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Bologna

Per fare risultato serve giocare – 20 mar

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Sportal e SkySport


Non bastano le barricate, o meglio, in più di un’occasione abbiamo visto squadre piazzare il pullman davanti alla porta, e non provare mai a superare la metà campo avversaria, per non rischiare di lasciare qualche spiraglio dietro, ma alla lunga questo atteggiamento non paga. Ti puoi salvare una, forse due volte, ma se stai fisso solo negli ultimi 16 metri il gol prima o poi lo prendi. 
Il Bologna visto all’Olimpico si è difeso, ma senza chiudersi a guscio sperando di scamparla; si è difeso come una squadra consapevole dell’inferiorità, ma che ha messo in campo le sue qualità principali e un ottimo spirito di sacrificio. 

Il 3-5-1-1 disegnato da Donadoni ha stupito un po’ tutti per la scelta di due uomini: Torosidis e Palacio. Su quest’ultimo in realtà noi di 1000Cuori avevamo previsto una sua presenza dal primo minuto, anche se non ci si aspettava una condizione così buona; sul primo invece nessuno ci avrebbe scommesso un euro, visto che prima del greco sembravano esserci nelle gerarghie del mister sia Di Francesco, che Mbaye. 
I due uomini chiave, quelli che hanno dato la svolta tattica decisiva, sono stati proprio loro due, e quindi, indirettamente (ma non troppo) anche Donadoni.
Toro sulla corsia di destra doveva occuparsi di un cliente non proprio facile: Felipe Anderson, che sulla sua fascia ha sempre fatto ammattire qualsiasi difensore. Ovviamente non ci si poteva attendere anche un apporto offensivo costante da parte del difensore rossoblù, ma la sua attenzione tattica è stata fondamentale in entrambe le fasi. Alle volte non si notava, ma le sue marcature preventive, e i movimenti per togliere ampiezza ai biancocelesti sono stati fondamentali nell’economia di un match che alla vigilia sembrava scontato. 
E Palacio?. El Trenza è stato inserito coraggiosamente dal mister bergamasco per due motivi: per far salire la squadra sfruttando la tecnica sconfinata, e cercando di sorprendere in contropiede attaccando la profondità. Queste due “giocate” richiedono delle caratteristche ben precise, che Palacio ha, e (so che ci stavate pensando) Destro no. 

La fase difensiva. 

I rossoblù si difendevano con un 5-3-1-1 spostato verso destra, nel senso che Torosidis era nettamente più arretrato di Masina dalla parte opposta, indi per cui Helander doveva scalare più verso sinistra. La linea di centrocampo impostata da Donadoni prevedeva un trio molto stretto centralmente per chiudere ogni linea di passaggio interna. 
Questo era il piano tattico di Donadoni, svanito però nella rete del pareggio biancoceleste, in cui la retroguardia rossoblù ha dormito.

Il pallone è tra i piedi di Luis Alberto che non viene attaccato con troppa convinzione dal duo Donsah-Verdi. L’errore principale però lo commettono Pulgar e Gonzalez. Il cileno, che doveva fare da schermo davanti alla difesa, non legge bene la situazione e non si accorge dell’inserimento di Lucas Leiva alle sue spalle. Ancor più grave è il movimento di Gonzalez, che addirittura esce dall’area, lasciando sguarnita la sua zona di competenza, visto che De Maio era andato a prendere Nani fuori area. In seguito Helander è costretto a chiudere su Leiva, che con una finta mette a sedere il centrale svedese e sigla il pareggio. 

In questo caso Pulgar doveva chiudere meglio la linea di passaggio e accorgersi dell’inserimento del centrocampista avversario, mentre Gonzalez doveva seguire lo stesso mediano ex Liverpool. 
Oltre a questo episodio, che purtroppo è costato il gol, in pochissime occasioni la fase difensiva bolognese è stata imperfetta, dimostrando un’ottima attenzione: la stessa che si era notata ad inizio stagione. 

La fase offensiva. 

Anche nella fase offensiva c’è lo zampino di Donadoni. La Lazio non è una squadra che pressa alto, anzi, il più delle volte mantiene un baricentro abbastanza basso, per sfruttare una volta riconquistata palla la ricerca immediata della profondità con i due esterni o con Ciro Immobile. 
La trappola di Inzaghi però non è riuscita, perchè Palacio e Verdi, a turno, venivano a prendersi il pallone quasi sulla linea di centrocampo, lasciando alle due mezz’ali il compito di inserirsi alle spalle di Parolo e Leiva. In questo caso quindi i centrali difensivi laziali seguivano le punte rossoblù, scombinando tutta la fase difensiva, perdendo i punti di riferimento. 

Ovviamente è servita anche molta prudenza, vedi la salita a turno di un solo esterno,invece che entrambi, ma il Bologna ha giocato a calcio domenica sera all’Olimpico, e forse era l’unico modo per portare a casa il risultato. Il fatto che la squadra non abbia solo distrutto il gioco avversario, ma abbia anche costruito qualcosa, rende merito a un Donadoni che ha preparato perfettamente la partita. 

Bene così, un punto in uno stadio difficilissimo e contro una Lazio splendida in questo campionato. Sicuramente la squadra di Inzaghi ha patito la scarsa brillantezza post Europa League, ma il Bologna visto l’altra sera era molto difficile da battere, non solo per come si è difeso, ma per come ha giocato a calcio…finalmente!.

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