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Grandi Pensieri di Mattia Grandi – Special China Edition

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La cessione del capitano Alessandro Diamanti al Guangzhou di Marcello Lippi nella sessione invernale del calciomercato è solo l’ultimo colpo letale cronologicamente inferto al Bologna Calcio dalla presidenza Guaraldi. Incuranti della deficitaria posizione in classifica e della pochezza tecnica propinata domenicalmente ai fruitori di quello che un tempo si chiamava spettacolo, le alte sfere rossoblu spediscono nella terra dei loti l’unico giocatore in grado di dare del “tu” al pallone presente in rosa. Scelta inevitabile, si dirà, il potere del Dio Denaro sottomette tutti. Quasi tutti. La verità è che una città sportiva intera assiste inerme all’ennesimo scempio perpetrato nei suoi confronti e nel rispetto di una storia ultracentenaria che da qualche anno viene calpestata con nonchalance. Demagogia? No, se hai un minimo di passione per quei colori e se ogni volta che imbocchi via Andrea Costa ti arrivano due extrasistole dall’emozione. Certe cose non le puoi etichettare come demagogia. C’è un preciso disegno dietro a tutto questo e nel progetto il Bologna Calcio è soltanto un utile pretesto. Le casse felsinee necessitano di liquidità e ci si sbarazza dell’ultimo patrimonio tecnico rimasto chiedendo, cortesemente, se possibile trattenerlo fino a domenica sera perché c’è la partituzza con la Samp all’orizzonte. L’offerta irrinunciabile di dieci milioni di euro viene prontamente ritoccata al ribasso al primo segnale di tentennamento asiatico perché il Credo è monetizzare. Quanti giocatori talentuosi negli ultimi tempi hanno abbandonato gli appartamenti emiliani alla prima sniffata di mero guadagno societario? Rose smembrate con conseguente decadimento sul campo oggi più che mai visibile al cospetto del rettangolo verde di gioco. Il Bologna non ha una propria valenza dinanzi alle concorrenti di mercato in nessun tipo di trattativa. Casteldebole è terra di conquista per chiunque passi da li, il Lidl della massima serie, un discount nel quali trovi l’offerta senza troppi intoppi. C’è addirittura la possibilità di portare a casa un giocatore senza esborsi economici. Vicenda Portanova, anche lui capitano rossoblu un annetto fa. Regna sovrana l’improvvisazione con la supponenza del professionista. Provano sempre a farti passare per fesso o quantomeno a propinarti una logica spiegazione deformata. La logica c’è ma non è calcistica. La logica non parla di calcio, gli interessi sono altri e non di natura sportiva. Diamanti, il capitano che vola in Cina. Non ci ha mica pensato due volte Alino, a trent’anni ti coprono d’oro, vuoi non salire sull’Orient Express. E i mondiali? Marcellone ha già chiamato Cesarone, tranquilli. Italia, pizza, mandolino, spaghetti, mafia. Torna di moda il mio Credo, non mi innamoro mai dei calciatori. E’ una natura beffarda quella del giocoliere con la sfera di cuoio, ti ammalia e poi ti lascia. Ci rimani male le prime due volte poi alzi la corazza e non ti innamori più flirtando (con tanto petting) di tanto in tanto. Ma il cuore no, quello batte solo per la maglia. Mi piacerebbe che ci fosse, ogni tanto, un minimo di senno anche dall’altrui parte. Evitare le dichiarazioni di amore eterno, i contratti a vita, qualcuno potrebbe finire per crederci. Ho un bimbo di sei anni, fatico come una bestia per crescerlo con due dogmi rossoblu in un fottuto mondo bianconero, rossonero e nerazzurro. Ho poche carte da sfoderare, se avete intenzione di togliermele dal mazzo una ad una mi risparmio la fatica educativa. L’acqua poi farà il suo corso. Cosa spero? Che tutto finisca il prima possibile, in un modo o nell’altro, anche nel più brutale. Un bel hard reset e tutto da capo. Questa è un’eutanasia e non ho ancora la fisiologica età del malato terminale.

Mattia Grandi    

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