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IL GRILLO PENSANTE – Il significato di non perdere il treno

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Sebbene alla vigilia della gara col Milan una sconfitta sarebbe stata preventivabile, la sensazione appiccicosa ed opprimente di aver scialacquato un’occasione irripetibile aleggia ancora vivida a distanza di una settimana. Se l’occasione fa l’uomo ladro il Bologna si è rivelato un borseggiatore di ben poco valore, ha visitato l’inferno avendo la possibilità di riemergere con in trofeo la testa del Diavolo ed invece si ritrova a dover deglutire rabbiosamente un rotolo di carta vetrata spinto in gola dalla doppietta del redivivo Bonaventura.

La squadra di Donadoni approccia la gara di Milano con la timidezza già vista nelle giornate più burrascose, quasi in attesa di subire una rete che tarda ben poco ad essere incassata e che, sempre come in un deja vu, funziona da elettroshock per dissolvere il torpore rossoblu; la reazione veemente culmina con un lampo di esuberanza di Destro, finalizzato da Verdi, che riporta prontamente in equilibrio la situazione sulla scacchiera di San Siro. Il secondo tempo si apre esattamente come la prima frazione, ovvero con i padroni di casa a prendere possesso delle operazioni e gli ospiti in contemplazione; ma col passare dei minuti il Milan assume sempre più le sembianze di un pugile frustrato ed inefficacie, impegnato a tentare di offendere in modo confusionale e con poche energie a disposizione, tanto che il Bologna si ritrova ad essere minaccioso quasi di rimbalzo. La fase difensiva degli avversari è ben distante dall’essere un rompicapo indecifrabile e le possibilità di accomodarsi nel cuore della retroguardia rossonera si moltiplicano alla velocità della luce. L’evidenza con cui l’intero menu viene esposto sotto il naso dei bolognesi è sbalorditivo, ed ancora più inconcepibile è l’incapacità degli stessi ospiti di azzannare i piatti generosamente offerti da un avversario inetto nel contenere la fame di un qualsiasi commensale mediamente vorace; l’accanimento con cui vengono sistematicamente predilette le opzioni sbagliate in fase di rifinitura è al limite del patologico, i connotati che prendono forma assomigliano a quelli grotteschi di una battuta di caccia dove la preda più grossa è ben inquadrata nel mirino ma il fucile imbracciato è caricato a salve.

Se gli Dei del Calcio offrono tanto si aspettano che i loro doni vengano accolti in modo degno, viceversa sarà quasi assicurata una punizione appropriata…così, lo stesso boxeur inconcludente dell’inizio della ripresa, approfitta della guardia lasciata sguaiatamente spalancata dal Bologna e assesta un diretto che non lascia scampo. I rossoblu hanno una nuova reazione rabbiosa che però si infrange sulla traversa e sui guantoni di Donnarumma fino al triplice fischio che sancisce il rilancio di una squadra (il Milan) che al momento di glorioso sfoggia unicamente il nome e il rammarico di un’altra squadra (il Bologna) colpevole di aver maldestramente dato un calcio al secchio del latte.

I rossoblu oggettivamente erano meritevoli di altra sorte nella gelida notte di Milano ma, in questa occasione, non essere stati inferiori ad un avversario più attrezzato non può e non deve essere un alibi capace di addolcire una sconfitta ingiusta; anche l’assenza di Poli, tassello imprescindibile per il centrocampo di Donadoni, non è un’attenuante al cospetto dell’andamento di una gara nella quale la capitolazione poteva essere evitata con ben poca accortezza in più.

 

I coinquilini della stessa zona europea non hanno nicchiato ma, anzi, hanno conquistato risultati importanti anche in trasferte complesse (come il Torino corsaro in casa della Lazio, l’Atalanta che strappa la vittoria nella tana del Genoa e la Fiorentina che esce illesa da Napoli) rispedendo il Bologna sulla facciata destra di una classifica piuttosto affollata in una forbice di pochi punti. All’interno di questo scenario in degrado (ma non certo compromesso) arriva sotto le Due Torri la Juventus che, dopo il pari interno nel big match con l’Inter, ha la necessità di tornare immediatamente alla vittoria per restare saldamente ancorata alle parti altissime della graduatoria. L’incontro è quasi proibitivo, ma se si riuscisse a convertire la delusione per la sconfitta recentemente patita in rabbia agonistica da veicolare sul terreno di gioco e contestualmente si sfruttasse il turbo innestato da un Dall’Ara gremito da quasi 30.000 spettatori ci sarebbe una pur flebile speranza di strappare qualcosa della posta in palio. Indipendentemente dall’esito della partita con i campioni d’Italia sarà però imprescindibile restare agganciati, in qualunque modo, al treno che ospita le compagini in lotta per un piazzamento europeo, non tanto per conquistare l’Europa League a tutti i costi ma per attribuire un reale significato al campionato disputato; sarebbe oltremodo ambizioso confidare in un lasciapassare europeo (dando ovviamente per scontato che è un sogno diffuso poter tornare a calcare i campi internazionali) ma se il viaggio per raggiungerlo sarà coinvolgente ed emozionante ne sarà valsa la pena qualunque sia il verdetto finale.

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