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A Tu per Tu con….Alex Ferrari -30 Mag-

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C’erano una volta gli stopper tutto nerbo e agonismo, una schiera di golem dai piedi ruvidi quanto la carta vetrata impregnati fino al midollo della filosofia del “o passa la palla o l’avversario, entrambi mai”. Era tutto un altro calcio, certamente più ruspante e meno cervellotico di quello attuale, sebbene altrettanto affascinante. Nel calcio totale di oggi, dove l’infrangere le iniziative altrui rappresenta solo una parte delle prerogative di un buon difensore, c’è sempre meno posto per i golem e più spazio per gente come Alex Ferrari, una delle più fulgide promesse della cantera rossoblù. Difensore centrale o terzino sinistro, mancino naturale, Alex è reduce da una stagione vissuta da assoluto protagonista con la maglia della Primavera, stregando tifosi e addetti ai lavori grazie ad un connubio di qualità fisiche, atletiche e tecniche inusuale per un classe 1994.

 

Alex, cominciamo dalla stagione in chiaroscuro della Primavera. Nonostante le ottime individualità non siete riusciti a centrare l’obiettivo play-off, incappando, nel corso del campionato, in qualche scivolone di troppo. Come te lo spieghi?

Probabilmente il nostro limite è stato mentale più che tecnico. Lo dimostra il fatto che contro le grandi abbiamo quasi sempre rimediato risultati positivi, frutto di buone prestazioni, mentre la continuità ci è mancata soprattutto con le piccole. Se consideriamo le qualità dei singoli ed aggiungiamo un girone di andata quasi perfetto, il Bologna avrebbe meritato il terzo posto e l’approdo ai play-off molto più di squadre come Cesena e Milan, che si sono piazzate davanti a noi.

 

Qual è la squadra che ti ha maggiormente colpito tra quelle affrontate?

Senza dubbio l’Atalanta. I neroazzurri non solo hanno una rosa di grande livello, ma anche una qualità di gioco impressionante.

 

E per quanto riguarda i singoli?

Il Gruppo B è pieno di ragazzi fortissimi. Dovendo scegliere dico il difensore dell’Inter Lorenzo Paramatti ed il centrocampista dell’Atalanta Antonio Palma.

 

Parliamo di te. Quest’anno hai ben figurato sia come terzino che come centrale, dimostrando una grande duttilità. Qual è il tuo ruolo ideale?

Sono nato come terzino e sono sempre stato schierato in quel ruolo durante la mia prima stagione in Primavera. Poi arrivò Baldini e mi disse che avrei avuto molte più possibilità di emergere giocando al centro, così ho chiuso la stagione come difensore centrale, ruolo che preferisco perché mi permette di impostare l’azione e di giocare un numero maggiore di palloni.

 

Chi è il tuo modello calcistico, il campione a cui ti ispiri?

Anche se non gioca nel mio ruolo il mio idolo è da sempre Alessandro Del Piero, che ammiro per l’umiltà che dimostra fuori dal campo prima ancora che per la classe.

 

A livello personale questa è stata per te una stagione decisamente positiva, giustamente culminata con la convocazione di Pioli per la trasferta di Parma all’ultima di campionato. Che cosa prova un ragazzo di diciassette anni ad affacciarsi per la prima volta tra i “grandi”?

Fino al venerdì prima della partita non me lo sarei mai aspettato. Poi, però, mi sono allenato conla PrimaSquadrae a quel punto ho iniziato a sperarci finché mister Baldini non mi ha dato la notizia della convocazione. È stata un’emozione indescrivibile. Si fa un salto enorme, si entra in un mondo che non ha nulla a che vedere con quello dei settori giovanili.

 

Baldini ti ha citato tra i giovani già pronti per la Prima Squadra. Sei d’accordo con il mister?

Se sono pronto o meno non lo so, questo spetta agli allenatori stabilirlo. Sicuramente è questo il mio obiettivo e, come tutti i miei compagni, lavoro ogni giorno per poterlo raggiungere.

 

Progetti per il prossimo anno?

Ancora non so nulla, devo ancora discuterne con il mio procuratore. Certo esordire in Serie A con il Bologna sarebbe il massimo!


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