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Bologna

A tu per tu con…Matteo Mascetti

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Sognando Bologna

Matteo Mascetti, 39 anni, professione Team Manager. Hellas Verona e Brescia nel suo bagaglio di esperieza , ma una passione speciale: Il Rossoblu.


Come nasce la tua passione per il Bologna?

E’ stato amore a prima vista. Scherzi a parte, è un affetto che provo da qualche anno. Ero il team manager del Verona nel 2007. A Giugno arrivò Franco Colomba, nel periodo peggiore della Società , sia a livello finanziario che sportivo. Mi legai subito molto a Franco. Una persona straordinaria , di spessore assoluto. Le sere del ritiro estivo mi piaceva stare ad ascoltarlo e carpire da Lui ogni piccolo segreto che m’avrebbe fatto crescere. I suoi racconti e gli aneddoti della vita Bolognese mi rapirono, anche forse per l’amore che metteva in ogni singola parola, e da lì fu “amore” per la Città, la Gente, la Squadra.

La frequentai sempre di più, e lo faccio tutt’ora, costruendomi grandi amicizie che oggi conservo come un bene prezioso. In primis quella con la Famiglia Colomba che mi ha aperto le porte come ad un figlio.

Hai mai pensato di lavorare nel Bologna.

(Risata)… Beh, direi di si. Più che “pensato” direi “provato”.

Ci sono state un paio di occasioni in cui mi sono avvicinato al Club. La prima sul finire dell’era Menarini, proprio con Colomba in panchina e l’amico Stefano Pedrelli segretario/direttore generale. La cosa saltò , mio malgrado, con la cessione al gruppo Porcedda che si portò l’attuale team manager Marcello Sanfelice.

L’altra?

Pochi mesi dopo…

Sei ancora in contatto col Bfc ?

Non mi piace essere “pressante” con chi deve decidere. E’ giusto far intuire che, nell’eventualità, avrei il sorriso e la valigia pronta, ma sempre con il massimo rispetto verso il collega (Sanfelice, ndr) e senza disturbare l’ambiente.

Hai comunque un ottimo rapporto con la Stampa, mi pare di capire.

Guarda Daniele, questa è una cosa curiosa e tu ne sei testimone. Non so perché, ma con i giornalisti, in ogni città, ho legato parecchio. Io non ho mai fatto l’addetto stampa, ma so che sarebbe stata una valida alternativa al mio mestiere. A Verona prima, a Brescia poi e parallelamente a Bologna in questi anni ho capito che la Stampa ti può massacrare una carriera o portare alle stelle, ma difficilmente ti tradirà. Coi giornalisti devi essere chiaro da subito, corretto e attento alle loro esigenze. E’ fondamentale , arrivando in una nuova realtà, capire il loro lavoro: visitare la redazione, studiarne gli equilibri interni, i rapporti con le testate concorrenti, i tempi di chiusura di una pagina , ecc.

Solo così potrai ottimizzare il lavoro reciprocamente. Se poi sei bravo a “far capire” la notizia o la non-notizia oggi ad uno e domani all’altro, stanne certo che te ne saranno grati e ti apprezzeranno. Sapessi quanti addetti stampa nel calcio ancora non sanno la differenza tra capo-servizio e capo-redattore… Ma bando alle polemiche, non è il luogo. A Bologna avete fior fior di giornalisti, sia patinati che d’assalto. Biondi, Mossini, Beneforti, Bartolozzi, Monari e lo stesso Righi è un giornalista che può piacere o meno per lo stile urlato, ma ha la fame giusta per scovare la notizia.

Cosa ne pensi del Bologna di oggi e delle difficoltà che sta incontrando?

Penso quello che ogni bolognese può pensare in questi frangenti. Dispiace vedere una certa classifica e dispiace vedere che gli sforzi profusi dalla Società non stiano trovando riscontro nei numeri. Ma non bisogna disperare, sono tutte persone che sanno fare calcio e ne usciranno bene col tempo. L’importante è supportarli senza destabilizzarne l’ambiente. Pioli è un maestro di attica e gestione, sa bene il da farsi e saprà indirizzare la direzione sportiva nella scelta funzionale di eventuali rinforzi a Gennaio.

Quale problema ti salta all’occhio guardando il Bologna di quest’anno rispetto a quello dello scorso?

Che si è indebolito. C’era un organico che Pioli aveva magistralmente rodato con un certo modulo di gioco. Ora quel modulo è inattuabile per le caratteristiche dei giocatori. E’ solo questione di tempo. Lo spogliatoio ora è come la sartoria di una grande Maison. Dobbiamo immaginarceli intenti a cucire un nuovo vestito su misura.

 

Abbiamo sentito nei giorni scorsi Adailton che a Bologna ha lasciato bellissimi ricordi.

