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RdC: Verdi e il rapporto che si cementifica – 19 gen

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Foto di Alessandro Sgarzi


Ci vuole poco. Pochissimo. Soprattutto all’interno di uno spogliatoio. In quel luogo sacro è necessaria una molla e tutto cambia, rispetto a prima.

Simone Verdi, come ben sappiamo e come ci ricorda Il Resto del Carlino questa mattina, ha rifiutato il trasferimento al Napoli. I suoi compagni di squadra, che già nasavano nell’aria questo possibile dietrofront, al momento della scelta decisiva hanno capito davvero di che pasta è fatto questo ragazzo, prima che questo giocatore.

Mio padre mi ripete sempre: “Prima di iniziare una cosa, finisci ciò che stai facendo”. Il concetto dietro alla permanenza di Verdi al Bologna, a parer mio, è più o meno lo stesso: capire che qui la missione ancora non è compiuta (e magari non lo sarà neanche a giugno, chissà), e che quindi è giusto rimanere per portare a termine ciò che si era iniziato. Tutto giustissimo, peccato che nel mondo del calcio non fossimo più abituati a situazioni di questo genere.

Il rapporto coi compagni quindi? Idilliaco. Già, ma non perché si è costruito col tempo, perché Simone è così, da fiducia subito e sente di poterla ricevere in altrettanto tempo. E poco importa se Pulgar gli soffiò quella maledetta punizione contro il Napoli (toh, chi si rivede), il resto sono chiacchiere da bar.

Il rapporto con Donadoni? Pare quello che intercorre tra uno zio e un nipote. Fiducia, rispetto e consigli. Su come migliorare, su come crescere, su come diventare grandi. E Donadoni, in questo caso, è il miglior zio che si potrebbe mai desiderare.

 

Ah, piccola postilla finale: smettiamola di dire che Donadoni non ha meriti riguardo la crescita di Verdi; lo dico per Voi, potrebbe crescervi il naso. 

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