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Analisi tattica: Inzaghi cambierà i compiti, non i ruoli

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Valentino Orsini


Stiamo vivendo in un momento storico, in cui i ruoli, intesi proprio come posizioni, stanno lasciando il posto ai compiti, che sono ad oggi mille volte più importanti del definire una posizione con un nome. Al di là della zona sul rettangolo verde che si occupa, l’aspetto importante è l’interpretazione dei compiti che l’allenatore da ai suoi giocatori, e non è un aspetto da sottovalutare.
Collegandoci alla realtà Bologna, che è quella che ci interessa, possiamo affermare che Pippo in questi primi giorni di ritiro, stia cambiando i compiti, più che i ruoli, che per certi versi rimarranno simili.
Per semplificare il concetto si potrebbero fare degli esempi, analizzando le diverse interpretazioni del 3-5-2 che hanno avuto nel recente passato gli allenatore in Italia. I più interessanti ovviamente sono state le Juventus di Conte e di Allegri, o la prima Fiorentina di Paulo Sousa, ma andando più verso la realtà inzaghista, si può già notare come Pippo abbia le idee chiare, e la volontà di cambiare il disegno tattico della sua squadra.

Cambierà i compiti, non i ruoli, ecco come analizzando i vari reparti.

Difesa

La retroguardia a tre è la principale novità del nuovo modello tattico di Inzaghi, che ha voluto ripartire da un sistema di gioco che gli aveva portato tanta fortuna a Venezia.
I difensori passando da una linea a 4, a una difesa a 3, cambieranno quasi del tutto i compiti difensivi. In fase di non possesso quindi dovranno stare molto più attenti nelle uscite, compiendo un movimento “ad elastico” per non lasciare spazio tra le linee, con due su tre che andranno in marcatura, mentre l’altro in copertura dello spazio, per mettere una pezza al più grande difetto del 3-5-2, cioè la difficoltà ad assorbire i movimenti tra le linee.
I compiti cambieranno anche in fase di costruzione. Se a 4 i centrali toccavano (in teoria) poco la palla, a 3 vedremo spesso dei possessi molto bassi, con i centrali che si allargheranno per dare ampiezza al gioco, e per aprire delle linee di passaggio verso il metodista o le mezz’ali. In questo caso quindi ci si chiede se gli attuali difensori a disposizione di Inzaghi siano in grado di attuare ciò, ma lasciamo tutte le valutazioni del caso al mister.

Centrocampo

Nel calcio molto più verticale rispetto alla vecchia gestione i centrocampisti ricoprono un ruolo fondamentale. Il metodista dovrà ovviamente dettare i tempi alla manovra, ma la vera novità saranno i compiti delle due mezz’ali. Inzaghi gli chiede tanta corsa, non troppo possesso, e una miriade di inserimenti. Sia che si trovino in zona palla, che dal lato opposto, Pippo vuole che le due mezz’ali stiano constantemente nel mezzo spazio, e che vadano ad attaccare gli ultimi 16 metri.
La differenza tra modulo difensivo e offensivo la fanno proprio le mezz’ali, che se interpreteranno al meglio i compiti dati dal mister, faranno tanti gol e assisteranno spesso i compagni.
Andando sul pratico, citando alcuni nomi: Godfred Donsah è perfetto in questo sistema di gioco, così come Poli e Dzemaili, che uniscono senza troppi problema la fase di attacco e di inserimento a quella di interdizione.

Discorso a parte per i due esterni, che serviranno per dare ampiezza, e per allungare la linea difensiva trasformandola a 5.
In questo contesto è interessante citare Ladislav Krejci, che in questo modulo giocherà sulla sinistra, come quinto di centrocampo. Oltre al ruolo (sì, a lui Pippo cambierà proprio ruolo) cambieranno i suoi compiti offensivi e difensivi. In fase di attacco lui non dovrà più preoccuparsi di entrare dentro al campo per attaccare l’area di rigore con il pallone tra i piedi, ma solo di attaccare la profondità, sfruttando il lavoro “per catene” che l’idea di calcio di Inzaghi attua. Ladislav quindi potrà fare quello che gli riesce meglio: andare sul fondo e crossare. In fase difensiva si dovrà applicare molto per adattarsi ai compiti richiesti, ma lo spirito di sacrificio non gli è mai mancato.

Attacco

Davanti invece che tre attaccanti, ne vedremo solo due, ma invece che una sola punta, ne avremo ben due molto vicine.
Inzaghi ha scelto di lasciar partire Di Francesco, prefendogli Falcinelli: perfetto con questo sistema di gioco come seconda punta. Se l’ex Sassuolo dovesse essere il titolare di questa squadra, l’altro posto se lo contenderanno Destro o Santander. Quest’ultimo lavorerà da primissima punta come ha fatto in Danimarca, mentre Mattia per la prima volta da quando è a Bologna potrà stare in area di rigore, sfruttando i tanti cross che pioveranno dagli esterni, e sfruttando il movimento di altri, che gli apriranno lo spazio.
La prima punta dovrà allungare la squadra andando in profondità, mentre la seconda la dovrà accorciare, facendo da collante tra centrocampo e attacco, venendo in contro al pallone tra le linee.
I compiti quindi cambieranno per Destro sia insieme a Falcinelli, sia con Santander. Se il numero 10 verrà inserito in tandem con il paraguaiano, dovrà girare molto più al largo, sfruttando le sponde del compagno e fornendo qualche palla gol, usufruendo della sua tecnica. Destro può fare sicuramente entrambe le cose, ora sta tutto nella sua volontà di fare bene e esaudire le richieste di Inzaghi.
E Orsolini?. L’ascolano come Krejci cambierà ruolo oltre che compiti, accentrandosi molto di più vicino all’altro attaccante, e dovrà cercare di crearsi lo spazio centralmente, senza andare troppo sull’esterno dove si è sempre trovato meglio.

Il calcio da diversi anni è cambiato: ora serve elasticità nelle idee e sul campo. I ruoli statici sono roba antica: Inzaghi lo ha capito e lo sta mettendo in pratica nel suo nuovo Bologna.

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