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Mancio, se vuoi ti prestiamo Pulgar…

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Sara Melotti


Il Portogallo è Campione d’Europa in carica. L’Italia è ventunesima nel ranking internazionale. Se fosse stata una corsa di cavalli, ai lontani (lontanissimi…) parenti di Eusebio avrebbero attribuito uno o due nastri di handicap. Nel calcio questo non succede. Allora, adesso che è finita la seconda partita di questo inutile torneo inventato dal comitato d’affari che governa l’Uefa per rimpinguare le casse, proviamo a fare le persone serie. Dopo Italia-Polonia, vi siete incazzati con il Mancio perché aveva fatto giocare Balotelli, che vi sta sulle palle per motivi che non conosco e che non mi interessano, ma resta l’unico calciatore italiano che possiede i cromosomi (non la testa) del campione. Se non avete capito il motivo di quella scelta, provo a spiegarvelo un’altra volta (l’ultima, però, perché se siete di coccio son fatti vostri). I calciatori non sono quei superuomini che pensate, o quei nomi che voi giostrate abilmente nella vostra formazione al Fantacalcio. Sono ragazzi (non sempre intelligentissimi) come voi (io gioco fra le vecchie glorie, mi chiamo fuori), con gli stessi limiti e gli stessi problemi che incontrate voi quotidianamente. Guadagnano molto? È vero, inutile negarlo, e lo fanno grazie a noi (voi tifosi e i giornalisti). Ma non è lo stipendio a dare personalità. Quella, o ce l’hai o te la costruisci con l’esperienza, magari respirando la fiducia dell’ambiente. E Mancini sa che cosa fa: sapeva che Marione è indietro con la preparazione, gli ha dato fiducia per fargli capire che quella maglia sarà sua, dopodiché – d’intesa con lo stesso Balotelli – ha provveduto alla sostituzione. Ha fatto quello che voleva. Ha fatto quello che doveva. Avete visto Immobile impiegato nello stesso ruolo: Ciruzzo vi è piaciuto più di Mario? Fatevi vedere da uno bravo, prima di tornare al tornio o all’affettatrice dove preparerete la vostra squadra di Fantacalcio, adesso che riprende il campionato. Ma dopo che vi siete fatti vedere, provate a ragionare su alcune piccole cose. Jorginho, nel Verona, pareva la reincarnazione di Federico Fellini: un regista da Oscar. Poi, a Napoli, è sembrato un buon calciatore, uno pulito senza infamia e senza lode. Oggi, in campo, incide meno di un Pulgar qualsiasi. Cristante, all’Atalanta, era un autentico crack, centrocampista capace di inserimenti micidiali in attacco: dopo due mesi di Roma, mostra lo spessore tecnico di Nanni (ve lo ricordate o devo provvedere io?). E l’elenco potrebbe proseguire all’infinito, perché il convento questo passa. Oggi, so che non vi interessa ma ve lo dico lo stesso, ho scritto il pezzo che uscirà sul prossimo numero del Guerin Sportivo. Tema: la “mia” Nazionale ideale. Ho ristretto il campo alle squadre che ho visto giocare, dal 5 giugno 1968 (Italia-Urss 0-0, Azzurri vincitori al sorteggio e ammessi alla finale europea, poi vinta, contro la Jugoslavia) a oggi. Ho avuto molti problemi, a sceglierne solo undici, ma sapete qual è il fatto? Di tutti i calciatori convocati e schierati da Roberto Mancini (se ha dimenticato qualche fenomeno, fatemelo sapere), nessuno potrebbe aspirare non dico alla panchina, ma neanche alla tribuna: dovrebbero pagare il biglietto… E allora, Forza Italia e Forza Mancio: come disse Virgilio a Dante, «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Che se recuperi Marione, sul carro ci saranno solo posti in piedi…

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