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IL GRILLO PENSANTE – Cronaca di un entusiasmo minato

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La serata è fredda ed umida, ma l’adrenalina riscalda l’atmosfera. L’aria del Dall’Ara mescola la cadenza emiliana con l’inconfondibile inflessione campana dei tifosi del Napoli che prendono possesso dell’intera Curva San Luca, oltre ad insinuarsi copiosamente anche in altri settori. La compagine di Sarri è nettamente favorita, ma i tifosi rossoblu si aggrappano al periodo positivo della squadra e al vivido ricordo dello scorso anno, quando un Bologna guidato da un super Destro spodestò bruscamente i napoletani dalla vetta della classifica.

L’arbitro fischia l’inizio ed in un amen il Napoli colpisce due volte. Sguardi increduli e smarriti sugli spalti. Il Bologna è sott’acqua, sconvolto in retroguardia dalle schegge impazzite Mertens e Insigne, e nonostante il Napoli conceda spazi nella propria metà campo non si riesce ad organizzare una manovra incisiva; si procede titubanti, come a tentoni nel buio, ma all’improvviso un barlume di speranza: calcio di rigore (e mancata espulsione di Callejon). I tifosi si destano dal torpore, Destro decide di rispedirli in trance dando un calcio al secchio del latte. Due minuti dopo cala una nuova fune nel dirupo: a tenderla è Callejon che perde la ragione scalciando Nagy e l’arbitro Massa è costretto (con qualche minuto di ritardo) a sventolargli il rosso. In cambio Callejon gli consegna la sua follia e il direttore di gara ne fa immediatamente uso cacciando anche Masina reo di un fallo da ammonizione. Il film della partita scivola rapidamente verso il drammatico, con un Bologna alla berlina in completa balia degli avversari che infieriscono ben 7 volte. I piccoli tifosi rossoblu piangono, i napoletani intonano canti delle loro terre, la curva Bulgarelli decide di sostenere comunque i propri ragazzi. Mossa da Libro Cuore. Ma è la peggior sconfitta interna in 108 anni di gloriosa storia per il Bologna. Forse sarebbe stato meglio Castigo e Pregiudizio .

Alcuni giorni sotto un treno per metabolizzare la debacle e si riemerge bramosi di rivalsa. Si gioca quasi subito, arriva un Milan bastonato da 4 sconfitte consecutive e con la spada di Damocle dell’arbitro Doveri pronta a colpire. 

Per un’ora sembra il Paese dei Balocchi: un Bologna caparbio e aggressivo, Doveri impeccabile nel sanzionare le eccessive rudezze avversarie ed un Milan mutilato da infortuni e 2 espulsioni. I bolognesi rialzano la testa, il riscatto è in arrivo. I bonus continuano a piovere, Poli azzoppato resta in campo per onor di firma e sugli spalti ci si interroga increduli su tanta grazia. Si attende trepidanti la rete, smaniosi di dissipare la tensione in un urlo liberatorio. Ma i rossoblu non infilzano Donnarumma, come su un tapis roulant pestano ma non si spostano. La trama del film si infittisce e la suspance aumenta col tempo che rimanda la scoperta del colpevole, ma sui titoli di coda si rivela non essere l’atteso maggiordomo: sulla truppa di Donadoni si abbatte di colpo la febbre spagnola di Deulofeu che irride la difesa felsinea, regala un cioccolatino a Pasalic e in un istante calano le tenebre più fitte. Troppo per tutti. Se col Napoli si era toccato il fondo, col Milan si è oltraggiosamente scavato in zona off-limits (dalla stagione 1994-95 una squadra non segnava gol vincenti in doppia inferiorità numerica, settimana da record). Il popolo rossoblu esprime compatto il proprio dissenso fischiando la seconda (ed ancora più grave, se possibile) sconfitta di fila. Vengono vomitate sul prato del Dall’Ara tutta la rabbia e la frustrazione di una tifoseria appassionata che vede materializzarsi un’altra annata anonima, abulica, piatta.

 

Si rientra sommessamente a casa, affossati nell’ormai familiare sentimento di rassegnazione sportiva e con tanti interrogativi a tormentarci; prima di chiudere gli occhi si cerca conforto nel progetto Saputo, tentando faticosamente di concentrarsi sulla sua solidità, lungimiranza, sagacia, oculatezza…ma è tutto ossessivamente coniugato al futuro, mentre nel presente sembra di avere in una mano un baco e nell’altra l’effimera speranza che possa un giorno tramutarsi in farfalla. Un presente che rivendica qualche mossa ad effetto che possa mantenere alta sulla piazza la fiamma di un entusiasmo troppo spesso minato dagli strappi della squadra…perchè soltanto un grande entusiasmo può portare un grande successo in qualsiasi progetto al mondo.

 

 

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