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Canta che ti passa: Bandiera ross(oblù)

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Il tifoso non è una persona che supporta necessariamente una squadra. Il tifoso è colui che supporta e basta. A volte qualcuno, a volte qualcosa e a volte entrambi.
A inizio stagione…anzi, no: ripartiamo dalla stagione scorsa, quando l’intera dirigenza (allenatore compreso) vengono crocifissi perché le 21 sconfitte in 38 partite – il dato che salta maggiormente all’occhio – non può non fracassare le orecchie dei piani alti e la panchina di Donadoni. A maggior ragione se ci aggiungiamo il dito medio di quest’ultimo e, di conseguenza, quel famoso litigio. In maggio, quindi, il tifoso sostiene solo qualcosa: il Bologna.
Pochi giorni dopo, filtra il nome di Inzaghi come successore dell’allenatore bergamasco, e allora lì tutti a “gufare” il Venezia perché uscisse dai playoff per abbracciare il nuovo allenatore. C’è ancora qualche diffidenza su Bigon e Fenucci, che nel frattempo hanno salutato Verdi, ma il nome (e i risultati veneti) di Pippo fanno in modo che gli applausi dei supporter – anche virtuali – sommergano i fischi.
Ora, dopo sei mesi esatti dall’insediamento sulla panchina rossoblù, Inzaghi si trova al terz’ultimo posto, con buona (buonissima) parte della tifoseria contro e quattro partite molto difficili da affrontare, che probabilmente segneranno il suo futuro. Il tifoso sembra essere tornato alle idee di giugno: amore per la maglia e, per questo, contestazione.

Degli sfruttati l’immensa schiera,
la pura innalzi, ross(oblù) bandiera.
O proletari, alla riscossa!
Bandiera ross(oblù) trionferà.

La partita di Empoli sembra sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il Bologna non ha demeritato, eppure – come è successo in altre sette partite – ha perso. Non solo la partita, ma anche un ulteriore appoggio del tifoso.
Un po’ inaspettatamente, la Curva Andrea Costa, Forever Ultras&Freak Boys e la Vecchia Guarda 1974 hanno innalzato la bandiera rossoblù prima fuori dal Dall’Ara, sulle siepi di Casteldebole e sui social. Il segno che l’immensa schiera degli sfruttati (o, perlomeno, di chi paga biglietti, abbonamenti e trasferte)  abbia deciso di dare un segno forte: “o intervenite o interveniamo” pare suoni più da minaccia che da supporto. Il tifoso, quando vuole, ha una memoria lunga e saprebbe dove mettere quel Fire&Desire proclamato da Saputo sei mesi fa.
Tuttavia, probabilmente, è l’altro striscione a dover far più riflettere: “Troppi romani a Casteldebole”. Una frase che, oltre a esprimere ancor maggiormente il distacco dalla società (mettiamola così), dimostra quanto i proletari ross(oblù) esigano che la società venga data in mano a nativi felsinei. Non importa che in alcune situazioni, magari, non la pensino tutti allo stesso modo o che abbiano una disponibilità economica non troppo rilevante (forse non ci pensano, ma mantenere un club costa una certa cifra): quello che conta è la cittadinanza al cospetto della Maratona.

Il 20 ottobre 1789, durante la Rivoluzione Francese, viene messo per iscritto che la bandiera rossa dovesse avere il significato di “disponibilità a battersi”, per poi assumere la definizione politica nel 1832, quando – dopo gli scontri tra minatori e polizia in Galles – i dimostranti l’hanno issata e si sono riuniti sotto le camicie insanguinate di alcuni caduti. Oggi, metaforicamente, il tifoso si riunisce intorno ai suoi compagni per innalzare il vessillo simbolo della città e difendere ciò che ritiene di sua proprietà, facendo intendere al padrone il bisogno di colorare tutte le sfaccettature (societarie) di un’unica tinta.

Avanti, o popolo, alla riscossa.
Bandiera ross(oblù), Bandiera ross(oblù)!
Avanti o popolo, alla riscossa.
Bandiera ross(oblù) trionferà!


Bandiera rossa (Canzone popolare)

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