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Racconti Mondiali – Germania Ovest 1974, l’edizione politica (1/3)

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1974. La MITS, azienda americana attiva nel settore dell’elettronica, lancia sul mercato lo strabiliante Altair 8800 e dà ufficialmente vita all’era dei personal computer, il mondo esce dai detriti della guerra del Kippur e della crisi petrolifera del ’73, e mentre la Gran Bretagna è terrorizzata dagli attentati dell’IRA (con gli episodi più violenti dei Troubles), negli USA a dominare è il caso Watergate, con 10.000 persone che scendono in piazza chiedendo l’impeachment per Nixon. L’Europa, invece, oltre i tumulti inglesi e i soliti equilibri geopolitici da guerra fredda, vede la rielezione a vita di Tito in Jugoslavia, il colpo di stato a Cipro e la rivoluzione dei garofani in Portogallo. Infine, l’Italia dà una grande prova di modernità tra referendum abrogativo sul divorzio ed Europei d’Atletica a Roma, ma piange l’Italicus e Piazza della Loggia.

Il 1974 rappresenta, invece, un anno spartiacque per la FIFA. È l’anno della decima edizione del mondiale, rinominata per la prima volta FIFA World Cup e non più Jules Rimet, l’anno del definitivo sdoganamento in ambito commerciale delle nazionali (ora anch’esse rivestite da sponsor come Adidas), l’anno dell’elezione dell’uomo destinato a cambiare per sempre il volto della federazione: João Marie Faustin Godefroid de Havelange, che farà del terzomondismo e della commercializzazione più sfrenata i suoi cavalli di battaglia, agendo a fondo sui futuri scenari calcistici internazionali.

Ciò nonostante, l’elezione della Germania Ovest come paese ospitante avviene ben otto anni prima, nel ’66 e per acclamazione, dopo il ritiro della Spagna concentratasi sull’organizzazione del futuro Mundial ’82.

Siamo quasi al giro di boa dei ’70, e l’edizione tedesca passa alla storia per l’essere, forse inevitabilmente, la prima definibile come propriamente politica (nel senso di intrisa di storie politiche), nonostante negli intenti non venga assolutamente pensata a tal scopo. Infatti, è lontanissima dalla pomposità che aveva caratterizzato le Olimpiadi di Monaco di due anni prima, progettate con l’intento di stupire il mondo dando l’immagine più moderna del paese, e sporcate poi tragicamente dalla strage attuata dal gruppo terroristico Settembre Nero. Al contrario, col nuovo governo a guida socialdemocratica di Helmut Schmidt, si cerca di attenuare qualsiasi velleità legate a rivendicazioni politiche o ideologiche, e di impostare un torneo all’insegna della sobrietà.

Ma come detto, il periodo è terribilmente caldo su molti fronti internazionali, e la quietness tedesca non basterà a placarne i bollori.

Il primissimo episodio in tal senso risale al settembre del ’73, quando Cile e URSS si affrontano nello spareggio decisivo per l’ingresso alla manifestazione. Mentre la squadra sudamericana sta preparando l’incontro, circa quindici giorni prima, i militari di Pinochet prendono possesso del paese deponendo e giustiziando il presidente socialista Salvator Allende. I vertici dell’Unione Sovietica, precedentemente alleati col governo cileno, condannano il golpe e rompono qualsiasi relazione col paese, ma gli avversari decidono di rispondere inviando comunque la selezione a Mosca in occasione del match d’andata.

L’incontro si conclude 0-0, e i russi decidono di proseguire il percorso in nome dell’estraneità dello sport, rifiutandosi però in alcun modo di giocare il ritorno al campo di Santiago. Infatti, negli stessi giorni in cui le due squadre sono in campo per la prima gara, lo stadio della capitale viene riconvertito a campo di detenzione politica e tortura degli oppositori al regime.

Per risolvere la disputa, la FIFA decide di inviare in Cile due commissari straordinari col compito di assicurarsi circa la non violazione dei diritti umani da parte del neo-governo, e la risposta della federazione ai sovietici, in sintesi esprimente il rifiuto a spostare in campo neutro la gara, coincide col ritiro della nazionale allora allenata da Goryansky e con lo sdegno della stampa locale (i due commissari, intervistati in seguito, diranno che “la gente sembrava felice e i negozi sembravano aperti”).

La situazione culmina poi con la scelta di Pinochet di voler far comunque giocare la partita, e con la clamorosa farsa che va in scena il 21 novembre, quando Valdés, Caszely e compagni scendono in campo contro nessuno, segnando a porta vuota. Diversi giocatori della Roja si renderanno poi protagonisti di messaggi contrastivi nei confronti del nuovo regime, pagandone sulla propria pelle le conseguenze, ma neanche la censura statale potrà nulla quando saranno i tifosi a esporre striscioni come “Chile si, junta no” in occasione delle gare in terra di Germania.

Sempre sul piano politico poi, vi è la tacita benevolenza nei confronti della clamorosa esclusione dell’Inghilterra, la cui assenza allontana anche la gestione dell’annoso problema degli hooligans, nonché la preoccupazione proprio in riferimento ai tragici avvenimenti delle Olimpiadi di Monaco del ’72. In tal senso, infatti, si decide di abbandonare la connotazione moderata (anche e soprattutto in termini di impatto estetico) tradizionalmente attribuita alla polizia tedesca, volenterosa di dar di sé un’immagine lontana dagli anni del Reich, in favore di un dispiegamento imponente e totalizzante (con lo “Züddeutsche Zeitung” che parla dell’evento addirittura come di un “festival sportivo di polizia” in occasione della finale).

Dopo aver visto prosciugarsi una quantità importante di risorse per i giochi olimpici, la DFB ha almeno inizialmente qualche difficoltà a reperire i fondi necessari per l’organizzazione del torneo (prevalentemente da destinare alla ristrutturazione degli impianti), ma in seguito ottiene la cifra di 240 milioni di marchi che permettono lo sbloccarsi della situazione. Vengono costruiti gli stadi di Gelsenkirchen e Dortmund, e modernizzati quelli di Francoforte, Stoccarda, Dusseldorf, Amburgo, Hannover e Berlino.

Ancora politicamente parlando, piovono poi le pressioni circa la realizzazione di un torneo che possa essere in qualche modo più vivace e attrattivo. La FIFA risponde con l’introduzione di una inedita seconda fase a gironi al posto del classico percorso quarti-semifinale, al fine di poter aumentare il numero di incontri da 32 a 38 e di poter contare sul maggior numero di big passibili di scontrarsi quantomeno nella fase conclusiva della competizione.

Le novità sono la prima partecipazione assoluta di uno stato subsahariano come lo Zaire (e la sua nazionale dei leopardi spinta dal dittatore Mobutu), di uno proveniente dall’Oceania quale l’Australia, quindi di Haiti e direttamente dall’altra parte di Berlino, della Germania Est.

Allo scoccare del torneo, nonostante fra le squadre del blocco orientale la principale sorpresa si rivela essere la Polonia del gioco verticale e aggressivo di Górski e Lato, l’attenzione del pubblico è inevitabilmente concentrata proprio sulla nazionale della RDT che il 22 giugno affronta la Germania Ovest in un inedito duello fraterno e mondiale, così come sull’Olanda e sul suo calcio totale, teorizzato da Michels ed eseguito poi in campo dalla poetica dinamicità dell’Arancia Meccanica di Cruijff, Rep, Neeskens e compagni.

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