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Bologna

7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 18 Agosto

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6 – RICOSTRUIRE SULLE MACERIE DI UNA GUERRA

Una storia costruita su tante storie, quella del Bologna. Ci sono pagine piene di gloria, di successi, di felicità. Altre intrise di rabbia, dolore, drammi. Normale, quando si affronta un viaggio lungo un secolo, per di più insanguinato da due guerre mondiali. Quando arriva la prima, il Bologna Football Club ha l’età, la fragilità, l’ingenuità di una creatura bambina. Ha soltanto sei anni, seppure intensi e vissuti con entusiasmo. Nel periodo bellico, tocca al cavalier Arturo Gazzoni, quello dell’Idrolitina, assumersi le responsabilità che spettano a un presidente, e tenere in piedi un’idea di società, di calcio, di sport in mezzo alle ferite del conflitto. Si gioca, tra il 1915 e il 1916, nelle fasi regionali di Coppa Federale. Ci si batte per la Coppa Emiliana. Si organizzano amichevoli. Ma nel 1917 tutto si ferma, e sarà così fino alla pace ritrovata. A quel punto, anche al Bologna toccherà fare la conta di quelli che non ci sono più.

 

Sono sette i giocatori di quegli anni da pionieri che la città e lo Sterlino non riabbracceranno mai più: Guido Alberti (fratello maggiore di Cesare , Talento immenso e sfortunato di Bologna e Genoa), Agostino Bianchi, Aldo Brivio,Guido Della Valle (uno dei soci fondatori della società, fratello maggiore di Giuseppe, tra i più grandi rossoblù di tutti i tempi), Lazzaro Antonio Fontana, Guido Pifferi,e Lino Sala Rosa. Con loro se ne sono andati anche i soci Mario Cordara, Rinaldo Balestra, Silvio Presi, Mario Bonvicini, Modesto Laffi, Giorgio Ridolfi. Il loro sacrificio resterà impresso su una lapide, con l’epigrafe dettata dal poeta Giuseppe Lipparini. Animatore delle più fiere energie, il nobile gioco li temprò all’entusiasmo e all’azione… Così in faccia al nemico donarono generosi le giovani vite, perché fosse salva e grande la patria. Il Bologna F.B.C. volle qui incisi i nomi dei caduti gloriosi, a render sacra la memoria del dovere compiuto e del sacrificio”. A imperitura memoria, si direbbe. E invece sarebbe arrivata la demolizione dell’impianto nel 1969: chissà che fine ha fatto quel pezzo di marmo, con tutti quei nomi così importanti per la storia del Bologna.

La guerra è finita, ma ha portato via energie vitali e vite in sboccio. C’è da ricostruire, in città. E anche nel calcio. La situazione societaria è drammatica, lo Sterlino è in rovina: tribuna crollata, steccato distrutto, campo impraticabile. Anche Minelli, preso da ben altri problemi con la sua azienda, ha gettato la spugna ed è uscito dal mondo del football. A far ripartire la macchina del calcio a Bologna ci pensa Cesare Medica, industriale del caffè arrivato da Genova. In città il nuovo presidente ha interessi nel settore alimentare e in quello alberghiero. E’ il proprietario di un cinema-teatro in via Monte Grappa che porterà il suo nome fino ai nostri giorni. Medica mette in piedi “Bologna Sportiva” una società cooperativa  che anticipa di decenni i primi esperimenti di azionariato popolare: chiunque può acquistare fino a un massimo di cinquecento azioni, e l’operazione economica supporta la rinascita della società sportiva. L’impianto diventa di proprietà di “Bologna Sportiva”, e finalmente torna all’antico splendore. Anzi, migliora: la tribuna viene ampliata (il progetto è dell’ingegner Baulina), e nel 1921 le si aggiunge una gradinata scoperta sull’altro lato. Cemento armato per dare solidità a quel vecchio sogno del “football”.

 

La stagione della ripartenza, il 1919-20, è anche quello delle novità ispirate da Medica: Fin lì, l’idea di “acquistare” giocatori non era mai passata per la testa dei dirigenti rossoblù. A rappresentare il “grande passo” una mezzala ventiduenne con un dribbling che incanta: dal Modena arriva Bernardo Perin. Costa due lire da pagare ai modenesi, i rimborsi-spese per i viaggi e la promessa (mantenuta) di un lavoro: la società gli permetterà di aprire un forno, perché di solo calcio è impossibile vivere. Nel girone unico emiliano di Prima Categoria il Bologna stravince (e gli avversari si chiamano Modena, Mantovana, Carpi, Nazionale Emilia, GS Bolognese), approdando al Girone C della semifinale Nord, dove le tiene testa solo l’Internazionale, che poi vincerà lo scudetto. E’ un bel modo di ripartire. E a guardare ai dettagli, c’è qualcosa che permette alla dirigenza di guardare al futuro con ottimismo. Per tutto il periodo bellico, un campione in campo e fuori del calibro di Angelo Badini si è occupato della nidiata di ragazzini da allevare a pane e calcio. Nel 1919 quel gruppo vince il Torneo Primi Calci organizzato dal vicepresidente Gibelli, dal segretario Oppi, da Berti e Gaiani. Tra quei giovani ci sono Genovesi, Baldi, Cesare Alberti, Muzzioli, Schiavio, Gasperi. La gloria, tra pochi anni, arriverà grazie a loro. E questa si chiama lungimiranza.

 

(6 – continua)

 

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