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Pop&Sport – Il Calcio e la Moda, due mondi che comunicano assieme

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nssmag.com

Non è una novità che oggi i calciatori non siano più figure legate unicamente al mondo dello sport, ma anche della moda e dello star system. Prima degli anni ’90, difficilmente gli sportivi si mettevano in mostra e sponsorizzavano prodotti, se non quelli stampate sulle loro magliette. Ma con l’evento culturale di Re Michael J. Jordan con Nike, nel 1989 (se vuoi leggere la storia, clicca qui), il giocatore professionista ha preso un posto importante nella cultura pop mondiale.

Per il mondo del calcio la trasformazione iniziò negli anni ’90, quando i calciatori iniziarono ad affiancarsi in modo deciso e con dinamiche più evolute alla comunicazione e al prodotto dei propri sponsor tecnici. Queste dinamiche, in qualche modo, andarono a braccetto con la diffusione del calcio moderno, diventando un vero e proprio settore industriale, e i suoi protagonisti sono entrano a pieno titolo nelle dinamiche che regolano marketing e comunicazione.

La celebrity culture planetaria degli anni ’90 e del primo decennio degli anni 2000, vedeva giocatori come Ronaldo, Beckham e Totti all’apice della visibilità e dell’iconicità sportiva. Ma essere icone globali in quell’epoca significava tutt’altro, soprattutto perché i giocatori raramente esternavano valori lontani dal campo da gioco. Solo con l’avvento dei social e ai nuovi modelli di comunicazione il calciatore professionista può farsi avanti e dire che per lui esiste qualcos’altro al di fuori del campo da gioco. E’ vero, spesso e volentieri il mostrare “qualcosa di oltre” si trasforma in ostentazione della propria ricchezza, ma è anche vero che, in questo caso, sono i social che invece di essere diari di vita diventano vere e proprie gare a “chi ce l’ha più grosso”.

Bakayoko x Etudes Studio – nssmag.com

 

Non c’è comunque da fare di tutta l’erba un fascio. L’autenticità che alcuni giocatori riescono a comunicare, attraverso la propria immagine sui social, è la vera chiave di lettura per capire come, anche con i brand, i calciatori provino a dare importanza ai messaggi e ai valori per loro cari. Un’esempio è l’interesse di Bakayoko del Napoli per la moda, sfociato poi in un investimento importante, come l’acquisto del brand Études Studio, come modo di esprimere concetti: “credo che il mondo del calcio si sia evoluto e questo è il momento giusto per calciatori come me o Bellerin (Arsenal) di farsi finalmente avanti e mostrare che esiste qualcos’altro oltre il calcio nella vita di un giocatore professionista. C’è stato un periodo in cui la moda si è evoluta per essere indossata prima dalle stelle del cinema, ma adesso lo sport e il calcio stanno diventando una parte importante della vita e delle ispirazioni della moda e credo sia per questo per oggi i giovani possono anche identificarsi nei calciatori che capiscono e che amano la moda”. (Nss Magazine) 

Murales Marcus Rashford x Burberry, in un quartiere povero di Manchester – nssmag.com

Non è, comunque, una strada a senso unico. La moda e lo sport vanno di pari passo, perché se è vero che i calciatori amano la moda è altrettanto vero che la moda ama il calcio. Il calcio è diventato forse l’unica vera religione popolare che accomuna paesi e culture di ogni angolo del pianeta. Così la moda, che ha fiuto per le tendenze, ci si è buttata a colpo sicuro. Al di fuori delle marche sportswear, come Jordan (Nike), Adidas e Puma, anche le marche da Settimana della Moda fanno a gare per vestire formale le squadre di calcio, come Liu Jo per il Bologna Fc, Trassardi e Hublot per la Juve e Harmont & Blaine e Etro (accessori) per il Milan. A proposito dei rossoneri, basti pensare anche a quando Pinault, CEO della LVMH (Holding di lusso della Luis Vuitton) voleva comprare il Milan. Non solo, come il calciatore vuole esprimersi attraverso la moda, anche la moda vuole comunicare attraverso i giocatori. L’esempio più calzante è quello della collaborazione tra Burberry e Marcus Rashford, del Manchester United: prima di inserire il volto dell’attaccante nella “Spring Summer 2021”, il brand inglese ha scelto di unirsi all’iniziativa benefica di Rashford sfruttando il suo ruolo attivo nella lotta contro la povertà giovanile e unendolo ai nuovi capi della collezione di Riccardo Tisci.

Quindi sì, il calcio e la moda si usano entrambi per lo stesso scopo: trasmettere i propri principi e valori (personali e aziendali), usando come mezzo i nuovi modelli di comunicazione. 

 

Fonti: rivistaundici.com / nssmag.com / esquire.com

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