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Bologna

Il Bologna visto da Voi – La Sciarpa Rossoblù

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La Sciarpa Rossoblù

Galoppava l’anno 1971.
Appena trasferita in centro, inizio la prima elementare…tutta bella impettita mi metto in fila con i nuovi compagni, secca come un fuso, solo occhi, e due codini imposti of course dalla mamma, stile china baby, o per meglio dire stile vispa Teresa.
Ansia a mille, memore di una non eccezionale esperienza all’asilo, e ben dotata di un carattere ombroso e poco incline ad intraprendere amicizia…’na sfigata, tanto per chiarire…
I codini si fan sempre più inamidati mentre la maestra sceglie le coppie per i banchi…speriamo di capitare con una bambina simpatica e socievole che mi voglia subito tanto bene.
Ad ogni femmina accoppia un’altra femmina, ad ogni maschio un altro maschio, me no…prezis…me mi mette in banco con un ragazzello, secco secco, con un lieve difetto a camminare…iniziamo bene…ecco subito il pensiero razzista della classica bamboletta figlia unica di buona famiglia sempre vissuta negli agi, viziata e riverita…
Adamo si chiama il ragazzello, e oltre ad essere maschio (orrore orrore) e per giunta brutto, sfoggia un’enorme sciarpa di lana grossissima fatta chiaramente a mano, di colore rossoblù.
Passano i giorni, e questa sciarpa diventa uno dei miei incubi notturni…invece di lasciarla riposta nell’attaccapanni nel corridoio, il proprietario me la impone quotidianamente, o drappeggiata su di lui, o addirittura sopra alla mia parte di banco…lo odio, e questa lana grezza lascia tutti i “plumini” e starnutisco in continuazione…per non parlare poi di un capannello di 4 compagni di classe “giuventini”, che non fanno altro che sfottere il povero Adamo, in maniera pesante e cruda…
In mezzo a questi sberleffi e umiliazioni, Adamo trova però il tempo di iniziarmi al tifo, al calcio, al Bologna, ai colori rossoblù di cui va così fiero…e mi racconta, infoiatissimo, dello scudetto vinto pochi anni prima, si infervora parlandomi delle tecniche di gioco.
Io sul momento faccio finta di ascoltare, ma rimugino per i fatti miei… sinceramente, come ogni femmina che si rispetti, trovo assurdo andare a vedere 22 cretinetti con gli sgambarletti al vento che corrono dietro ad una sfera…ma tant’è, mi rendo conto che a lui, giustamente, annoia da morire sentire le altre bambine che fra loro parlano di braccialetti e di Ugo Pagliai.
Pian piano inizio a provare interesse verso questa sua sciarpona e a tutto ciò che rappresenta.
Adamo sogna addirittura di fare il calciatore da grande, non rendendosi evidentemente conto della sua lieve menomazione…ma sogna, spera, immagina, fantastica…e per me, vissuta in un ambiente abbastanza asettico e un po’ formale, è un altro mondo…un mondo di sensazioni, di vita, di emozioni…
I giorni passano e le cose peggiorano sempre più per Adamo e la sua sciarpa, pare che tifare Bologna sia da appestati, atmosfera pesante in classe, la maestra non coglie la situazione e crede sia tutto uno scherzo…
Oltre a sfotterlo in continuazione per la sua appartenenza al popolo rossoblù, così evidentemente misero rispetto ai fasti “giuventini”, questi 4 ragazzetti un giorno decidono di passare, non so per quale motivo, vista la mitezza del mio amico Adamo, alle maniere forti…all’atto di sedersi, dopo l’appello, si fiondano da lui e gli tolgono la sedia mentre si sta chinando…un boato pazzesco…mi volto a soccorrerlo, fra un turbinio di sciarpa e matite e fogli, meravigliandomi che non si sia rotto l’osso sacro…si rialza piangendo, mi si stringe il cuore, la maestra non fa una piega…
A quel punto decido…già altri giorni passati ho provato a dirgliene quattro a quei tipi, ma ovviamente non è contato nulla, anzi sono diventata pure io il loro bersaglio, mi tirano i codini (mai che si disfino però eh!!), mi rubano la merenda, mi alzano il grembiule e la gonna, insomma ci son finita in mezzo pure io…
Ed allora vigliaccamente, molto vigliaccamente, decido di cambiare aria…all’intervallo mi metto a parlare con le bambine, lasciando Adamo solo soletto nel banchino, con un’espressione tristissima sul visetto…e allora parlo pure io dei braccialetti, di Cicciobello e di Cicciobrutto, della Barbie e di Ken e compagnia cantante; ma mi rendo presto conto che non mi frega nulla…son tutte menate per me quelle…e mi mancano i racconti pittorici di Adamo allo stadio col suo papà…mi mancano tanto…ma faccio la dura, e continuo a stare nell’ovile delle pecore.
Ma alla notte, mentre dormo, nell’oscurità, sento il mio angioletto custode che mi dice “No Antonella, non ti stai comportando bene, non si trattano così gli amici”…e ogni mattino sono tentata…ma non so proprio come potrei cambiare le cose.
Poi il patatrac..non contenti, i 4 stolti immobilizzano Adamo nel bagno, e gli legano le gambe con la sua sciarpa rossoblù…già ha chiari problemi di deambulazione appunto, con la sciarpa a legargli le ginocchia non può muoversi…lo trova il bidello, seduto sulla tazza, singhiozzante, le mani fra i capelli…la maestra fa una nota, bona.
