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Forcing – Galderisi: “Contro il Chievo sarà complicato: chi non la pensa così, sbaglia di grosso”

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Corriere dello Sport


Un ‘Nanu’ diventato grande “in maniera preococe”, come dice lui stesso. Nato a Salerno, Giuseppe Galderisi ha esordiato nella Juventus nel 1980, ad appena 17 anni. Dopodiché, ha passato Verona, Milan – che negli anni a venire l’ha girato a Lazio e nuovamente scaligeri –,  Padova e America. Proprio oltreoceano ha iniziato la sua carriera da allenatore, come vice, che quest’anno spegne 20 candeline. Oggi è sulla panchina del Gubbio, col quale si trova sul limbo tra playout e playoff, all’undicesima posizione.
In vista del match tra Bologna e Chievo, gli abbiamo chiesto un parere sia da allenatore che da ex giocatore scaligero, col quale ha vinto uno Scudetto e osservato “da vicino” le vicissitudini a venire dei ‘mussi’.

Nanu, come sta? Come va con il suo Gubbio?
“Adoro stare sul campo, adoro allenare. Sono felice perché Gubbio mi ha dato l’opportunità di togliermi delle soddisfazioni, siamo in piena lotta per finire il campionato nel migliore dei modi. Ho un gruppo di ragazzi che lavorano bene, abbiamo avuto qualche difficoltà, ci siamo tolti qualche soddisfazione: dobbiamo continuare a crescere per vedere di buttare giù qualcosa di importante per il futuro. Tempo al tempo: bisogna cercare solo di finire al meglio una stagione che è stata lunga, ma anche positiva, sotto certi aspetti”

Vorrei farle anche spaziare tra i ricordi perché, appunto, questo è il ventesimo anno in panchina, poco meno ne ha fatti da giocatore. Quali sono i ricordi più belli?
“Beh, credo che la panchina mi abbia dato tante soddisfazioni. Ho avuto il piacere di iniziare negli Stati Uniti, con Walter Zenga, in Seria A; poi ho avuto il piacere di allenare in Portogallo, in Serie A; tanta Lega Pro a certi livelli, ho giocato tanti playoff. Insomma, la mia crescita personale e umana è continuata dopo la bellissima esperienza da calciatore e credo di aver sempre trasmesso la mia positività, la mia energia, la mia conoscenza, la mia esperienza. È un lavoro che mi piace moltissimo perché vivo intensamente la sfida e il credere di potermi migliorare a crescere. Nella mia vita ho avuto tanti maestri e, di conseguenza, tutto quello che mi è stato trasmesso da piccolo fino ad adesso, me lo ritrovo in un bagaglio importante e da lì devo attingere bene perché ho avuto veramente maestri di un certo spessore”

Da giocatore, invece?
“Beh, da giocatore… il tempo passa… e sono tanti anni che non gioco più, però mi rendo conto che certe cose non vengono accantonate. L’amore della gente che ama il calcio verso una generazione che ha segnato il nostro mondo del pallone ti gratifica, perché non è solo una questione di tirare calci al pallone, ma di essere amato e rispettato per quello che sei. E credo che nella vita queste siano le situazioni che ti danno. Da giocatore sono cresciuto tanto con tutto quello che avevo intorno e da allenatore cerco di essere giusto, equilibrato e ricco di entusiasmo”

Pensavo che, concretamente, mi avrebbe risposto il campionato del ’84-’85 (a Verona, ndr), che lei ha vinto da capocannoniere della squadra.
“Sì, allora, guarda: se andiamo a toccare i tasti proprio sull’aspetto professionale, io credo di essere stato un ragazzo molto precoce che ha percorso la sua età in modo veloce. Ho esordito molto presto alla Juventus, vicino a grandi campioni con cui prima ci giocavo con le figurine, e me li sono trovati vicino. Ho esordito presto, ho fatto delle cose buone, ho vinto lo Scudetto a Verona, ci siamo tolti delle soddisfazioni a Padova. Dovunque sono andato, anche nei momenti di difficoltà, la stima e il rispetto verso le persone – parlo dei tifosi della Lazio, dove non sono riuscito a dare quello che volevo – è immenso, e questo mi fa sentire bene perché, al di là dei gol che uno fa, è l’uomo che viene premiato con il professionista e questo mi rende molto orgoglioso”

