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Bologna

“Tifo disorganizzato” 20 Dic. 2017

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Sono sugli spalti con la solita vicina di posto che, come sempre, si appollaia a quattordici centimetri dalla mia spalla destra.
E soprattutto a dieci centimetri dal mio orecchio destro.
Comincia il suo ininterrotto monologo che spazia dal ph della bava di lumaca alla carriera di Padalino.
Ma soprattutto sciorina il resoconto di tutte, proprio tutte le malefatte bianconere dal paleozoico in avanti.
Non ce n’era bisogno, in questo argomento siamo tutti preparati e ben ricordiamo ogni singolo sconfortante episodio che ha determinato gli incontri con il team zebrato, partendo dai tuffi di Zambrotta e Krasic, passando per i capolavori di Pieri, per i salti alla cavallina in area nella stagione di B, fino al goal mai entrato e con fallo di mano di Zalayeta.
Al proposito, non manca la consueta puntata di superquark, oggi ovviamente sulle zebre. La novella Piera Angela rende noto a tutti che la zebra è un mammifero, anche se, sugli spalti, più che dei suoi figli, noi ci preoccupiamo della sua mamma. Il suo segno di distinzione sono le striature bianconere. Gli zoologi sostengono che le strisce bianconere servano per mimetizzarsi, situazione molto utile per nascondersi da predatori, ma anche in caso di fuorigioco non segnalati o falli da cartellino nei quali farla franca. Altri pensano che le striature siano funzionali alle interazioni sociali, ma soprattutto per dare un chiaro riferimento agli arbitri su quale sia la scelta da prendere nelle varie fasi di gioco. Un po’ come dei codici a barre, grazie ai quali l’arbitro, passando l’apposito lettore, è in grado di sapere l’esatto compenso a lui spettante per omaggiare le agevolazioni del caso.
Per qualche istante invidio le zebre. Anch’io come loro vorrei sapermi mimetizzare e trovare una zona franca, ma probabilmente si chiama Franca pure lei, perché nella mia zona franca me la ritrovo puntualmente.
Oggi giochiamo con la Juve.
Sono nervoso.
So già come vanno a finire queste giornate.
A mimetizzarsi oggi sono i nostri giocatori. Mirante si mimetizza da sedia. M’Baye da pattinatrice, Destro da Gioconda, Pulgar da tatuaggio, Palacio da Okwonkwo.
Le zebre, oggi, non hanno nemmeno bisogno di agevolazioni del caso.
Io odio la vecchia signora, sono anni che sopporto le sue performance, mandando giù dolore e sofferenza.
Sono anni che mi illudo di poter gioire dovendo ingoiare soprusi.
Sono anni che sogno una rivincita per tutto quello che mi è toccato subire in una vita di stadio.
La odio per tutto quell’odioso vociare sugli spalti che accompagna le partite.
La odio per quella supponenza con cui si atteggia a prima della classe.
La odio per quelle dichiarazioni prima e dopo la partita tipiche di chi si sente superiore.
La odio per quel suo protestare continuamente contro l’arbitro ad ogni fischiata.
La odio perché anche se sullo zero a zero siamo noi ad andare al tiro, subito dopo attacca lei e attacca fino alla punizione fatale.
La odio perché continua ad incalzare anche dopo il vantaggio, e dopo il secondo e il terzo goal, non è paga, incalza ancora.
La odio perché quando vince diventano tutti dei fenomeni e quando perde sono tutti degli incapaci.
Odio la vecchia signora soprattutto oggi che abbiamo perso tre a zero facendo una figura misera e dovendo rimandare ancora l’appuntamento con una vittoria che manca da vent’anni.
Odio la vecchia signora, perché si siede sempre dietro di me e non sta mai zitta e poi odio anche la juve.
Che poi, in fondo, la juve me la devo sopportare solo per due partite all’anno.
L’altra vecchia signora no. E’ sempre qui, dietro di me.
Per trentotto partite all’anno.
Quaranta sul campo.
E non vedo l’ora che prima o poi perda.
Si, prima o poi grazie al cielo, almeno lei, perderà.
La voce.

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