Mi prende il lupo, sto malissimo, e arrivata a casa piango fino a sera…la mia dada pensa siano precoci sbalzi ormonali, e non mi considera più di tanto (perché poi, quando le appartenenti al sesso femminile piangono, si pensa subito a disordini ovarici o ipofisari o tiroidei?? Mah…). Beh dicevo che poi alla sera il mio papi, tornato dal lavoro, mi prende sulle ginocchia e mi chiede cos’ho.
Gli spiego tutto… ”Sai cocca cosa facciamo? C’è il figlio di Ferruccio, quel mio amico, che fa la quinta lì, ora gli telefono e vediamo cosa si può fare…”
Sollevata, il mio papà risolve sempre tutto, meglio di Superman…
E il figlio di Ferruccio, Luca, al telefono mi dice “Dopodomani vestiti di rossoblu”…io non capisco, non so cosa voglia dire, ma due mattine dopo mi presento a scuola con un maglioncino rosso e un gonnino blu (mentre la mamma mi continuava a dire che era un abbinamento di colori che non andava di moda nella collezione inverno-primavera di quell’anno…).
Poco prima dell’inizio della lezione, vedo avanzare nel corridoio, diretti verso la nostra classe, Luca e 5 suoi compagni, belli alti, vestiti, sotto al grembiule, con maglietta Rossoblù, pantaloncini bianchi e uno sguardo da Terminator negli occhi…si avvicinano ai 4 giuventini e: “Non osate più trattare così Adamo e i colori rossoblù, all’intervallo facciamo una bella partita, chi perde, perde La Maglia”.
Non capivo il significato di perdere la Maglia, ma i 4 sembravano annichiliti e anche un pò spaventati…
Intervallo: ci mettiamo tutti in cerchio nel cortile….moltissimi maschi a fare il tifo, moltissime bambine che, non certo ocarotte come me, non perdono occasione per fare le belle, tutte coi capelli cotonati, imboccolati, io, coi miei codini sparati nel freddo della mattinata, sembro una quaglia anoressica e spurita…Adamo in disparte, l’unico seduto su una sedia, gli occhi ancora pieni di dolore.
Sembra un duello all’ultimo sangue, una sola porta, senza portiere, 6 Rossoblù e 6 Bianconeri…si guardano in cagnesco, gli altri hanno chiamato altri due di quinta che come loro tifano “giuve”, tanto per non essere troppo inferiori.
Atmosfera tesa, ci sono pure le maestre e i bidelli…io mi metto a fianco di Adamo, gli dico “Hai visto, ora noi vinciamo e il Rossoblù non lo infanga più nessuno”…alza su di me uno sguardo adorante e speranzoso, e si asciuga le lacrime con la sciarpa.
La battaglia inizia…il cortile è di cemento, non c’è erba, a ogni caduta il sangue scorre…
Alla fine 7 a 2 PER NOI!!!!!!!!!!!
Esultiamo, a momenti trascino Adamo per terra, sono felice, e lui lo è più di me, e in quel momento sento un senso di Appartenenza, un senso quasi di religiosità, tutti attorno a questo Sciarpone, tutti attorno a queste Maglie dagli splendidi colori, tutti felici, tutti entusiasti, pure i bidelli urlano forza Bologna!!!
E’ un’atmosfera che ti prende, che ti coinvolge, che ti fa sentire viva
Poi vedo uno dei Fantastici 4 in un angolino, a testa bassa, la maglietta bianconera sporca e sudicia, sudato e avvilito, ha perso la Maglia, ha perso l’onore, e forse se ne sta rendendo conto…e mi prende un desiderio impellente di violenza, quasi che tutto quello che ho trattenuto dentro, in tutti quei mesi, voglia uscire fuori.
Fra me e lui il pallone…mò ti faccio vedere io, penso, ora me la paghi…facendo finta di niente prendo la rincorsa, una bella pallonata sulla schiena è quel che gli ci vuole…sto per calciare, quando una formica o un burdigone che caspita ne so mi sbarra la strada, o forse sono le scarpine nuove di pelle lucida alla baby che mi giocano un brutto scherzo
prima di arrivare al pallone una scapuzzata BIBLICA…giù come un piombo…oserei dire che rimbomba il cortile…tutti si girano attoniti… figuraza…ho ancora oggi sul ginocchio destro l’orologio di quella caduta… original cement-tattoo…per non parlare dei palmi delle mani…e meno male, se avessi sbattuto il naso ora assomiglierei ad un bulldog.
Luca mi si avvicina, mi solleva “Ma te sei proprio scema, ma tu guarda che strano modo per farti notare dai miei amici di quinta eh???”
E certo Luca, il mio modo naturale di corteggiare un ragazzino è di zompargli sui piedi…
Ma pensa te cosa va a pensare questo…dovrebbe sapere che per Noi che amiamo planare a pelle d’orso sul cemento questa caduta è roba da dilettanti…
All’uscita, la mia dada, vedendomi così malconcia, ha sbottato più o meno così “Lella, mo tio bonino ma set fat? ahhhhh aiò capè, ti caschè un’etra volta!!!!”
Adamo ride, evidentemente aveva già capito con chi aveva a che fare…e sventola lo Sciarpone Rossoblù…
Arrivata a casa ho raccontato tutto al papà…poi mi sono messa le mani sui fianchi, lo ricordo benissimo, i codini frementi, lo sguardo birichino, e gli ho chiesto “Ma papà tu dov’è che vai quasi tutte le domeniche pomeriggio?” e lui s’è messo a ridere.
L’anno dopo, a scuola, l’inizio del primo raccontino della mia vita, e ce l’ho ancora, recitava così: ”Il mio papà è pelato, ma è tanto buono (???) e ieri mi ha portato per la prima volta allo stadio a vedere il Bologna…”.

Antonella

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