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Alé Bulåggna: l’Arco Guidi

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L’Arco Guidi


Dåpp i dû scabóff
, le due scoppole, ciapè só e purtè a cà sabato sera, se la settimana scorsa abbiamo parlato del Meloncello, oggi a s prilän indrî, facciamo una pronta conversione a U e ci avviamo idealmente verso l’Arco Guidi. Non nel senso metaforico cui alludeva lo striscione indirizzato alla tifoseria bianconera, ma verso il luogo dove sorgeva l’arcata che univa il portico proveniente da via Saragozza, ora un po’ scalastrè, a quello che oltre Andrea Costa prosegue verso la Certosa. 

Di lì nacque il modo di dire andèr al Arco Guidi per indicare il raggiungimento della pace eterna, un detto che seguendo il destino della costruzione che gli ha dato il nome è passato nel dimenticatoio, ovvero è finito int al panirån ed Cùccoli.

Non che ci dovesse essere una gran pace da quelle parti, visto che proprio lé d banda, lì di fianco, c’era il tiro a volo a rendere scoppiettante l’atmosfera. Furono poi le esigenze di viabilità imposte dalla costruzione del nuovo stadio, al Litorièl, a decretare prima l’abbattimento di alcune luci di portico per far passare il tram e quindi la  demolizione definitiva dell’arco.

Tornando a sâbet indrî, il sommesso brusìo delle garbate esternazioni di chi rivela fin dal nome la propria nobiltà, ci ha fatto tornare in mente l‘aneddoto dell’ ufficiale tedesco entrato in un raffinato circolo bolognese che, chiedendo con un elegante «Dofe essere cesso?»  l’ubicazione della toilette, si era sentito rispondere da un impertinente barista: «L é in cl óss duv ai é scrétt Gentlemen, mo ló al vâga pûr dänter l istàss».

Seguendo questo esempio, poiché non è bello augurare al prossimo di andare in un mondo migliore, come ha rimarcato il giudice sportivo con puntuali sanzioni, possiamo rassicurare il nostro simpatico nobiluomo che, qualora non dovesse portare foravî, all’estero, la sua scienza, l’anno prossimo saremo ancora qui per invitarlo ad andare… in cal sitarén.

 

Alé Bulåggna !!!

22 ed mèrz 2013

Gallo

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