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Auguri Rossoblù: Leonardo Colucci – 29 dic

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Attrazione fatale

“Gli amori fanno giri immensi e poi ritornano”

 

La vita di Leonardo Colucci sembra una favola che, ciclicamente, si ripete tale e quale a prima con le uniche differenze rappresentate dall’età, dalla maturità interiore ma soprattutto dai diversi roles che Il Nostro ha interpretato lungo tutta la sua carriera, ancora da scrivere sotto molti aspetti. Tutto comincia a Cerignola, in provincia di Foggia, lontano dagli ambienti che qualche anno più tardi caratterizzano la sua intera vita; lì inizia a mettersi in mostra un calciatore che, diciamocelo, stilisticamente e tecnicamente non era proprio eccelso ma, credetemi, quelle lacune erano calmate da un’incredibile abilità fisica e atletica che spesso, sempre, lo portavano a correre tre, quattro chilometri in più dei compagni, con un solo compito in testa: recuperare quanti più palloni, anche al costo di uscire dal campo coi pantaloncini sporchi, bagnati e, in qualche caso, pure strappati. Si potrebbe coniare una pubblicità di una nota marca di amari: “Quel pallone andava portato in salvo”. Da qui inizia Il Viaggio di Leo, che tocca la Sicilia, il Lazio e la Lazio prima di finire in Emilia, a Reggio.  In realtà il primo anno tra le file granata scorre abbastanza liscio: la squadra termina terza in campionato, viene promossa in Serie A grazie alle giocate di Colucci, di Rambo De Napoli e dell’ex rossoblù Igor Simutenkov. Al termine dell’annata Leo dice che sì, tutto molto bello, ma è ora di fare un altro passettino verso Nord, di scrivere un nuovo capitolo di una vita vissuta con le scarpe infangate, i parastinchi logori e la grinta in valigia, pronta ad essere sfoderata. Lui, Uomo mai banale, approda all’Hellas Verona, si posiziona a fianco del sempreverde Eugenio Corini, si allaccia i laccetti e Via, tempo poche stagioni e diventa Capitano e anima della squadra, pronto a catalizzare palloni e a servirli a quel fenomeno di Filippo Maniero, idolo calcistico underground di quegli anni. 5 anni e via, si cambia vita: si scende nuovamente, si imbocca la Via Emilia, si saluta Reggio (che il Buon Leo pensava di non vedere più) e, al cartello BOLOGNA si esce, e ci si ferma per 4 anni. Un lungo giro panoramico che ci porta nei pressi di Casteldebole dove il Nostro Metodista decide di accamparsi e di rimanere 4 anni nel mezzo di quella mediana, senza mai togliere la gamba, diventando un idolo della curva grazie alla fame e alla voglia di combattere che ogni singola domenica emergeva in quell’enorme prato verde. Parabola discendete. Colucci inizia piano a piano a scendere di categoria fino al definitivo ritiro, avvenuto nel 2011. Poco dopo, si torna sui propri passi, almeno idealmente: allenatore delle giovanili del Bologna, salvo poi fare un upgrade e passare a dirigere una squadra in Lega Pro; indovinate quale … si torna alla Reggiana, fortemente voluto dalla dirigenza. Il ricordo torna a quel 23 dicembre 2016 quando, dopo la sconfitta nel derby contro il Modena (squadra nella quale ha militato nella parte conclusiva della sua carriera) decide di dare le dimissioni, poi respinte. E ora più che mai siamo sicuri che si rimboccherà le maniche, dare voce all’energia interiore e guiderà i granata verso l’obiettivo stagionale. Tra ricordi, amori che vanno e vengono e viaggi ti auguriamo un buon quarantaquattresimo compleanno Leonardo, sperando che Reggio sia soltanto la tappa iniziale della tua carriera!

 

 

foto Prima Pagina Reggio

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