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Bologna

IL GRILLO PENSANTE – Ricercando una crescita che ancora non c’è

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Alla vigilia della serata dell’Allianz Arena di Torino le menti bolognesi proiettavano in modo quasi spontaneo immagini somiglianti alla brusca caduta interna contro il Milan del turno scorso, pensieri resi ancora più verosimili scorrendo i nomi di una formazione titolare assolutamente inedita e piena zeppa di giocatori con una sola manciata di presenza all’attivo in questa stagione. Invece i giovanotti in maglia rossoblu non entrano in campo armati soltanto di ago e filo per cucire il settimo scudetto sul vestito della Vecchia Signora ma assorbono linfa dall’elettrico ambiente juventino, mettono alla frusta la blasonata prima della classe e passano addirittura in vantaggio con un penalty di un sontuoso Simone Verdi fischiato dal coraggioso arbitro Irrati per un fallo non nitidissimo ai danni dell’insolitamente dinamico Crisetig (notizia di per sé già clamorosa, un calcio di rigore fischiato nella tana bianconera contro i padroni di casa non è roba di tutti i giorni). Il Bologna è organizzato, pimpante e assennato, e rischia poco o nulla fino a quando imbocca il tunnel per rientrare negli spogliatoi.

Nel secondo tempo Allegri getta nella mischia Douglas Costa, e l’impatto del funambolo brasiliano è come quello di un leone affamato che irrompe nel recinto degli agnelli. A spianare inizialmente la strada della rimonta è però De Maio che infila sciaguratamente la propria porta, poi l’ala ex Bayern cala la sua mannaia sul match frantumando qualsiasi equilibrio con devastanti scorribande nel fianco destro della retroguardia rossoblu; in realtà la risalita bianconera sarebbe potuta essere molto più accidentata, infatti sui piedi di Krafth si materializza all’improvviso la spudorata chance per gli ospiti di rimettere il naso avanti, ma lo svedese decide di regalare una generosa citazione di merito a Buffon che spedisce la palla sul palo e permette a Douglas Costa di riprendere il filo del discorso per un finale da protagonista incontrastato: provvidenziale assist per la rete del vantaggio di Khedira (il quale si libera in modo molto discutibile dalla marcatura di Keita) e altro cioccolatino per Dybala che chiude il discorso prima di un finale infarcito di altre chicche carioca.

Il Bologna nel complesso non sfigura, anzi, per tutto il primo tempo e a tratti anche nel secondo rapisce lo sguardo per trame e vivacità, ma purtroppo a causa di errori individuali e di un macroscopico divario tecnico alla fine dei giochi viene registrata la gara persa numero 19 su 36 partite disputate e la consapevolezza di un girone di ritorno da brividi: in 15 gare sono stati racimolati 15 punti, figli di 4 vittorie, 3 pareggi e 10 sconfitte. Nella migliore delle ipotesi si chiuderà il campionato con il 50% di sconfitte, ma non sarà semplice raggiungere tale obiettivo in quanto gli ultimi 2 match contro Chievo ed Udinese affamate di punti saranno tutt’altro che scampagnate di primavera.

A questo punto però lo sguardo è già rivolto oltre, gli esiti degli ultimi 180 minuti influiranno marginalmente sull’umore del tifoso bolognese medio e poco più mentre invece l’attenzione è già catalizzata al Bologna che verrà, a partire da quella che sarà la guida tecnica. Negli ultimi giorni le ipotesi si sono moltiplicate in modo scriteriato, e tra tutte l’opzione più carica di fascino ed eccitazione è indubbiamente quella di Gasperini; la stampa bolognese concorderebbe nell’indiscrezione che il buon Giampiero sarebbe disponibile a prendere dimora sotto le Due Torri ma a patto che lo spessore della squadra a lui affidata sia sensibilmente più elevato rispetto allo scenario attuale. Se il pensiero dell’attuale allenatore della Dea non è soltanto un’invenzione giornalistica allora rispecchierebbe in modo fedele quello di una piazza tremendamente bisognosa e oggettivamente meritevole di palcoscenici più prestigiosi; per chiudere il cerchio mancherebbe “solo” il placido benestare di Joey Saputo che, per quanto goda di una stima e benevolenza illimitate dalle parti di Bologna, confidiamo possa comprendere che dopo 3 anni sia ormai giunto il momento di riscaldare un termometro dell’entusiasmo precipitato a temperature artiche…anche perché, in un triennio ormai giunto al termine di un’auspicabile crescita graduale, nelle ultime 2 partite occorreranno 2 punti per pareggiare il risultato dello scorso anno mentre sarà necessaria una vittoria per ambire allo stesso bottino di 2 stagioni fa. Non esattamente lo scenario immaginato da una piazza appassionata e presente come quella bolognese, che adesso richiede una REALE crescita che fino ad oggi non ne ha voluto sapere di palesarsi sulla soglia della dimora rossoblu.

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