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Bologna

Un’idea me la sono fatta…

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Sono nato di venerdì 17, ragion per cui non mi sono mai concesso il lusso di attribuire i miei insuccessi alla sfortuna. Sono nato di venerdì 17, ma ho gli occhi per vedere una partita. Sono nato di venerdì 17, ho gli occhi per vedere una partita e la fortuna (l’anzianità non fa merito) di aver visto tanto calcio in vita mia. Sono nato di venerdì 17, ho gli occhi per vedere una partita, la fortuna (l’anzianità non fa merito) di aver visto tanto calcio in vita mia e l’onestà intellettuale necessaria per non avere secondi fini quando scrivo un articolo (a differenza di altri, ma tiremm innanz). Sono nato di venerdì 17, ho gli occhi per vedere una partita, la fortuna (l’anzianità non fa merito) di aver visto tanto calcio in vita mia, l’onestà intellettuale necessaria per non avere secondi fini quando scrivo un articolo (a differenza di altri, ma tiremm innanz) e allora sarà per questo che non mi scandalizzo se Riccardo Bigon, che è una persona seria a differenza di tanti leoni da tastiera, non si presenta in sala stampa con la testa di Pippo Inzaghi su un vassoio (neanche fosse San Giovanni) perché glielo chiedono tutte le Salomè rossoblù. Poi, per carità, Inzaghi possono pure licenziarlo, ma l’unica cosa che mi preoccupa stasera, in chiave Bologna, è quella che ho sempre sbertucciato perché non credo nella sua esistenza: la sfiga. Vero, la squadra non è imbottita di fuoriclasse, però c’è qualcosa di peggio rispetto a una squadra “trista”, come la chiamano da queste parti: una squadra “sfigata”. Correggetemi se sbaglio, che l’età non aiuta: voi oggi in campo – al di là del risultato finale – avete davvero avuto l’impressione che l’Empoli sia meglio del Bologna? Io, lo confesso candidamente, no. E non sto parlando di quelle formulette magiche che vi piacciono tanto (4-3-3, 3-5-2, 4-2-3-1 e via dando i numeri: chiedete ad Arrigo Sacchi, non esattamente un pirla, che cosa ne pensa, se dubitate di me…); parlo di gioco, di presenza in campo. I primi dieci minuti, il giardiniere del “Castellani” era preoccupato: stavano tutti nella metà campo empolese, bisognava rizollare l’erba. Poi, naturalmente, prima azione toscana e gol, con il Polacco – un ottimo portiere, ma sbagliano pure i grandi – che invece di difendere il suo palo sviene sulla sua destra: 1-0 e son cazzi. Dopodiché, il pareggio di Poli, il definitivo 2-1, ma soprattutto un dato sconcertante: il Bologna è ultimo. Ultimo nei rimpalli fortunati, in quelle “palle sporche” che fanno le fortune (e le disgrazie) delle squadre che non sono la Juventus. Morale della favola? Che Bigon faccia quello che ritiene opportuno: mi fido di lui e non ho la verità in tasca. Io ingaggerei un amuleto, però mi rendo conto che non è proprio un suggerimento tecnico… Quanto al resto, andatevi a rileggere quanto scrissi il 30 settembre, dopo la vittoria contro l’Udinese, sotto il titolo LIVORI IN CORSO. Ripubblico la fine di quel pezzo: “Non essendo utile rispettare il cartello “Lavori in corso” (ricordate che il campionato finirà in maggio?), i poveri di spirito – tanti, troppi per i miei gusti – ne hanno preparato un altro, “Livori in corso”, che va di moda da molti anni, oltre ogni ragionevole dubbio. Da una parte, chi va a Casteldebole a rinnovare la propria fede; dall’altra, chi preferisce rimpiangere (Zanetti meglio di Saputo, Corvino meglio di Bigon, Chiunque meglio di Inzaghi) anche il non rimpiangibile cavalcando il Malcontento. Io sto con i primi”. Ero stato lungimirante? No, sono soltanto vecchio e tremendamente serio (vedi foto: io sto con Clown2.0, nel dubbio…).

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