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Il Punto sul Bologna – La terra è grassa

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Chiederci oggi se l’attuale Bologna sia più o meno forte rispetto a quello della passata stagione è una domanda pleonastica che, probabilmente, non ha senso di essere posta. In realtà, perché presume che alla eventuale risposta potremmo poi aggiungere le nostre opinioni. Spesso, anche queste ultime pleonastiche. Ovviamente, a cominciare dalle mie. 

Perché il Bologna è una realtà nuova. La realtà di Joey Saputo e la realtà di Okwonko, alfa e omega di questa nuova cosa che è la squadra alla quale affidiamo le nostre emozioni.

Una pianta non cresce meglio o peggio di un anno fa; cresce e basta. E cresce per essere quello che è e quello che seme e radice impongono. Allora immaginiamo che la radice sia la nostra storia ed il seme, il seme nuovo, Joey Saputo. Et voila, il Bologna. Criticare ed opinare in cronaca, avere un’idea anziché un’altra del momento attuale (che è quello che facciamo tutti: informatori ed informati) è un altro sport. Parallelo. Con altrettanto agone sportivo: “Ho più ragione io?”, “No, è sicuro che abbia ragione io” et cetera et cetera. Ed è uno sport altrettanto divertente e appassionante. E forse, in qualche modo, questo nostro “parlare sopra” è una porzione di acqua che alimenta la pianta che nel frattempo cresce.

E questo Bologna sta crescendo. Bene? Male? Lo vedremo quando il bimbo sarà adulto. Per il momento, possiamo dire che cresce. Il primo segnale che ci arriva in questo senso è l’aumento di consapevolezza. La partita di Reggio con il ridimensionato Sassól, all’inizio di questa avventura, non l’avremmo vinta. All’epoca, quando eravamo piantina, andavamo a superare altre piantine come noi, ottenendo l’upgrade successivo: la risalita in A.

Oggi, la pianta comincia a far intravedere un fusto forte che potrebbe portarci domani ad essere albero.

Oggi, i primi germogli stanno mostrando le prime foglie. Da ‘Mbaye a Donsah, financo a Pulgar. Stiamo mostrando corteccia dura e tenace, da Poli a Palacio, da Mimmo ad Angelo. E crescono anche gli innesti di robuste piante nordiche. Ma è Di Francesco che di questa pianta diventa l’esempio più lampante ed immediato. Il ragazzo (preso a due euro, calcisticamente parlando), l’anno scorso ci aveva fatto intravedere quello che oggi si dimostra essere: un giocatore determinante la cui assenza preoccupa. Ma a quella assenza, risponde il saggio agronomo Donadoni, che ristabilisce le condizioni per fare continuare a crescere la pianta.

È presto, tuttavia. Presto per capire fino in fondo se ci spunteranno foglie d’acero per diventare il più bello dei SempreVerdi.

 

Ma il tempo è buono. Non ci sono nuvole al nostro orizzonte. E la terra è grassa.

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