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Canta che ti passa: (Don’t) let it B

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Repubblica Bologna


Una precisazione: tra Let it be, capolavoro dei Beatles, e Let it B, annunciato epitaffio sulla lapide rossoblù, c’è una bella bella differenza. Il primo è stato inciso dalla voce di Paul McCartney, dalla chitarra di George Harrison, ma anche dalla prontezza di Calabresi e Svanberg nel sostituire Mbaye e Soriano, come afferma il numero 33: “Mi metto a disposizione lavorando con umiltà. Chiaro che è più facile migliorare giocando, ma bisogna mangiare un po’ di merda per migliorare”. Queste sono le famose parole di speranza che, sorpresa delle sorprese, salvano (in tutti i sensi) una squadra, mettendo le toppe quando il percorso crea pericoli d’inciampo. Il Bologna, ora, è “umilmente onnipotente”, ha un suo “perché”, ha un’anima: i tifosi si aspettano il risultato. Non dicono più “Speriamo di vincere”, bensì “Se oggi non vinciamo è un miracolo”.
La prossima giornata sarà ancora più decisiva per chiudere il discorso salvezza? Sì. Non ci saranno Poli, Dijks e Sansone? Sticazzi. Presumibilmente, lo stadio sarà ancora più pieno rispetto alla partita con l’Empoli, tenendo conto che è un derby e la parte parmense si farà sicuramente folta sugli spalti sotto San Luca.
La prestazione ci sarà, come sempre, perché – ormai – la strada del let it B è stata lasciata da tempo: a comandare il destino del Bologna, ora, c’è la regola del let it be.

Questa sensazione di “onnipotenza umile” ti fa dire “Sì, siamo forti, possiamo andare anche a San Siro a giocarcela, ma siamo consapevoli che potrebbe non andare come vorremmo”. Traduzione: grazie all’impennata avuta con le vittorie (tante) e i pareggi (pochi) delle ultime partite, io tifoso mi aspetto che – sebbene il Milan, per la legge dei grandi numeri, dovrà tornare a vincere in qualche modo – la mia squadra avrà più possibilità di uscire da San Siro con uno/tre punti piuttosto che con zero. Roba da poco? Proprio per nulla.

Quella di lunedì scorso, come – d’altronde – i matches giocati a Roma contro i giallorossi e al Dall’Ara contro la Juventus, si aggiunge alle partite che “il Bologna, ai punti, non avrebbe meritato di perdere”. Il calcio, però, purtroppo o per fortuna, non si gioca “sulla carta”, ma sul campo, proprio dove ora i ragazzi terribili di Mihajlovic stanno facendo sfracelli. È (quasi) brutto da dire, ma probabilmente i giorni seguenti a un’eventuale sconfitta meritata avremmo ripudiato Orsolini per il gol sbagliato nell’uno contro uno con Donnarumma e aizzato (molto di più) contro l’arbitraggio di Di Bello. Il presente, invece, parla con toni pacati, come ha fatto Mihajlovic nel post-partita: “A parte la sconfitta, sono molto più arrabbiato per i cartellini rossi, la prestazione c’è stata”.
Ed è proprio questo il bello: Mihajlovic è allenatore di una squadra che negli ultimi anni non ha certo portato il proprio nome sulle vette più alte della classifica, quindi già il fatto che la prestazione venga proposta costantemente, quasi data “per assodata”, è un risultato incredibile. A maggior ragione se giochi contro un qualunque Milan. A maggior ragione se, a febbraio, hai le pezze al culo. A maggior ragione se i titolari fissi di questa squadra sono dodici, e quando ne mancano due (che non siano Poli o Dzemaili) riesci a rimpiazzarli con due giocatori che sembra scendano in campo ogni domenica. Let it be, lascia scorrere che tutto si aggiusta: prestazioni, salvezza e…

Whisper words of wisdom
Let it be


(Let it be – The Beatles)

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