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Il Torneo di Capodanno

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Che cosa fu il Torneo di Capodanno? Di fatto la risposta al Mundialito, che nelle prime settimane del 1981, con le principali nazionali presenti, rischiava di creare un buco troppo profondo nel campionato italiano, fermo teoricamente dal 28 dicembre al 16 del mese successivo. Ecco dunque, per dare continuità agonistica alla serie A, un torneo messo su in fretta e furia, unicum di quell’anno, accolto con freddezza dalle big (pronte a giocare in trasferta le loro partite, per la prospettiva dei pochi incassi) e ancor meno dai giocatori, che forse qualche settimana di vacanza in più se la sarebbero fatta volentieri; il 4 gennaio comunque si comincia, con le sedici squadre di serie A divise in quattro gironi da quattro, con le vincenti destinate alle semifinali.

Il Bologna finisce nel girone di ferro con Inter (seconda in classifica), Torino (quinta) e Brescia (ottava); l’undici allenato da Gigi Radice è comunque una squadra forte e consapevole dei propri mezzi, che ha finito il girone d’andata al dodicesimo posto, sesto senza i cinque punti di penalizzazione (colpa dello scandalo-scommesse dell’anno precedente); i protagonisti di quella squadra? Zinetti in porta, Paris a centrocampo e la linea verde del trio Colomba-Dessena-Fiorini, senza poi scordarsi dei vari Bachlechner, Garritano e l’indimenticabile Eneas de Camargo.

L’esordio nel torneo non è però dei migliori: al Dall’Ara, alla prima giornata, passa infatti il Torino, per 1-2, in testa alla classifica a pari merito con l’Inter, vittorioso in casa sul Brescia per 2-0. Piccola parentesi: il Torneo di Capodanno, già particolare e sui generis, ha un regolamento strambo che vale la pena di citare: nel girone si giocano infatti due sole giornate, con un bonus in classifica di un punto per ogni incontro vinto con almeno due goal di scarto. Morale della favola: nella seconda ed ultima giornata, al Bologna, per passare il turno, serve un miracolo, battere cioè l’Inter con due goal di scarto e sperare nel passo falso del Torino col Brescia. Il miracolo, incredibilmente, avviene: 3-1 netto all’Inter (che quell’anno cadrà al Dall’Ara anche in campionato), coi granata, al contempo, che non vanno oltre lo 0-0 col Brescia; per le regole sopra dette, dunque, rossoblu, granata e nerazzurro finiscono appaiati a quota 4, col Bologna che per via della miglior differenza reti arriva infine prima e dunque qualificata in semifinale.

L’avversario? La Juventus di Giovanni Trapattoni, battuta in ottobre grazie al rigore di Paris, ed ora ansiosa di vendetta. Il Mundialito si è nel frattempo concluso (con vittoria dell’Uruguay sul Brasile) e la Vecchia Signora può dunque riabbracciare tutti i suoi campioni. Si gioca al Dall’Ara, l’11 gennaio, con 20mila spettatori sugli spalti, numero record per una competizione nel complesso poco seguita. Il primo tempo è un monologo a tinte bianconere: Brady fa il diavolo a quattro, Prandelli (sì, Cesare) va vicinissimo al goal, ma lo 0-0 resiste. Colomba ha l’occasionissima, con un tiro che fa vibrare la traversa di Zoff. Eneas, nei supplementari, ne smarca tre in area, ma giunto di fronte alla porta tira il pallone alla Certosa.

Si va così ai calci di rigore: non una novità tra Bologna e Juve, che già in Coppa Italia negli anni Sessanta finirono per ben due volte ai tiri dagli undici metri. Con finale, per la cronaca, sempre favorevole ai bianconeri; ma ogni tabù, si sa, esiste per esser spezzato. Parte il Bologna con Fabbri: il tiro finisce fuori. Brady segna: 1-0 Juve. E’ la volta di Pileggi: il centrocampista rossoblu fa centro, ma Prandelli pure. 2-1. Colomba e Gentile: goal di entrambi, 3-2. Fiorini segna, poi Cabrini (anni dopo rossoblù) si fa ipnotizzare da Boschin (quel giorno in porta al posto di Zinetti). 3-3, pareggio. E siamo dunque al duello finale: Paris contro Bettega; chi sbaglia perde. Un rigore del primo ha già punito i bianconeri in campionato, ma questa volta c’è il palo a fermarlo. Il centravanti bianconero, invece, non sbaglia: Juve in finale.

La maledizione del 3-4 ai calci di rigore, stesso risultato degli anni Sessanta, continua; il tifo rossoblu comunque non piange, perchè ci sarà poi un super girone di ritorno a consolarlo (col Bologna che finirà settimo, virtualmente quinto senza penalizzazione). Juve che invece andrà a maggio a vincere il suo 19esimo titolo; se abbinato al double con il Torneo di Capodanno? Affatto: perchè in finale, giocata a giugno, passerà a sorpresa l’Ascoli di un certo Carletto Mazzone (che anni dopo farà piangere i bianconeri anche sulla panchina rossoblù) col risultato di 2-1.

 

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