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Il Punto sul Bologna – La risalita felice – 21 marzo

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È tempo di festa. Gli ultimi giorni invernali hanno riportato il sorriso a Bologna e le due vittorie consecutive contro Sassuolo e Chievo hanno anche riportato in auge quella voglia di benessere e godimento che la nostra città ha nel proprio Dna. Due vittorie molto più importanti di quello che potrebbe sembrare visto che, nelle ultime stagioni, abbiamo sempre pensato a quanto fossero bravi e intelligenti i ceramisti e i ragazzi di un quartiere della piccola Verona e quanto poco lo fossimo noi (così si diceva). Beh, quest’anno, nelle quattro partite contro questi competitori, abbiamo preso 8 dei 12 punti a disposizione. L’anno scorso furono appena 4, con sconfitte casalinghe in entrambi i casi. Un dato che non sembrerebbe da trascurare. In classifica, al momento, siamo sopra ai neroverdi di 3 punti e dietro ai veronesi di 4. Questi ultimi sono però figli di 2 vittorie in più fatte dai gialloblu rispetto a due pareggi del Bologna. E ripensando a qualche svista arbitrale di troppo (vedi Lazio e Sampdoria, per lo meno) si capisce che la distanza che potremmo definire “morale” è inferiore a quella scritta e certificata. Direi non male per una squadra votata da più parti come in prossimità della tragedia.
Perché se vogliamo capire quale possa essere il progresso della nostra squadra le analisi comparative di questo tipo possono risultare utili per meglio posizionare le nostre ambizioni. La stessa cosa, la potremo poi fare nella prossima stagione vedendo i risultati del Torino e dell’Atalanta (altre nostre concorrenti in questa salita costante) e quanto accadrà in sede di calciomercato.
Insomma, il malessere che gravitava sembra dipanarsi come foschia e questo mi sembra già un bel passo avanti. E, soprattutto, credo che ci debba far riflettere meglio quando additiamo qualcuno come colpevole. Detto per inciso, non credo nei miracoli, soprattutto nello sport, dove programmazione e scelte in anticipo determinano un percorso. Se quest’anno devo trovare un ostacolo, a mio parere, lo possiamo identificare con un calendario che ci ha fatto competere, in un giro ristretto, con squadre meglio attrezzate di noi e con ambizioni decisamente differenti rispetto alle nostre. Abbiamo perso partite che potevano essere perse, null’altro. Ma, a mio parere, la programmazione ed il progetto, come espresso più volte dai dirigenti rossoblu, sono perfettamente in linea con le ambizioni del nostro chairman. Ed anche questo non mi sembra un particolare così trascurabile.
I giorni bui, tuttavia, non sono ancora passati del tutto perché mi sembra ancora aperto lo scontro tra categorie. Mi sembra che ci sia ancora la necessità, più umorale che ragionata,  di affrontarci come se non fossimo tutti sulla stessa barca. Abbiamo bisogno di individuare un nemico e ritenerlo responsabile. Ed è stato fatto con tutti. È stato fatto con Tacopina (sì, quello che ha portato Saputo). Con Corvino. Con Bigon. Con Fenucci (sarà un bene che rimanga o che vada, come si vocifera nella Milano interista?). Con Di Vaio (sì, sì il capitano che ci ha fatto sognare). Con la curva (sì, quella capace di farci andare a petto dritto in qualunque città d’Italia). Con i giocatori (sì, anche se adesso vorremmo che tutti rimanessero a vita, vedi il dibattito su Dzemaili e Verdi). E con la stampa, che adesso scopriamo essere il Male assoluto ma che io continuo a pensare come elemento garante di democrazia. Su questo, un inciso: raramente, quest’anno, mi sono trovato d’accordo con alcuni colleghi ma certamente questo non rende me migliore o peggiore di alcuno. Sono letture differenti che hanno sacrosanto diritto di esistere. Tutte. Perché il dibattito serve sempre. Perché è nello scambio di opinioni che si cresce; e nel rispetto della posizione altrui. Gl insulti, da qualunque parte arrivino e verso qualunque direzione siano indirizzati, sono un cancro della società in cui tutti viviamo. E sicuramente non ci faranno fare quel salto di qualità verso cui tutti puntiamo lo sguardo. E se il prossimo anno faremo un passo in avanti, sarà merito di tutti e a danno di nessuno. Non rendiamoci la risalita più faticosa di quello che già è, dunque: siamo in cordata, salviamoci tutti. Tutti ne abbiamo diritto. Tutti abbiamo diritto ad essere felici.

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