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Il Punto sul Bologna – Sant’Ander

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Nel giro di poche settimane, una certezza è emersa: questo Bologna non può fare a meno di Federico Santander. Le spalle larghe dell’attaccante paraguaiano sono rimaste pressoché impermeabili alle critiche (esclusivamente pregiudiziali) cadute addosso al calciatore quando ancora non lo si era visto giocare.
Adesso, non si sente neanche volare una mosca contraria. Buon per lui e buono per l’intera tifoseria che potrebbe aver trovato un nuovo idolo. Perché il centravanti sudamericano sembra calzare a pennello per l’idea di calcio che vuole applicare Inzaghi: poca frivolezza ma con una volontà propositiva che sopperisce a eventuali mancanze. Santander questo è e l’ha dimostrato anche domenica a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Il gol di Palacio è figlio di “garra” sudamericana; perché è vero che l’argentino ha la grinta per andare a colpo sicuro sul primo palo ma è anche vero che la “confezione” per il gol l’ha creata proprio Santander. Il modo con cui va a recuperare il pallone sul terzino è esemplare. Che meno edulcorato sarebbe: poche pippe e addosso alla palla! E quel cercare il pallone pressando il suo portatore, il centravanti paraguaiano lo esegue alla perfezione. E dalla prima partita in campionato. Oltretutto, quello che impressiona dell’attaccante è l’aver raggiunto una buona forma fisica nel giro di poco tempo. E per un giocatore di quella stazza non sempre è cosa così normale. Probabilmente, dopo appena dieci giornate di campionato, è più importante l’atteggiamento e l’approccio agli incontri ma Santander riesce a creare equilibrio e avere sia testa che grinta.
Certo, i tre gol fatti non rappresentano numeri da centravanti prolifico come fu lo stesso Inzaghi ma è altrettanto vero che i tre gol e mezzo (il palo contro il Sassuolo sta ancora tremando) e l’assist per Palacio sono solo una parte del grande lavoro che “El ropero” mette in atto per l’intera squadra. Anche i movimenti e i suggerimenti ai compagni sembrano portare acqua allo stesso mulino, che è poi il mulino di tutti quanti noi.
Dunque, se si stava cercando un leader per questa formazione, ecco che l’abbiamo trovato. Perché un leader (conducendo la via) deve essere esemplare e Federico, quando veste la nostra casacca (quando non la indossa, interessa di meno), lo è. O forse, meglio ancora, è la messa in pratica del Pippopensiero. E al momento, è ancora il valore su cui puntare.

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