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Canta che ti passa: Le tue ali, Bologna

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Canale Sassuolo


E ci risiamo. Iniziano nuovamente i rituali: alzati dalla sedia di casa/del bar, vestiti (almeno con un gadget rossoblù), prendi il tuo mezzo abitudinario e dirigiti allo stadio.
Stop.
Bevi una birra e, nel frattempo, parli col tuo amico o vicino di posto su quanto il mercato abbia portato poco (perché sì, il tifoso è la definizione concreta del “e se avessimo preso…”), guarda la partita, gioisci/imprechi/te ne vai prima/resti fino all’ultimo per applaudire i ragazzi e torni a casa.
Insomma, una routine molto confusionaria. Anzi, no: bisogna parlare solo di confusione, perché di abitudinario non c’è un bel niente. E tutto ciò, al tifoso, piace. Ed è per questo motivo che a maggio inveisce contro Donadoni, a giugno festeggia per Inzaghi, poi ha dei dubbi su Santander (“ma chi è questo qua?), è felice che Destro rimanga, trasforma Santander nel nuovo idolo: “Che ce frega di Ronaldo, noi c’abbiamo Santander! Santandeeeeeer”, ora sono pochissimi che vogliono la partenza di Mattia.
Stop. Respiro profondo. Rifiatiamo un attimo.
Dopo aver riportato la classica pazzia da – quasi – post calciomercato, che fa perdere credibilità ai giornali perché “vuoi mica che arrivi…”, ora finalmente è arrivata l’ora di far parlare il campo. Quello vero, s’intende. Quello che guardi mentre sei seduto sul seggiolino, e ascolti…

Di professione scettici,
seduti sui gradoni,
mentre sfilano ragazze d’illusione.
Che se poi esiste la felicità,
chi ti dice che non passi anche di qua…

Perché alla fine conta solo ciò che succede alla domenica. Gli scettici – quelli che “io avrei fatto così” e “io avrei fatto colì” – devono dare aria alla bocca, quindi a meno che non arrivi Messi (ma non ne sarei tanto sicuro) parleranno sempre. Perché lo scettico è, per definizione, quello che dubita di tutto. Colui che ti siede accanto e ti racconta del “Eh, che begli anni quelli” – nel caso sia datato – o, con fare più incazzoso, ti riempie la testa su quanto scadenti siano Bigon, Di Vaio, Fenucci e parenti affiliati (con speciale menzione per le mamme). E tutto questo quadro è pitturato ad hoc dalla cornice del mercato.
Da loro no, non esiste la felicità. Per fortuna, poi, ci sono quelli che guardano prima i colori e poi le persone (ah, i pregiudizi…) e si sentono in debito di sorrisi. Da loro sì, la felicità sicuramente passerà.

Guarda il cielo come è blu
col rosso fuoco dell’amore,
dai! Vestiti così
sei bella più di un fiore.
Staremo in curva abbracciati a un’idea,
e sarà come sentire la marea

Ora più che mai, scripta manent verba volant. Tutti i tifosi presenti allo stadio, dai più scettici a quelli no, saranno uniti dal rosso dell’amore e dal blu del cielo. Insieme per affrontare le partite, iniziate domenica scorsa e con traguardo a maggio. Con la stessa unica non-routine confusionaria, con le bandiere svolazzanti al cielo, con i petardi che scoppiano, si canterà all’unisono:

Tu sei grande Bologna,
tu sei forte Bologna,
così bella Bologna…
bella davvero!

 

(Le tue ali, Bologna – Carboni, Dalla, Morandi, Mingardi)

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