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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 17 Nov

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19 – Dallo Sterlino al Littoriale

Sedici anni dopo la nascita, il Bologna è arrivato sul trono. Ha conquistato, dopo l’infinito duello col Genoa (e la formalità della finalissima con l’Alba) il suo primo scudetto. Ma non c’è solo la gioia, l’emozione del trionfo. C’è molto di più: la consapevolezza di essere finalmente, grazie alla “cura Felsner”, tra le grandi realtà del calcio italiano. Proprio mentre i campioni che hanno fatto grande il Genoa cominciano a sentire il peso degli anni e il logorìo delle grandi battaglie lasciatesi alle spalle. Hanno nove scudetti in bacheca, non ne vinceranno più. Stanno diventando altri, i centri del grande calcio. Torino, dove la Juventus è diventata proprietà della famiglia Agnelli e dove sta nascendo la grande rivalità, ad alta quota, con il Toro. E Bologna, naturalmente.
Ed è proprio la Juventus a fare un brutto scherzo ai rossoblù campioni d’Italia. Nella stagione 1925-26 Schiavio e compagni arrivano in carrozza alla finale di Lega Nord (una sola sconfitta in ventidue giornate), ma anche stavolta andata e ritorno non bastano. Di fronte i bianconeri del fenomeno Hirzer: finisce 2-2 allo Sterlino e 0-0 a Torino. La bella si gioca il primo agosto, all’Arena di Milano. Di fronte, due squadre alla ricerca del secondo sigillo. Ce la fa, di misura, la Juve: segna Pastore, pareggia Schiavio, chiude i conti Vojak. Due a uno. E poi la truppa bianconera va a prendersi lo scudetto nella finalissima contro la solita Alba Roma. Consolazioni di stagione: Schiavio, secondo bomber del campionato dietro a Hirzer, con 27 gol, ha debuttato in azzurro il 4 novembre del ’25 (Italia-Jugoslavia 2-1, doppietta di “Anzlèn”) e in azzurro fa il suo esordio anche Borgato.
Ma l’ascesa di Bologna nel gotha del calcio nazionale è ratificata nella stagione successiva. Non sul campo, ma “col” campo. Il nuovo stadio, destinato a chiudere l’era del glorioso Sterlino, col suo manto verde in leggera salita, nasce in piena ascesa del regime di Mussolini. Leandro Arpinati, cresciuto prima della guerra mondiale su idee anarchico-individualiste, dopo la marcia su Roma è diventato un pezzo grosso del partito fascista. Presidente della Figc, e sfegatato tifoso rossoblù, spinge in prima persona la costruzione di un impianto destinato a diventare il migliore in Italia. Il 31 ottobre 1926 lo stesso Mussolini presenzia all’inaugurazione del Littoriale. Che sorge su un’area di 125mila metri quadrati. Per costruirlo occorrono duemila tonnellate di cemento e mille di ferro, oltre a quattromila mattoni. C’è il più bel campo da calcio dell’epoca, ma ci sono anche piscine e campi da tennis. «Raccomanderà la nostra generazione per tutti i secoli futuri», profetizza il duce. Alla “prima” del nuovo campo, il 29 maggio 1927, non ci sarà il Bologna, ma la Nazionale. In tribuna il re d’Italia, l’Infante di Spagna, il cardinale Nasalli Rocca. Italia-Spagna 2-0 (nella foto), con tanto di rete di Geppe Della Valle a Zamora. Il Bologna debutterà nel nuovo stadio una settimana dopo, il 6 giugno, battendo il Genoa 1-0.


Ma c’è una storia, un’altra, che colora di rosso sangue quel 31 ottobre del ’26, giorno dell’inaugurazione in grande stile. E’ una tragedia che si consuma a poche migliaia di metri dallo stadio, in pieno centro. Mussolini è in città, per la grande “vernice” dell’opera colossale voluta da Arpinati. La mattina, mentre il corteo del duce attraversa la città, qualcuno attenta alla sua vita. La colpa ricade su un ragazzo di appena quindici anni. Si chiama Anteo Zamboni. La sua storia, e questo fatto di sangue in una città che inneggia al fascismo e alle grandi opere, merita di essere raccontata più approfonditamente.

(19 – continua)

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