Vive a Verona e spesso riusciamo a vederci. Li ha lasciati anche in me ottimi ricordi. Abbiamo lavorato insiene parecchie stagioni al Verona. Un calciatore dal piede educato, sopraffino tecnicamente, con una testa sulle spalle e un senso del dovere eccezionali. Per un team manager è fondamentale avere queste figure nello spogliatoio.

A proposito di spogliatoio. Pulzetti e Guarente sono tue vecchie conoscenze: Raccontaci qualcosa di loro.

Due bravissimi ragazzi e due professionisti esemplari sebbene ancora giovani. Con Tiberio avevo un rapporto speciale e quando arrivò a Verona cercai di stargli vicino in momenti non troppo felici che , grazie a Dio, ora fanno parte soltanto dei ricordi. Con Nico anche. Siamo amici. Non ci sentiamo tutti i giorni, ma quando ci incontriamo è un piacere abbracciarsi e vedere che entrambi hanno trovato la loro dimensione professionale e raggiunto traguardi importanti.

Nella parentesi Bresciana hai avuto modo di collaborare con Gigi Maifredi. Che ricordo hai di Lui?

E’ un uomo di calcio e a Brescia è una figura che, nell’ombra, svolge un ruolo importantissimo di raccordo tra la Presidenza e la Squadra. E’ la chioccia che prende sotto braccio un giovane e gli da il consiglio giusto, è il padre che confessa il calciatore durante un massaggio ed è il leader che tiene alto l’umore della “truppa” quando le cose non vanno bene. Insomma è la longa manus di Corioni.

Chi è il tuo grande amico nel calcio?

Ho avuto la fortuna di conoscere tante tante persone in questi anni. Tanti sono svaniti nel nulla, alcuni sono conoscenti, ma tanti altri sono diventati amici. Sarebbe una lista lunga quella delle persone delle quali mi fido ciecamente, ma ragazzi come Colomba, Adailton, Federico Pastorello, Andrea D’Amico, Marco Valentini, Martino Melis, Riccardo Bigon; Andrea Abodi, Altobelli, Comi, Lanna, Teodorani, Martinetti, Iachini, Spinale, Ottoni, Ventura, Zinetti, Rizzoli, Stefano Pedrelli, Bisoli, Bergodi, Rafael, Zeytulaev e Valerio D’Attilia della Lazio so che sono persone su cui posso sempre contare fuori dal calcio. E mi scuso con chi sto dimenticando!

Più di una volta ci siamo incontrati casualmente a Bologna. Presto prenderai casa se continui così?

…(risata)..  E’ vero. Ci vengo spesso. Mi piace venire a vedere come  Pioli allena i ragazzi e poi, con gli amici bolognesi, tutti a cena da Ivo e Simone (al Campione, ndr). Sono serate fantastiche in amicizia a parlare di pallone davanti a un piatto di tortellini in brodo!

Un direttore sportivo per il quale vorresti o avresti voluto lavorare?

Sicuramente mio padre. Ma nutro grande stima per Corvino, Bigon e Lo Monaco.

Dei Presidenti che fanno calcio oggi chi credi possa essere d’esempio?

Senza dubbio Lotito. Un Presidente che sta dimostrando che si può fare calcio, e bene, senza andare col sedere per terra. Ha preso in mano una società disperata e da otto anni chiude i bilanci in attivo. Un leader carismatico in Società, in Azienda e in Lega. Mi piace moltissimo.

C’è un allenatore con cui non hai mai lavorato, che ti entusiasma nel suo modo di fare calcio?

Assolutamente Delio Rossi e Petkovic in serie A. Foscarini in B.

Se non sbaglio predesti le difese proprio di Delio Rossi in un’intervista su TMW dopo l’episodio Ljiaic..

E lo rifarei oggi.

E un allenatore emergente secondo te chi potrebbe essere?

L’allenatore della Primavera dell’Empoli, Martino Melis. Su di lui sarei pronto a scommettere.

Una persona che ti ha deluso nel calcio?

Si, ma non voglio fare nomi…un direttore sportivo col quale pensavo che, per siglare un accordo, bastasse una stretta di mano, come tra gentiluomini. Non lo è stato. E pensare che proprio lui mi diceva sempre “il calcio è l’unica azienda basata sulla fandonia”…. 

Calciopoli, Scommessopoli, Doping. Come li hai vissuti?

