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Perché Pulgar è così importante nel gioco del Bologna?

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Sportmediaset


Tutta la squadra ha beneficiato del cambio di panchina: da Danilo, che in coppia con Lyanco si trova benissimo, formando un duo alle volte quasi inespugnabile; Dijks, che proprio lunedì ha segnato il suo primo gol in Serie A; Dzemaili e Poli, che sono tornati ai loro livelli dopo un inizio troppo brutto per essere vero; Orsolini, che è tornato a pestare le zone di campo di sua competenza, e per finire Erick Pulgar, che dopo la stagione dell’anno scorso, in cui dopo Verdi è stato uno dei più positivi della squadra di Donadoni, stava faticando e non poco a trovare i giusti ritmi, penalizzato da un tipo di gioco che non lo faceva rendere al meglio. Le colpe, se così si possono chiamare, vanno divise tra Inzaghi, che non ha saputo esaltare le caratteristiche del cileno, e Pulgar, che non è mai riuscito ad adattarsi al 3-5-2, giocando partite con un ritmo troppo basso per creare pericoli agli avversari. 
Il numero 5 non è riuscito ad adeguarsi al cambio di sistema di gioco e si è reso protagonista di una prima parte di stagione in cui le sufficienze erano ben poche, come poi il resto della squadra. Giocando al centro in una squadra che non gira è difficile giocare bene, ma il cileno ha fatto troppo poco per prendersi la squadra sulle spalle.

L’importanza del cileno con Mihajlovic

Per comprendere al meglio l’importanza di Erick nel 4-2-3-1 di Sinisa Mihajlovic, aiutiamoci con i numeri, che non dicono tutto, ma sono necessari per analizzare a tutto tondo un giocatore all’interno di un contesto.

Pulgar ha giocato 21 partite, di cui 20 da titolare, venendo sostituito solo 4 volte. E’ il secondo marcatore della squadra con i suoi 5 gol – tutti su rigore –  dietro solo a Santander, che ne ha segnati 6. Erick è anche il sesto giocatore nella massima serie per km percorsi di media con i suoi 11.589 km. In questa classifica comanda Brozovic (11.819), con a sorpresa Nagy (11.776) al secondo posto, con poche presenze dal primo minuto però.
Il cileno potrebbe migliorare nei contrasti, visto che sui 42 totali in cui è stato coinvolto, ne ha vinti 22, perdendone 20. Il 52,4% non è un dato sicuramente basso, ma ci si aspetta una crescita da questo punto di vista, soprattutto tenendo in considerazione la delicata posizione che ricopre. Interessante il dato dei duelli aerei vinti (quasi il 60%), mentre sono ottimi i 36 intercetti totali, che denotano un grande senso della posizione, e una capacità spiccata nella lettura del gioco.

Passando alla fase offensiva: i tiri totali, escludendo quelli ribattuti, sono solo 10, di cui 5 nello specchio, che poi sono i 5 rigori andati a segno. Erick ha quindi il 50% di realizzazione, un dato impressionante, ma allo stesso tempo preoccupante, visto il numero bassissimo di tiri tentati. La posizione così bassa di certo non lo aiuta, ma servirebbe più coraggio, visto che le sue capacità balistiche sono indiscutibili.

Ora passiamo ai dati che più ci interessano: quelli della distribuzione dei passaggi. Pulgar ha giocato in totale 1.111 volte la sfera, sbagliando solamente 253 passaggi. L’84% di successo non è affatto un dato basso, soprattutto tenendo in considerazione che in media gioca 56,8 palloni ogni 90 minuti. 
Sicuramente da migliorare il dato sui passaggi lunghi: su un totale di 123 tentativi, sono andati in porto solo 73 passaggi, che equivalgono al 59,3% di successo. E’ chiaro che un lancio lungo sia più complicato da concretizzare, ma un miglioramento da questo punto di vista sarà necessario. 

Oltre al come Pulgar gioca la sfera, è importante sapere dove sono indirizzati i suoi passaggi. Nella metà campo rossoblù Erick non sbaglia praticamente mai (90,3% di riuscita), mentre nella metà campo avversaria la percentuale si abbassa per forza di cose (71,9%). 
In generale i suoi passaggi sono il più delle volte indirizzati in avanti, quindi in verticale. Attenzione però: un giocatore efficace non è per forza quello che gioca sempre in verticale, visto che anche un passaggio all’indietro potrebbe essere funzionale per un successivo passaggio in avanti, dettando i ritmi alla manovra. 
Lo scorso febbraio “L’Ultimo Uomo” aveva pubblicato una statistica che vedeva il cileno secondo solo a Brozovic per metri guadagnati con un passaggio o una corsa in avanti, denotando grande coraggio nel rischiare spesso la giocata. I dati odierni confermano tale osservazione, visto che il numero 5 indirizza il 31,6% dei palloni giocati in avanti, un dato ottimo e in linea con gli altri metodisti della Serie A. Brozovic ad esempio è fermo a 30,5%, Bakayoko 30,1, Lucas Leiva a 33,6, mentre Veretout sale fino al 34,4%, ma con “solo” l’81% di precisione, contro l’84% di Pulgar.
Analizzando ancora più nel profondo le statistiche di Opta, si evince che Pulgar preferisce direzionare il possesso più verso sinistra (27,7%) che a destra (26,2%). I passaggi all’indietro invece sono solo il 14,5% del totale. 
L’ultimo dato, che posiziona Pulgar tra i migliori della Serie A, sempre per i giocatori del suo ruolo, è quello delle occasioni create. Il cileno ne ha collezionate ben 39, superando giocatori di squadre ben più attrezzate dei rossoblù.

Tutti questi dati non servono per dire che abbiamo in rosa un fenomeno – sarebbe sbagliato e affrettato – ma per sottolineare l’importanza di un centrocampista alle volte criticato eccessivamente. Mihajlovic gli ha dato le chiavi del centrocampo e si è affidato quasi sempre al cileno. Quest’ultimo ha sentito la fiducia e si è messo a disposizione del mister, mettendo sul campo prestazioni sempre di un certo livello. 

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