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Il merito è di Donadoni: riconoscerlo non è reato – 31 mar

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Valentino Orsini


Dispiace concentrarmi su un episodio, non è mai la cosa giusta da fare, soprattutto quando si parla di calcio, ma quello che è successo all’89’ del secondo tempo di Bologna-Roma è inammissibile. Parlo dei fischi al momento del cambio Verdi-Krejci. Contestazione ovviamente rivolta al mister in panchina, non al numero 9 che usciva stremato dal campo. Fischi ingiusti e crudeli, contro un allenatore che si, in 100 panchine in rossoblù ha commesso degli errori, ma che nelle ultime due sfide ha messo in campo una squadra quasi perfetta, vincendo la partita dal punto di vista della tattica prima con Simone Inzaghi, e poi con Eusebio Di Francesco.

La parola d’ordine alla vigilia, lo avevamo detto, era “compattezza“, e i rossoblù hanno eseguito perfettamente, rimanendo sempre corti tra i reparti, non concedendo mai spazi tra le linee. Il baricentro era per ovvi motivi molto basso, ma non era scontato annullare totalmente la profondità ai giallorossi, che non sono riusciti quasi mai ad andare sul fondo sfruttando le sovrapposizioni dei due terzini.
Sia Di Francesco che Verdi sono stati eroici nel sacrificarsi costantemente su Florenzi e Kolarov, aiutando i due terzini Torosidis e Masina, che avevano un bel da fare contro El Shaarawy e Perotti. Il merito va ai giocatori, ma soprattutto a chi gli ha messi in campo, cioè quel Roberto Donadoni che ha impostato un 4-5-1 in fase difensiva, utilissimo contro il 4-3-3 capitolino, che cerca sempre di attaccare l’area di rigore con verticalizzazioni improvvise.

La fase offensiva ha risentito notevolmente dell’atteggiamento tattico del Bologna, ma nonostante questo i felsinei sono stati per più di un’occasione pericolosi, sbagliando solo l’ultimo passaggio. In occasione del gol sono stati perfetti i movimenti dei petroniani, che hanno sfruttato con Palacio un errore nel disimpegno di Fazio, accompagnando benissimo l’azione.

In questa prima immagine si nota come l’avanzata di Palacio abbia messo in crisi la retroguardia giallorossa, in primis Fazio, molto distante da Di Francesco, che dopo aver ricevuto la sfera dal Trenza, ha fatto da sponda per premiare l’avanzata di Poli. L’errore della Roma sta proprio in questo: essersi schiacciata troppo, non preoccupandosi dell’arrivo dei centrocampisti in appoggio.
Molto bene in questo caso anche Verdi sul secondo palo a occupare al meglio l’area di rigore.

Dopo la respinta della difesa romanista e l’errore al tiro di Poli, è sempre il figlio dell’allenatore della Roma a servire l’accorrente Pulgar, anch’esso lasciato liberissimo dagli 8 difendenti giallorossi. Rasoiata chirurgica e 1 a 0.

Una prestazione che fa il seguito a quella dell’Olimpico contro la Lazio, in cui si era visto più o meno lo stesso Bologna. Forse nella Capitale i rossoblù sono stati ancora più intraprendenti e decisi nell’attaccare la porta avversaria, ma questo pomeriggio la fase difensiva è stata in tutto e per tutto impeccabile; peccato per quel gol subito, ma si poteva far ben poco davanti alla tecnica di Perotti e alla classe e ferocia di Dzeko in area piccola.

Peccato anche per quei fischi a Donadoni: il primo protagonista di questo doppio 1 a 1 contro le romane, proprio per aver preparato al meglio due sfide complicatissime contro squadre nettamente più forti. Il cambio tanto contestato era obbligato: Verdi era stremato e serviva un esterno per tenere a bada tutti gli uomini offensivi della Roma, non una punta. Prima un altro cambio obbligato: Torosidis (anche oggi molto bene) per Mbaye, e Orsolini per Di Francesco, per lo stesso motivo di Verdi, cioè il fiato terminato.

Preparazione e gestione del match perfetta quindi per Donadoni, che quando commette degli errori è giusto criticare, ma quando compie decisioni corrette perchè fischiarlo?

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