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Il Punto sul Bologna – Dalla trincea

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Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, scriveva Giuseppe Ungaretti, all’epoca soldato, in una trincea vicino al bosco di Courton (Francia). Questa stessa poesia venne pubblicata dalla rivista bolognese La Raccolta, una delle più importanti riviste letterarie dell’epoca. Ed in tempo di calciomercato, mai verso fu più adeguato, senza averne la drammaticità originale.
Perché ogni volta che il suq calcistico apre, che sia estate o che sia gennaio, si sfiora sempre lo psicodramma. L’affaire Verdi ne dimostra la portata. E la caducità dei nostri idoli. Perché, è bene rammentarcelo, i nostri sono idoli finché vestono la nostra maglia.
Ma la loro breve durata coi colori da noi amati, li rende per quell’attimo il sostegno ideale per le nostre esuberanze da tifoso. 
Il dibattito attuale è se domenica Verdi debba o non debba giocare al San Paolo, nella scomoda casa del principe dei cinepanettoni. Sarò chiaro: per me assolutamente sì.
Perché domenica prossima, il calciatore pavese è ancora nostro. È ancora un nostro idolo. E mi auguro che piovano sul nostro giocatore tonnellate di pesantissimi fischi; più forte sarà quel suono e più facile sarà comprendere quanta invidia i maradoniani proveranno nei nostri confronti. Invidia sportiva, beninteso. Ma è il core-business delle tifoserie.
Senza far finta di non conoscere la questione, sappiamo benissimo che stiamo godendo come delle pantere. Sia perché uno dei nostri migliori giocatori rimarrà ancora per qualche tempo con la nostra maglia, sia perché possiamo fare vedere la nostra faccia gaudente a chi ci definì come minuzzaglia.
Il gioco è tutto lì: sberleffi e malesseri passeggeri. Sia per i protagonisti (leggi, ad esempio l’ironica risposta di Donadoni a Marino) sia per noi comuni mortali.
Per proseguire, utilizzerò la chiosa del sontuoso commento scritto da Marco Montanari (Cercare il palo nell’uovo): “…una volta il pallone prende il palo, un’altra si infila in porta, ma il Bologna resta sempre”. Ed è in questa casualità che riponiamo la nostra attenzione. Il godimento è occasionale, a volte un’opportunità, a volte una ventata di fortuna. A volte, brutalmente sfiga maiala. Ma questo è. Questa incertezza, tuttavia, travalica le ambizioni. E del risultato di Napoli non me ne importa già niente (tanto anche i tifosi azzurri hanno detto che, oggi, non se ne fanno niente di Verdi, nondum maturo est). Perché per me, quella partita sarà solo un coro: ce l’abbiamo solo noooi, Si-moooo Veeeer-diii.
Il resto è caducità da trincea. Come foglie d’autunno.

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