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Bologna

7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 27 Apr

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42 – Bernardini, il Dottore che trova la cura vincente

 

Il Bologna continua a rimanere a buon livello, ma ormai è irrimediabilmente lontano dai fasti di un tempo, e dalla gloria che adesso arride, a turno, a Juventus e Milan. Sulla panchina si avvicendano bei nomi (Campatelli, Sarosi, Foni) e Dall’Ara fa di tutto per rinverdire il fiuto che gli aveva permesso di portare a Bologna fior di campioni. Ci prova con Vukas e Maschio, uno dei tre “angeli dalla faccia sporca” che spopolavano in Argentina. Ma in Italia andrà meglio agli altri due, Angelillo e Sivori. Azzecca Pivatelli, come abbiamo visto, proprio su consiglio di Viani, e si trova in casa un ragazzino che alla causa darà tantissimo, Cesarino Cervellati. E sul finire degli anni Cinquanta, fa approdare in rossoblù pedine che si riveleranno fondamentali. Pascutti, in realtà, segnava già dal ‘55. Entrando partita dopo partita nel cuore dei tifosi. Fogli e Perani arrivano in gruppo tre anni dopo. E nel ‘59, con Federico Allasio in panca, debutta quel ragazzo di Portonovo di Medicina destinato a diventare una bandiera rossoblù. Il giovanissimo Giacomo Bulgarelli.

 

Allasio è un buon tecnico, il classico uomo tutto d’un pezzo, gran preparatore. Il suo Bologna, alla prima stagione, è quinto. E anche in quella successiva, ‘60-61, nonostante il nono posto finale, fa vedere cose buone. Ma il tecnico, la cui notorietà fa il paio con quella della figlia Marisa, notissima soubrette e sogno degli italiani, a quel punto è alla fine del suo ciclo rossoblù. Serve un salto di qualità, e Dall’Ara ha un’idea precisa su chi può farlo fare alla squadra. Solo che, come dire, il personaggio non è esattamente in sintonia. Non come Gipo Viani, naturalmente.

 

Ma il presidente sa quando c’è da fare il bene del Bologna. Intuisce che quel Fulvio Bernardini può essere l’uomo giusto. Ha già vinto uno scudetto epocale alla guida della Fiorentina, interrompendo lo strapotere delle milanesi e della Juve. E’ un uomo capace di inventare sogni anche su piazze apparentemente non destinate a realizzarli. E il Bologna degli ultimi vent’anni è questo: una ex grande che non riesce più a stare al passo con le padrone del calcio.

 

Eppure diffida, Dall’Ara. Di questo tecnico-professore, grande giocatore in gioventù e bandiera della Lazio, silurato da Pozzo in Nazionale a soli 26 anni e poi andato a chiudere la carriera tra Inter e Roma, sempre ad alto livello. Della sua laurea, della cultura sterminata che lo mette in soggezione. Del fatto che Bernardini è tutto meno che un compagnone da nottate al tavolo del poker, al contrario di Viani. Però il presidentissimo vuole rilanciare il suo Bologna. E Bernardini deve a sua volta rilanciarsi, perché dopo il trionfo di Firenze ha vissuto anni meno sfavillanti. L’operazione si fa.

 

Bernardini inizia a lavorare sul gruppo che trova a disposizione, e insieme al nuovo Ds Carlo Montanari aggiunge alcuni elementi che strada facendo si riveleranno necessari al suo progetto. Dalla Lazio arriva Franco Janich (con Bruno Franzini), e va a cementare la difesa. Dall’Ara intanto va a pescare il capocannoniere del torneo olimpico di Roma, il danese Harald Nielsen. Già così, una bella squadra. Romano Fogli crea gioco a centrocampo, Bulgarelli cresce a vista d’occhio, è un ragazzo che ha già addosso la maturità del veterano, Perani e Pascutti sono ormai certezze. All’inizio la difesa fa fatica, e le prime uscite di Nielsen non convincono il tecnico né il pubblico. La prima stagione con Bernardini al timone finisce con un quarto posto, il miglior risultato del Bologna negli ultimi due decenni, molti guizzi di bel gioco e diversi passi falsi, l’addio del fedelissimo Cervellati, dopo quattordici anni di dedizione alla causa rossoblù (ma non è finita: Cesarino passa infatti dall’altra parte, a fare il secondo del Dottore). E con un successo, finalmente, a riempire la bacheca: la Mitropa Cup, ormai diventata un trofeo minore, ma pur sempre beneaugurante. Altro riconoscimento: quattro rossoblù in Cile a disputare i Mondiali. Bulgarelli, Pascutti, Janich e Tumburus. Il Bologna, col nuovo condottiero, risale ai piani nobili del calcio.

 

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