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Bologna

Stai parlando con me?

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Ci riuscite sempre.

Ogni volta vi rendete simpatici come un gessetto strisciato sulla lavagna.

A volte con veri capolavori di bravura degli arbitri, vedi la sfida all’O.K. Corral dell’impeccabile Pieri con Cipriani, vinta tre colpi a zero dall’uomo col fischietto, che, non pago del duello, con un finale pirotecnico trasformò miracolosamente un fallo di Ibra su Capuano in una punizione gol della Juve. 

Altre volte con puntatine a sorpresa in altri sport meno seguiti, vedi i tuffi di Zambrotta (premio Oscar per gli effetti speciali vinto ex aequo con quel burlone di Nedved) e del grande rivale di Tania Cagnotto, il desaparecido Milos Krasic; oppure il numero da pallamano di Zalayeta, in una strana partita in cui si premiò chi colpiva la traversa, un pò come si fa ora nell’intervallo fra il primo e il secondo tempo.

Adesso il premio è un abbonamento, allora era un gol.

E’ proprio un vostro marchio di fabbrica e lo ripetete come un mantra.

Prima proviamo a far divertire tutti con questi siparietti di magie e buon umore sparsi per mille partite.

Poi, non dovesse bastare, ci circondiamo di simpaticoni come Moggi e Giraudo.

Poi ancora, con lo stesso rispetto per le sentenze di un famoso nano lombardo, raccontiamo a tutti per anni che gli scudetti sono 30.

E, per finire, difendiamo a spada tratta un allenatore che, a sua insaputa, ha fatto il Giro d’Italia delle squadre maggiormente implicate nel calcio scommesse.

Quando uno è sfortunato c’è poco da fare.

Venendo a sabato sera, proprio adesso che avete finalmente una squadra fortissima, capace di vincere meritatamente e senza aiuti, che fate?

Esaltate l’ultrà Antonio Conte, che a un minuto dalla fine, pensando forse di essere nello Juventus Stadium e non davanti alla tribuna di Bologna, si è girato verso la gente e ha cominciato a gridare come un invasato a braccia alzate.

Per la seconda volta in vita mia avrei voluto essere in tribuna, posto che altrimenti cerco di evitare come la peste.

La prima fu quando quel guascone di Bettega si alzò e fece il gesto delle orecchie.

E fu anche il suo canto del cigno, visto che ormai è diventato materia per la Sciarelli.

E poi l’altra sera, quando avrei voluto dire al capellone pugliese:

“Dici a me? Stai parlando con me? Perchè se stai parlando con me, sappi che poi non devi meravigliarti se spero che un giorno ti squalifichino per 10 anni, o se tiferò per le altre 7 squadre dei quarti di Champions, o se alla prossima partita ti dedicherò un centinaio di cori affettuosi.

Fa parte del gioco.

Del gioco tuo e della squadra che rappresenti così bene.

E un’altra volta non ti agitare così tanto, che il gatto potrebbe spiccare un ultimo balzo e fuggire via.”    

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