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Focus On – In Ucraina è ripartito un calcio diverso

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credits: direttanews.it


Un ritorno alla normalità, o quasi. Provare a distogliere lo sguardo e i pensieri da un qualcosa che non dovrebbe mai accadere, provando a riprendere ciò che si era lasciato in sospeso: è questo l’obiettivo del popolo ucraino che, a mesi dall’inizio del conflitto contro la Russia, sta cercando una difficile e dolorosa ripartenza dopo un periodo tragico, dopo una crisi che ha spezzato tante vite e ha infranto i sogni di molti. E così, in questo clima totalmente surreale, anche il calcio ucraino sta provando a ripartire. 

Quello che è ricominciato qualche settimana fa è però un calcio diametralmente opposto rispetto a quello prima dello scoppio delle ostilità: il conflitto non è terminato, e la sicurezza di tutti resta la partita più importante da vincere, pur provando a riprendere l’attività agonistica. La federazione ucraina ha stilato un nuovo regolarmente ad hoc per la ripresa del campionato, con regole ferree proprio a garantire l’incolumità di tutti gli addetti ai lavori. Il primo punto riguarda i tifosi: tutte le partite si giocheranno a porte chiuse, nessuno potrà assistere alla gara, nessuna percentuale, gli spalti saranno completamente vuoti fino a data da destinarsi. Si passa poi al punto effettivo riguardo la protezione di calciatori e addetti ai lavori: ogni stadio è dotato, attualmente, di sirene e rifugi antiaerei nelle immediate vicinanze, possono trovarsi massimo a 500 metri di distanza dall’impianto di gioco. I rifugi antiaerei, inoltre, sono dotati di protezioni di armi antiaeree mobili messe a disposizione dell’esercito ucraino. Le partite, inoltre, hanno l’obbligo di essere interrotte dal direttore di gara ogni qualvolta scatterà la sirena oppure si sentirà qualcosa di anomalo. Se la sirena del raid dovesse durare più di un’ora, l’arbitrò si potrà consultare con l’autorità per decidere se attendere ulteriore tempo o posticipare direttamente la gara.

Un regolamento chiaro e che, per certi versi, fa anche paura. Fa paura agli addetti ai lavori ma anche ai calciatori stessi, con molti di loro che hanno lasciato il Paese all’inizio delle ostilità. Comprendere quanto sta accadendo in Ucraina resta complicato ancora oggi, ma il calcio ucraino ha dovuto provare una ripartenza a tratti anomala, anche come segnale verso un conflitto che dovrebbe terminare nel minor tempo possibile. I bombardamenti continuano e ovviamente le attenzioni sono rivolte ad un popolo che da mesi sta combattendo tra la vita e la morte. In questo clima così complicato il calcio sta cercando di unire la gente, così come ha fatto sempre e così come continuerà a fare.

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