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Il Punto sul Bologna – Ascensore rossoblù

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In alcuni casi, una conoscenza limitata delle parole fa diventare il proprio pensiero una sciatteria facilmente dimenticabile. Dunque, alle prime colichette, qualcuno grida subito “vergogna!” come un peto che, irrefrenabile, cerca di liberarsi di noi. Anche se siamo in ascensore. Anche se siamo allo stadio.
Da queste pulsioni addominali non può esimersi nemmeno qualche tifoso che, turbato dai 9 punti in 11 partite del beneamato Bologna, scalda l’aria con il proprio intestinale “vergogna!” ma che, altrettanto che un peto, si dissolve e si dimentica.
Perché se è vero che sarebbe opportuno aspettarsi qualcosa in più di quanto sin qui portato a casa, urlare ai ragazzi (ivi compreso il “ragazzo” Inzaghi) impropri vituperi e dissennate minaccette è da considerarsi, quanto meno, un’esagerazione. Perché, anche contro la Real Bergamasca (diventano tutte Real, all’infuori del Bologna), i giocatori del Bfc non hanno nulla di cui vergognarsi. La vergogna è un sentimento di dignità che l’essere umano esercita su se stesso quando, a esempio, non ha compiuto il proprio dovere. Bene, a questo punto è giusto ricordare che il dovere del Bologna non è vincere le partite ma giocarle tutte per far sì che questo avvenga. Ma questa non è una sfumatura. Perché vincere le partite significa essere sempre più forti degli avversari e il Bologna non può esserlo. Non può esserlo perché, per giovinezza di molti suoi interpreti e qualche carenza tecnica, questo Bologna al momento non può essere più forte. Ma non necessariamente la dobbiamo considerare una mancanza di dignità, un fattore di cui vergognarsi. Proprio perché un elemento di crescita che deve essere messo nel computo è la forza di volontà. Come succede per ognuno di noi. Ora, una delle cose che vengono ripetute a mo’ di mantra è che il Bologna si “chiude” in attesa delle folate degli avversari. Lo si è detto contro il Sassuolo, a Reggio Emilia. Lo si è ripetuto contro l’Atalanta, in casa. E nessuno si è accorto che quel mantra equivale al peto in ascensore. Inzaghi si chiude in difesa? Non è vero. Inzaghi manda in campo dei cagnacci (si intenda il termine assolutamente affettuoso) che aggrediscono il “nemico” dal primo minuto. Difatti, non è un caso che nelle ultime due partite succitate, il Bologna sia riuscito a segnare nei primissimi minuti di partita. Nel primo caso, si è rischiato di andare perfino sullo 0 a 2 se Santander fosse stato più fortunato e la palla fosse entrata anziché incocciare il palo.
E quei “cagnacci” sono riusciti addirittura a rimontare una partita come quella col Torino che, in altre occasioni (com’è limitante la memoria a breve termine…), non ci saremmo neppure sognati. E, tra l’altro, quest’anno siamo riusciti anche (in appena 11 partite) a toglierci quella ansia che ci gravava sulle spalle fino alla fine del campionato scorso (cioè, appena ieri): battere una Grande (leggasi Roma). E questo perché? Perché Inzaghi ha messo quel pepe che non avevamo prima. Isn’t it?
Per evitare di diventare noiosi, non è il caso di addentrarsi ulteriormente in aspetti tecnici ma è d’uopo mettere agli atti che se gli avverarsi ti sono superiori qualitativamente in fase di palleggio, non puoi giocartela sullo stesso piano. Allora, inevitabilmente, non puoi far altro che cercare di spezzare il gioco avversario e ripartire. Perché in avanti, quella qualità ce l’hai. Questo sarebbe chiudersi? No, banalmente no.
In egual misura, il peto che svolazza cerca dove posarsi e se Inzaghi non è giusta base, non lo è neanche Bigon. Perché è giusto dare a Cesare ciò che di Cesare è. E nessuno di noi aveva il vago sospetto che Santander, Svanberg, Calabresi, Orsolini (solo per citare gli inattaccabili) fossero in realtà quello che stiamo vedendo tutti: ovvero giocatori su cui vale la pena esercitare la nostra speranza.
Ora, prima che questo Punto diventi un’insostenibile “tomella”, è giusto chiarire definitivamente. Nove punti sono pochi ma il margine di crescita c’è e negarlo sarebbe una forzatura inutile o maliziosa. Quindi, prima di gridare “vergogna!” e scaldare l’aria a raglio, aspettiamo che i ragazzi si debbano vergognare di qualcosa, senza confondere le sconfitte per mancanza di dignità. Perché nella vita ci sono peti e petizioni. Ed è meglio non confonderle. Soprattutto se ci si trova tutti nello stesso ascensore.

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