Avvicinandosi alla sua analisi di Bologna-Chievo, Marco (Montanari, il nostro Direttore, ndr) mi suggerisce una domanda: si ricorda cos’erano i veneti nel 1985?
“Come no? Beh, il Chievo, devo dire, in questi ultimi decenni ha dimostrato buone cose. Io mi ricordo che, nel ’85, quando giocavano in Serie D, andavamo a fare le amichevoli col Verona e da lì ha fatto veramente una grande crescita. Non è facile rimanere dov’è stato per tanto tempo, quest’anno ha qualche difficoltà perché, purtroppo, qualche annata può anche andar male, però bisogna riconoscere a queste società che fare calcio non è semplice, ma neanche impossibile: basta farlo nel migliore dei modi”

In vista della partita d’andata, avevamo intervistato Marazzina, che aveva definito il Chievo “squadra impresentabile”. Lei è d’accordo?
“Beh, ci sono delle annate difficili da spiegare. Tu guarda anche ieri sera: ha perso 4-0, ma ha avuto un sacco di occasioni. Io mi ricordo quel gol annullato per mezzo piede in area (contro la Fiorentina, ndr): ci sono quelle stagioni dove, purtroppo, per un motivo o per un altro le cose non vanno bene ed è difficile poi tirarsi fuori, però credo non si debba fermarsi a questo, bisogna guardare avanti, di essere positivi, perché – tra l’altro – la retrocessione sarà difficile evitarla, direi che quasi ci siamo, però le prospettive future non sono poi così malvage. Si ricomincia con tanto umiltà, loro sono abituati e sanno cosa vuol dire”

Venendo dalla parte del Bologna, lo stesso Marazzina aveva detto che affrontare il Chievo era un’arma a doppio taglio. Secondo lei, lo è ancora oggi?
“In questo momento qua, una squadra che fa paura se non la prendi col piglio giusto, è proprio il Chievo perché è una squadra che non ha più niente da perdere, mentre il Bologna ha tutto da perdere. Di conseguenza, sarà una partita molto complicata. Chi pensa che non sia così si sbaglia di grosso perché non è detto che il Chievo, in una situazione del genere, giochi con la leggerezza. Anzi, giocherà proprio per una questione di orgoglio, di finire il campionato nel migliore dei modi. E’ una partita complicata, tra l’altro il Bologna viene anche da una sconfitta pesante, perciò sarà una partita decisiva: i tre punti col Chievo devono essere assolutamente messi in cascina, e non si può sbagliare”

Ripartendo dalla sconfitta di ieri, come si affronta il prossimo match dopo i quattro gol subiti? Zero punti che potevano essere preventivati, vista la squadra messa in campo da Sinisa…
“Non so che squadra ha messo in campo Sinisa, ma ho visto la partita e affrontare l’Atalanta, in certi momenti, è quasi impossibile. Il risultato è clamoroso, nel senso che lo devi mettere da parte subito perché è un momento in cui non devi piangerti addosso e cercare di preparare al meglio questa partita fondamentale per il finale di campionato. Da allenatore, ci sono delle volte in cui sembra tutto sballato, invece non è così: bisogna avere la giusta pazienza per valutare le cose, ma anche trovare quella rabbia positiva, vincente per affrontare la prossima sfida che è determinante”

Mihajlovic ha schierato Nagy, Falcinelli,… Insomma, un po’ le seconde linee, e qualcuno pensa che l’avesse già data per persa, al fine di concentrarsi per la partita contro il Chievo. Cosa ne pensa?
“No, non si fa una squadra per perdere. Si fa una squadra per cercare di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche, forse guardando anche il calendario, ma in questo momento credo che il Bologna non possa permettersi di giocare partite tanto per giocare. Penso avesse fatto una riflessione generale e deciso di mandare in campo giocatori che avessero più bisogno di giocare. Il Bologna deve preparare le partite per cercare di vincerle tutte: dalla Juventus all’ultima in classifica, perché i punti si possono prendere da ognuno”

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