tornei di un calcio minore e romantico che gli calza a pennello.

87 – Claudio Bellucci

Arrivato come “attaccante di scorta”, ruolo in fin dei conti ricoperto per tutta la carriera, anche a Bologna si ritrova ad essere un comprimario, giocando molti scampoli di gara ma venendo chiuso da Signori. Poca fiducia significa anche poche reti, ma nella stagione 2003-2004 segna 9 reti, guadagnandosi la fiducia della società, che punta su di lui per il dopo-Signori. La stagione successiva però le sue 10 reti, che ne fanno il capocannoniere di una squadra che effettivamente davanti è poca cosa, non bastano ad evitare la retrocessione in B, dove Bellucci si scopre finalmente uomo-gol: 25 reti nella prima stagione, 19 in quella successiva, due simbolici titoli di vice-capocannoniere che non bastano alla squadra a ritrovare la A. Ma in quelle disgraziate stagioni la maggior parte dei sogni di riscatto – e quasi l’unica motivazione per andare allo stadio – di chi tifa rossoblù passa dai suoi piedi e dalle sue reti.

86 – Béla Sárosi

Centromediano metodista potente ed elegante come il ruolo richiede, fugge dall’Ungheria in subbuglio politico – e per questo perde la Nazionale – e si accasa al Bologna dopo moltissimi anni nel Ferencváros. Il fisico possente non lo rende un campione di agilità e rapidità, ma rimedia con grande senso tattico e ottime doti tecniche. Dopo tre stagioni lascia per il Bari (dopo quasi 80 partite) quando – tra gli ultimi in Italia – i rossoblù abbandonano il Metodo per il Sistema. Era il fratello minore del fuoriclasse György Sárosi, tra i più grandi calciatori al mondo negli anni ’30 e che in seguito allenerà anche lo stesso Bologna.

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