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Calcio

Nazionale, la gestione Mancini è arrivata al capolinea: così non si costruisce nulla

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fonte immagine: Twitter ufficiale Nazionale Italiana


Sono finiti ieri gli impegni internazionali delle selezioni nazionali. Due settimane nelle quali in Europa sono cominciate le qualificazioni a Euro2024. Il torneo di qualificazione ovviamente è iniziato anche per l’Italia di Roberto Mancini, che ha raccolto una sconfitta casalinga contro l’Inghilterra (l’ultima volta era accaduto nel 1961!), e una scialba vittoria a Malta.
Due gare che hanno lasciato grande amarezza. La prestazione complessiva dei 180 minuti è stata gravemente insufficiente. Il primo tempo contro la Nazionale dei Tre Leoni è stato di basso livello; mentre, contro Malta al di là dei due gol e un’altra occasione di Scamacca, la gara degli Azzurri è stato un repertorio di errori tecnici, distrazioni e scelte sbagliate da non mostrare nelle scuole calcio. L’ammissione, d’altronde, è arrivata anche dal cittì a fine partita: “Potevamo fare tutto meglio”.

Troppo facile però da parte di Mancini addossare ridurre tutto ad una prestazione negativa, che va a sommarsi a quella con l’Inghilterra migliorata solo nel secondo tempo, o ai pochi italiani che giocano nella Serie A. Dichiarazioni quelle che riguardano i pochi italiani veramente titolari che lasciano il tempo che trovano. L’esempio di Gnonto che è “dovuto” emigrare in Inghilterra per trovare spazio, senza che squadre come Fiorentina e Sampdoria ci puntassero, non è contestualizzato bene. Nell’estate del 2022 cartellino dell’esterno di scuola Inter al tempo costava troppa per la classe media della Serie A. Viene davvero difficile immaginare un CT di un’altra Nazionale che si lamenta che un suo calciatore trovi spazio in Premier League.

Ma questa è la situazione ed è tutto molto contraddittorio. L’ultimo giro di convocazioni ha lasciato grandi perplessità. Passi il quartetto di portieri, in cui non c’era Guglielmo Vicario, ci si augura, solo per infortunio. A partire dalla difesa difesa Mancini ha mostrato grande confusione. Le convocazioni di Buongiorno, Romagnoli e Darmian sono frutto delle “indicazioni” del campionato. Altrettanto però non si può dire dell’ennesima chiamata a vuoto di Bonucci o la chiamata di Toloi in una stagione piuttosto normale del difensore atalantino. Dubbi sul suo operato che si aggiungono alla mancata chiamata di Nicolò Casale, compagno di Romagnoli alla Lazio.
Ulteriore perplessità ha suscitato anche la convocazione di Spinazzola ed Emerson, quest’ultimo “protagonista” della orribile stagione del West Ham e chiamato in luogo dell’infortunato Dimarco. Assieme all’esterno dell’Inter non sarebbe stato più opportuno convocare uno tra Udogie e Parisi piuttosto che uno Spinazzola sempre inaffidabile dal punto di vista fisico? E nel momento in cui Dimarco non può rispondere alla convocazione perché non chiamare dall’under 21 uno dei già citati esterni di Udinese ed Empoli?
E se non bastasse la difesa, le contraddizioni arrivano anche sulle chiamate a centrocampo, oltre che per le scelte tecniche effettuate nelle due gare. Mancini si lamenta, ma lascia all’under 21 giocatori che si stanno ritagliando spazi importanti alla Juventus come Miretti e soprattutto Fagioli. Al loro posto ecco Tonali, in un momento di forma rivedibile, e Pessina davvero lontano dal giocatore osservato a Bergamo. Giocatori che, poi, Mancini ha schierato con Cristante contro Malta andando incontro ad una prestazione scadente dal punto di vista della qualità del palleggio, strumento fondamentale contro una Nazionale come Malta. Difficile, in quell’occasione, comprendere anche l’esclusione di Frattesi per gli interi 90 minuti.
Il capitolo attacco crea ulteriore malumore a chi osserva con interesse la Nazionale. Al di là della scommessa Retegui, al momento vinta, Mancini ha chiamato il giovanissimo Pafundi (9 minuti in stagione con l’Udinese) non facendolo mai andare nemmeno in panchina. Il tecnico jesino ha poi giustificato l’assenza di Zaniolo, ottimo nel nuovo esordio turco, con una condizione fisica precaria, contraddicendosi di fatto con la convocazione di Chiesa, alle prese con un problema al ginocchio destro. Inspiegabili poi le non convocazioni di Zaccagni, che deve secondo Mancini confermare le attuali prestazioni (???), e Orsolini: i due esterni.

L’impressione è che Roberto Mancini rimanga sulla panchina della Nazionale perché qualcuno lo ha pregato di farlo. Vive uno stato di profonda confusione e si lamenta: tentativo vano di nascondere i problemi della sua gestione. L’intenzione di dimettersi si dice ci fosse, e la sensazione è che la volontà di fare il Commissario Tecnico con lo stesso ardore con cui si autocandidò nel 2018 alla panchina azzurra ora sia svanita. Proprio oggi Repubblica scrive come Mancio potrebbe essere attratto dalle sirene parigine e lasciare così il posto al ritorno di Antonio Conte.

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