Oddio, sono cose molto diverse tra loro.  Calciopoli è ancora tutta da dimostrare e le sentenze contrastanti dei vari organi giudicanti non hanno fatto che accrescerne il caos. Moggi è stato un direttore dalle immense capacità e ha pagato per tutti perché era uno scomodo vincente, come le squadre che dirigeva. Scommessopoli invece è quella parte del calcio che più mi ha deluso. Molte delle persone finite nel calderone, le conoscevo bene e il susseguirsi di indagini e condanne dell’estate mi hanno lasciato senza parole perché quei “diavoli” che sono stati definiti il male del calcio per me erano soltanto bravi ragazzi che inseguivano un sogno. Ricordo un episodio che porto ancora nel cuore. Ero al Verona quando perdemmo lo spareggio con lo Spezia davanti a 25.000 persone. Il Verona al fischio finale retrocedeva dopo 64 anni in serie C. Il clima era surreale. Al fischio finale scoppiai a piangere a bordocampo. Mi venne incontro Santoni, il portere dello Spezia che conoscevo da anni in quanto suo cliente allo stabilimento di Cervia, mi abbracciò forte e mi regalò la sua maglia. Un gesto fraterno che non dimenticherò mai e che non riuscirò mai a “sposare” alla persona che hanno voluto descrivere i giornali.

Del doping non so cosa dirti. Io non ho mai visto nulla in spoglaitoio che non fosse un integratore, del magnesio o del potassio. Ho visto tanto tanto sudore, ma doping mai.

Tu sei un Team Manager. Ci spieghi meglio questo ruolo all’interno di una società?

Il buon Team Manager è un buon politico. Deve, con umiltà e correttezza, arrivare ad essere considerato la persona di fiducia della Presidenza e il punto di riferimento dello Staff Tecnico e della Squadra. Il suo compito è quello di filtrare le difficoltà al Presidente, di supportare il Direttore e farsi carico delle soluzioni possibili. Occuparsi della logistica e della parte organizzativa. Deve rassicurare la Squadra e renderne il lavoro più armoioso possibile. Un allenatore col quale ho lavorato mi diceva sempre: “Ogni singola difficoltà nello spogliatoio, col passare del tempo, sarà con-causa di qualche punto perso. Il mio Team Manager dovrà , essenzialmente, essere all’altezza di regalare alla Società qualche punto in più”.

Come hai iniziato questo mestiere?

Per caso. Ero arrivato al Verona come Direttore Marketing. Ad un certo punto della stagione il Presidente mi chiese di ricoprire questo ruolo per poter stemperare una situazione difficile che si era venuta a creare nello spogliatoio. Da lì in poi non me ne sono più andato.

Il Verona ora è di Maurizo Setti. Come lo ha accolto la città di Verona?

E’ una situazione che vivo marginalmente, ma Ti posso assicurare che sta facendo un ottimo lavoro. Finalmente la Società è stata strutturata con professionisti del settore, a cominciare dal ds Sogliano e dal dg Gardini  fino al Segretario Sportivo e all’addetto stampa. Sta facendo le cose per bene, da Presidente navigato e competente. La gente non ha l’anello al naso e queste cose le osserva e le valuta. 

Tu sei figlio d’arte. E’ un peso lavorare nell’ambiente come “figlio di” ?

Un peso? Assolutamente no. Mio padre , senza presunzione, è  un direttore sportivo con una carriera alle spalle che mi posso solo sognare la notte. Ma la cosa che ancor più me ne rende fiero è la correttezza e la lealtà che lo hanno contraddistinto nel suo operato. Rinascerei mille volte “figlio di” , te lo assicuro.

A Verona Tuo padre ha giocato tanti anni, poi da ds ha portato lo storico scudetto.

Esatto. Ha record di presenze e gol in serie A nonostante giocasse da “8”. Un Montolivo di oggi, diciamo. Da ds ha fatto cose impressionanti a Verona, dallo scudetto alla militanza in Coppa Campioni e gli anni di Coppa Uefa. Poi andò a fare il dg alla Roma, per otto splendide stagioni coi presidenti Viola , Ciarrapico e Sensi. Altre 5 stagioni da ds all’Atalanta per chiudere nel 2011 alla Sampdoria.

E poi?

E poi il calcio è cambiato troppo per lui, s’è stancato di Presidenti tuttofare, di procuratori furbetti e di amici e parenti improvvisati dirigenti con tanto di scrivania. Tutto ciò nonostante la sua esperienza tecnica e la sua serietà farebbero comodo a tante squadre oggi, ma la gratitudine non esiste nel calcio.

Sappiamo che vedi parecchie partite durante il weekend. Che giovane consiglieresti al Bologna?

Si, mi piace il calcio e mi piace confrontarmi con gli amici allenatori e con mio padre (ex ds Hellas Verona, Roma e Atalanta, ndr) sui ragazzi che ci hanno favorevolmente colpito. Il Bologna non ha bisogno dei miei consigli, ma sono certo che Guido Gomez (94) della Primavera del Sassuolo e Mattia Aramu (95) del Torino saranno calciatori dei quali sentiremo parlare nei prossimi anni..

In chiusura: Matteo Mascetti nella vita privata è?

Una persona umile, molto pacata e abitudinaria. Il tempo che non dedico al lavoro lo suddivido tra fidanzata , famiglia e qualche corsetta in collina per tenermi in forma. Mi basta questo.

Un augurio al Bologna

In bocca al lupo Bologna!


Per 1000cuorirossoblu

Danieleang

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