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Bologna

Va’ dove ti porta il liquore

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Gentilissimo presidente Saputo, mi permetto di disturbarLa perché stamattina mi si è piantato un rospo in gola e davvero non ho alcuna voglia di mandarlo giù. Prima di entrare nel merito, mi presento. Potrei rivolgermi a Lei in qualità di direttore (ir)responsabile di 1000CuoriRossoblù, portale internet che segue sistematicamente le vicende del Suo club. Oppure potrei scriverle da figlio di direttore sportivo (mio padre, Carlo, è stato il primo presidente dell’Adise, l’associazione di categoria). O ancora potrei sfruttare il mio status di bolognese acquisito, vivendo in questa città da ormai 45 anni. Invece le scrivo come semplice appassionato di calcio. Avendo una certa età e facendo un certo mestiere, ho avuto il privilegio di conoscere e frequentare il calcio italiano quando il nostro era davvero il campionato più bello del mondo. Un’epopea forse irripetibile, d’accordo, ma proprio in virtù di quello che è stato mi permetto di disturbarLa perché stamattina ho la sensazione che il movimento di cui Lei è entrato a far parte due anni e mezzo or sono stia per toccare il fondo. Carlo Tavecchio sarebbe sul punto di assurgere al ruolo di presidente della Lega Serie A (di cui ovviamente il Bologna fa parte…). L’uomo che ha condotto con mano sicura l’Italia fuori dai Mondiali 2018, per convincere la platea dei presidenti (quindi anche Lei) immagino abbia snocciolato i punti cardine della sua proposta: rilancio del calcio femminile («Perché le donne, contrariamente a quanto sembrava, hanno dimostrato di non essere handicappate»: e qui il commento lo lascio alle donne stesse) e costruzione di nuovi stadi («Perché all’interno degli impianti ci devono essere il supermercato, la farmacia e la lap dance»: giuro, l’ho sentito con le mie orecchie).

Ecco, caro presidente, vorrei che Lei si opponesse – con il Suo voto – al realizzarsi di una perfida profezia tramandata dalla saggezza popolare: “Al peggio non c’è mai fine”. Facciamo finta, presidente Saputo, che invece – proprio in compagnia del Tavecchio – il calcio italiano abbia già conosciuto il suo punto più basso ed evitiamo ulteriori gastriti a chi, come me, vorrebbe gioire per un pallone che rotola e non sbellicarsi per le cazzate che ascolta. Venerdì sarà il giorno della votazione: La prego, presidente, di mostrare la sua fermezza contro il Tavecchio che avanza. Magari, vedendoLa seriamente preoccupato, qualche altro Suo collega La seguirà e il Peggio resterà solo un brutto ricordo, non una disastrosa attualità. E se per caso qualcuno dovesse chiederLe di motivare il Suo “no” all’abominio, mi permetto di suggerirLe due risposte (sapendo che non ne ha bisogno): spieghi loro il progetto femminile del Bologna e dica che già oggi, al Dall’Ara, abbiamo chi – Mirante, e rigorosamente in mutande – saltella da un palo all’altro senza aspettarsi mance dal pubblico compiacente. Un’ultima cosa, a titolo rigorosamente personale: proponga la prova del palloncino (magari di cuoio) per chi sale sul palco. Perché l’impressione, da casa, è che Susanna Tamaro abbia scritto “Va’ dove ti porta il cuore” e Carlo Tavecchio sia protagonista di “Va’ dove ti porta il liquore”…

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