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Calcio

Tutto calcio che Cola #17: Buffon, “old but (not) gold” – 30 Giu

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Nella caccia al colpevole del fallimento azzurro ai Mondiali di Brasile, ho trovato decisamente fuori luogo le sparate di Buffon e De Rossi, che hanno attribuito ad un generico “i giovani” la colpa della precoce eliminazione in una competizione che più che va avanti e più conferma che se giocava da par suo l’Italia una piccola chance di arrivare almeno alla volata finale poteva averla. Secondo i due “totem” dello spogliatoio azzurro, dunque, la colpa delle scialbe (e meritate) sconfitte con Costa Rica e Uruguay è da ricercarsi nelle scarse prestazioni di chi per la stampa è già una star di prima grandezza pur non avendo mostrato niente e invece sul campo rende come il peggiore dei mestieranti.

Partendo dal presupposto che Darmian, De Sciglio e Verratti non mi sono affatto sembrati i peggiori della banda – anzi – è chiaro che il destinatario di tali frecciate sia Mario Balotelli. Che, lo dico a scanso di equivoci, ha giocato senza dubbio male, ma non mi pare sia stato la causa assoluta della debacle di Prandelli & Co., visto che alla fin della fiera le palle giocabili arrivate in attacco (vuoi per un modulo improvvisato e poco convincente, vuoi per la scarsa vena di chi doveva interpretarlo) non sono poi state molte.
Certo contro il Costa Rica il suo errore iniziale ha pesato, magari se quel tentativo di pallonetto fosse riuscito la gara si sarebbe messa in discesa, ma se bisogna considerare che chi sbaglia è chi ci prova bisogna pure considerare, in aggiunta, che gli errori di Chiellini e l’incertezza sull’uscita di Buffon non hanno pesato di meno sul gol subito – e sul rigore che l’arbitro non ci ha generosamente fischiato contro pochi istanti prima.
Pure contro l’Uruguay non mi pare che ancora Chiellini – che peraltro era stato in clamorosa sofferenza anche nella vittoria contro l’Inghilterra che aveva illuso un po tutti – sia stato esente da colpe, come pure Bonucci e i suoi famigerati “lanci lunghi” che sapevano tanto di palloni sparacchiati in avanti a caso “e speriamo che la vada bene”, come diceva mio nonno.


Parlando di Balotelli stesso, poi, bisogna capire cosa si vuole da lui: se torna indietro per farsi coinvolgere nel gioco gli si rimprovera di non essere un punto di riferimento davanti, se attende davanti gli viene rimproverato il contrario, ovvero un aiuto alla manovra e al pressing nullo. Ma sia mai che gli venga servito più di un pallone a partita.
Mi pare che su Super Mario si dimentichi spesso il calciatore e si finisca per giudicare l’uomo. Che è – questo si – irritante e presuntuoso, che va a fiammate che non sempre portano gol, ma che alla fine della fiera è stato l’unico attaccante ad andare a segno in tre gare.
Il discorso assume toni grotteschi se si pensa a quanti, prima del torneo, invocavano uno svecchiamento della Nazionale e invitavano i vertici a puntare di più sui giovani. Bene, questi sono i giovani: non sempre rendono, a volte sono lunatici e umorali, necessitano di tempo e modo e della possibilità di commettere errori. Perché di Rivera, di Cabrini, di Bergomi e Maldini non ne nascono a getto continuo, perché anche Del Piero era considerato una calamità per la maglia azzurra prima della vittoria del 2006, e se si considerava Del Piero un “mezzo giocatore” capite da voi di che razza di giudizi stiamo parlando. La verità come sempre è nel mezzo, i giovani hanno deluso – anzi, Balotelli ha deluso – ma non più di molti altri veterani, e oggettivamente mi è difficile pensare a qualcuno di sicuramente più affidabile che potesse giocare al suo posto. Immobile? Toni? Gilardino? Con il senno di poi sicuramente, ma sappiamo tutti bene che se Mario avesse indovinato quel paio di giocate adesso sarebbe un eroe nazionale, così come che se Toni avesse giocato male sarebbe stato “un vecchio”, Gilardino “finito” e Immobile “troppo acerbo”.


Quindi, come sempre, è da condannare la mentalità. Di chi da una parte dice che si deve puntare sui giovani e poi pretende che questi rendano come i veterani (per molti, nella patria del “cercasi apprendista con esperienza”, Immobile è già sopravvalutato e quelli del Borussia Dortmund sono degli allocchi ad averci puntato) e di chi accetta che gli stessi veterani, quelli che dovrebbero prendersi squadra e responsabilità sulle spalle, possano tranquillamente dire a fine torneo che in fondo “noi siamo i migliori, abbiamo vinto con questa maglia ecc ecc”. Niente mi toglie dalla testa l’idea che rispetto a questa, la Nazionale campione del Mondo del 2006 avesse solo più qualità nei singoli, una qualità che era dovuta ad una Serie A decisamente più competitiva di quella che vediamo oggi, dove (per fare un esempio) un Bologna che colleziona la miseria di 5 vittorie in 38 gare retrocede solo alla penultima giornata.

Colpa dei “veterani”, dunque? Assolutamente no. Sarà banale e scontato, ma colpa di tutti e di nessuno. E se Buffon – con un paio di parate fondamentali contro l’Uruguay – ci ha tenuti nel torneo fino al colpo di testa di Godìn, le dichiarazioni post-gara lo hanno, dal mio punto di vista, rimesso nel mucchio dei mediocri. Perché è vero quel che si dice, i veri campioni non cercano scuse. Icone della Nazionale passata come Zoff, Scirea, Del Piero, mai avrebbero rilasciato certe dichiarazioni a mezzo stampa, ma probabilmente avrebbero affrontato e risolto certe questioni nello spogliatoio, assumendosi in primis le proprie responsabilità.
Si dirà che è l’epoca di Facebook e Twitter, ma questi strumenti sono da giovani immaturi, non da campioni coperti di medaglie che pretendono di essere rispettati per meriti passati per cui sono già stati abbondantemente incensati. Adesso sono tutti brocchi, se magari di riffa o di raffa il turno veniva passato e da lì la squadra si svegliava, sarebbero stati tutti campioni. Troppo facile così. E troppo facile, soprattutto, ridurre le colpe di un fallimento a 2-3 elementi di una rosa di 23, soprattutto se sono bersagli facilissimi come Balotelli, già avverso notoriamente a parte della critica e del pubblico checché si sostenga il contrario. Sono ragionamenti da bar, da giovani più che altro: da elementi esperti e “della vecchia guardia” come De Rossi e Buffon, sinceramente, mi aspettavo un po di più.
Per prima cosa, ad esempio, un riconoscimento delle proprie, di colpe.

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